«The Grange» (1911 ca) di Mabel Pryde Nicholson (particolare)

Foto: Antonia Reeve © Scottish National Gallery

Image

«The Grange» (1911 ca) di Mabel Pryde Nicholson (particolare)

Foto: Antonia Reeve © Scottish National Gallery

L’enigma quasi cancellato di Mabel Pryde Nicholson

Una trentina di opere insieme a fotografie, lettere e documenti raccontano una carriera tardiva e breve, oscurata dagli artisti maschi della sua famiglia (su tutti, Ben Nicholson), nella Grange Gallery di Rottingdean

La reputazione di Mabel Nicholson (1871-1918) è stata a lungo oscurata da quella degli artisti maschi della sua famiglia: il fratello James Pryde, il marito William Nicholson e il figlio maggiore Ben Nicholson. «Loro, soprattutto Ben e William, sono dei giganti dell’arte britannica, ma il contributo di Mabel è stato cancellato lungo il percorso, riducendosi progressivamente a una nota a piè di pagina nelle loro storie», afferma Lucy Davies, autrice di un nuovo libro sull’artista e cocuratrice della mostra «Prydie: The Life and Art of Mabel Pryde Nicholson», allestita dal 20 luglio al 26 agosto nella Grange Gallery di Rottingdean, vicino a Brighton, nell’East Sussex. «Volevo scoprire chi fosse veramente e farla uscire dalla loro ombra; darle per una volta il centro del palcoscenico anziché la piccola parte che le viene sempre assegnata». 

La mostra è la prima in oltre un secolo dedicata all’arte di Mabel e si tiene nella casa sulla costa del Sussex, dove lei e la sua famiglia vissero dal 1909 al 1914 e dove aveva uno studio progettato appositamente per lei da Edwin Lutyens. Mabel e il marito si conobbero come studenti negli anni ’80 del XIX secolo presso la scuola d’arte dell’Hertfordshire diretta da Hubert von Herkomer, ma fu solo dopo la nascita dei loro quattro figli e il trasferimento nel villaggio di Rottingdean che Mabel riprese a dipingere, riscuotendo un successo quasi immediato presso mercanti e collezionisti. Al centro della sua arte c’erano la sua famiglia e i suoi amici, e soprattutto il soggetto tipicamente edoardiano degli interni con figure non in posa.

Le influenze, da Johannes Vermeer a Vilhelm Hammershøi, possono essere facilmente individuate, soprattutto nelle ambientazioni di Nicholson, ma il suo lavoro evita di cadere nel luogo comune grazie ad alcune composizioni straordinariamente fantasiose ed enigmatiche e a un’atmosfera pacata ma intensa di presagio.

Come osserva Davies, «nei suoi dipinti c’è sempre un elemento di mistero o di psicologia. E i suoi ritratti possono essere davvero meravigliosi, soprattutto quelli dei figli. Sono come stratificati con i suoi ricordi e le sue emozioni, come se avesse lasciato un po’ di sé stessa e delle sue relazioni con loro nella pittura».

Una carriera sbocciata tardi

Molti dei dipinti più significativi di Mabel Nicholson hanno fatto perdere le tracce, ma la mostra raccoglie circa 30 opere provenienti da collezioni pubbliche e private insieme a fotografie, lettere e altri documenti per raccontare la storia di una carriera tardiva ma tragicamente breve: morì infatti all’età di 47 anni, a causa della cosiddetta epidemia di spagnola del 1918.

La concomitanza di questa mostra con l’ampia rassegna di artiste britanniche della Tate Britain («Now You See Us: Women Artists in Britain 1520-1920», fino al 13 ottobre) fa sì che Mabel Nicholson sia purtroppo assente da quest’ultima. Ma la sua riscoperta fa parte di una più ampia rivalutazione di quelle donne che sono state parte integrante della scena artistica britannica di inizio XX secolo, tra le quali Mabel Nicholson può essere annoverata come una delle più abili.

James Beechey, 18 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

L’enigma quasi cancellato di Mabel Pryde Nicholson | James Beechey

L’enigma quasi cancellato di Mabel Pryde Nicholson | James Beechey