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Manifesto dell’Antica fonte di Rabbi, Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce

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Manifesto dell’Antica fonte di Rabbi, Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce

Le opere di Tito Chini scampate alle demolizioni

Il pittore e ceramista toscano fu chiamato in Trentino per lavorare alla facciata e agli interni dello stabilimento Termale di Vetriolo, abbattuto nel 1997. Oggi, per la prima volta, sono riunite le opere sopravvissute assieme a progetti e bozzetti inediti

Tra fine ’800 e inizio ’900 gli impianti termali, oggetto di specifiche soluzioni architettoniche, divennero meta di un turismo dedicato, teatro di amori e scenario di romanzi. Attorno alla cultura termale del Trentino si svolge la mostra «Antiche fonti» dal 20 giugno al 2 novembre a Castel Caldes, sede periferica del Museo del Castello del Buonconsiglio, nell’omonimo paese in provincia di Trento. La mostra è curata da Roberto Pancheri ed Elisa Nicolini, al centro la figura di Tito Chini (Firenze, 1898-Desio, 1947), pittore e ceramista appartenente alla dinastia di decoratori di fama originari di Borgo San Lorenzo, nel Mugello. 

«Gli stabilimenti termali sorti a Pejo, Rabbi, Vetriolo, Levico, Roncegno e Comano, spiegano i curatori, sono ancora oggi siti di grande richiamo: tra la fine della dominazione asburgica e gli anni Trenta, attraverso l’intera parabola della Belle Époque, tutte queste località divennero mete privilegiate di un raffinato turismo termale, che coinvolse le classi agiate della Mitteleuropa e del vicino Regno d’Italia. Le stazioni di cura si dotarono pertanto di infrastrutture turistiche e rinnovarono l’assetto architettonico dei diversi “bagni”, attuando progetti decorativi che coinvolsero pittori specializzati nella decorazione d’interni, con risultati spesso di alto profilo estetico». 

In questo contesto si colloca la chiamata nel 1936 di Tito Chini, che aveva già alle spalle altri cicli decorativi realizzati in Toscana e in Veneto, per lavorare alla facciata e agli interni dello stabilimento Termale di Vetriolo, riedificato dopo la demolizione del precedente ottocentesco, a 1.500 metri di altitudine sopra Levico, altra sede termale. Il complesso fu però demolito nel 1997: solo una parte della decorazione con le pitture murali e i mosaici della facciata fu salvata in extremis dall’Ufficio beni storico-artistici della Provincia autonoma di Trento. Le opere sopravvissute vengono ora esposte per la prima volta unitamente a progetti e bozzetti inediti, ricostruendo il racconto del termalismo trentino attraverso documenti, pubblicazioni scientifiche, oggetti, dipinti, stampe, cartoline e fotografie d’epoca e i manifesti pubblicitari provenienti dal Museo Nazionale Collezione Salce. Un focus è dedicato alla figura dello scrittore e geologo Antonio Stoppani (Lecco, 1824-Milano, 1891), autore de Il Bel Paese, libro che si proponeva di far conoscere a un vasto pubblico di lettori il territorio italiano dal punto di vista geografico e naturalistico, che contribuì in modo decisivo a far conoscere la Val di Rabbi e i suoi bagni.

Camilla Bertoni, 19 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Le opere di Tito Chini scampate alle demolizioni | Camilla Bertoni

Le opere di Tito Chini scampate alle demolizioni | Camilla Bertoni