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Paolo Cirio, «Climate Ecosystems Plaintiffs» (particolare)

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Paolo Cirio, «Climate Ecosystems Plaintiffs» (particolare)

Le polifonie di denuncia di Paolo Cirio

Il cortile di Palazzo Carignano fa da cornice all’installazione dell’artista torinese per una narrazione contro il deterioramento dei ghiacciai alpini e l’impatto devastante dell’economia dei combustibili fossili

In mostra durante Exposed, nel cortile di Palazzo Carignano, l’installazione di Paolo Cirio (Torino, 1979), si configura come un tribunale visivo, dove le immagini e i simboli si trasformano in prove di un crimine contro la natura, attivando una consapevole presa di coscienza rispetto alla crisi climatica e alle responsabilità che ne derivano. I tre progetti «Alps Glaciers Memorial», «Climate Ecosystems Plaintiffs» e «Climate Culpable» si fondono in un’unica narrazione, un’opera polifonica che denuncia il deterioramento dei ghiacciai alpini e l’impatto devastante dell’economia dei combustibili fossili.

«Alps Glaciers Memorial» mostra un esteso elenco di ghiacciai che si sciolgono sotto l’incalzare del riscaldamento globale. La scultura di dati si erge come un monito imperioso, un memento mori per un ecosistema in via di estinzione. Con meticolosa acredine messa in azione attraverso l’impegno politico, Cirio ha confrontato diversi database e ricerche glaciologiche, e ha trasformato la fredda statistica in un’esperienza emotiva. Questi flussi di informazioni riflettono le relazioni implicite tra un ecosistema danneggiato e l’avidità economica.

«Climate Ecosystems Plaintiffs» è un’ode fragile alla bellezza perduta, un drappo di tessuto semi-trasparente sopra cui sono state stampate fotografie di ghiacciai che si stanno ridimensionando in tutto il pianeta. Questi ecosistemi, ormai monumenti funebri di un’epoca geologica, sentinelle degradate dai mutamenti delle temperature del globo, sono vittime sacrificali dell’avidità umana. L’artista si appella a queste immagini per ricondurre l’estetica alla sfera del diritto, là dove l’autonomia della ricerca è frutto di un attivismo concreto. Così trasforma segni di arte investigativa in agenti per un cambiamento. Attraverso questi «querelanti climatici» chiede giustizia per il disastro ecologico e invoca una compensazione economica da parte dei colossi dei combustibili fossili.

«Climate Culpable», infine, è un atto di accusa, un’installazione che trasforma bandiere sopra cui sono stampati loghi di compagnie petrolifere in sudari funebri, macchiati di olio motore. Cirio incolpa le multinazionali di crimini contro l’umanità, chiedendo che siano processate da un «tribunale climatico». Le compagnie, spesso avvolte nell’ombra dell’anonimato, sono accusate di diffondere disinformazione, di praticare «greenwashing» e di sostenere regimi autoritari. Le bandiere, simboli di potere e profitto, si ergono a evocare emblemi di colpa e distruzione. Intrise dal colore dell’oro nero, sibilano accuse sferzanti, come quando il vento provoca schiocchi rapidi attraverso la stoffa vibrante.

La ricerca di Paolo Cirio è resistenza attiva, denuncia dei processi di distruzione ecologica, un grido di rabbia che si leva contro l’avidità economica, per creare una consapevolezza pubblica che spinga all’azione. Le traduzioni formali delle tematiche presenti nella mostra sono risultate da relazioni complesse tra dati temporali, geografici, biologici e finanziari, aprendo l’estetica a una dimensione del diritto. Esse non sono solo un’analisi della condizione neoliberale, ma prove della complessità ambigua del capitalismo e segni di un cambiamento che intende farsi udire.

Paolo Cirio, «Climate Ecosystems Plaintiffs»

Mauro Zanchi, 18 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Le polifonie di denuncia di Paolo Cirio | Mauro Zanchi

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