La prima grande mostra della nuova era di Ralph Gleis alla direzione dell’Albertina attinge volutamente al patrimonio interno del museo viennese e riporta alla luce una selezione di disegni su fondo colorato, che portano la firma soprattutto di Leonardo e di Dürer (di cui l’Albertina con i suoi 140 disegni ha la collezione maggiore al mondo), ma anche fra l’altro di Raffello e Tiziano, di Albrecht Altdorfer e Hans Baldung detto Grien.
L’idea sottesa a «Leonardo-Dürer. Disegni su fondo colorato di maestri del Rinascimento», aperta fino al 9 giugno, è quella di approfondire analogie e differenze fra Paesi a sud e a nord delle Alpi rispetto all’uso di fondi colorati, tecniche e possibilità espressive nel disegno. I trattati storici italiani di riferimento sono numerosi. Fra questi, il Libro dell’Arte di Cennino Cennini, che all’inizio del XV secolo definiva la scelta di disegnare su fondo colorato come «il principio e la porta del colorire» e specificava le necessarie miscele per ottenere fra l’altro una tinta verde, o viola («morella, o ver pagonazza»), o blu («tinta indica»), o pesca («colore rossigno o quasi color di pesco»), rossa o rosa («color d’incarnazione») o grigia («tinta berrettina, o vero bigia»). E un secolo dopo, fra l’altro gli studi di Giorgio Vasari, con il capitolo delle Vite dedicato a funzioni e materiali del disegno, e di Raffaello Borghini, che nel 1584, nel suo Il riposo si soffermò sul «disegnar di chiaro oscuro sopra fogli tinti».
Per la mostra viennese i curatori Achim Gnann e Christof Metzger si sono avvalsi anche e soprattutto di una serie di recenti studi scientifici in materia, compiuti in diverse istituzioni, fra cui il British Museum di Londra e l’Istituto di scienze naturali e tecnologia delle arti dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, ma anche di analisi su una selezione di disegni da parte della stessa Albertina, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum (in parte presentati nel catalogo). «La diffusione in Europa delle tecniche di fabbricazione della carta e la scoperta di nuovi materiali da disegno indusse molti artisti alla sperimentazione, fra l’altro usando carta tinta durante il processo produttivo, e questo aprì le porte a esperienze estetiche nuove sia per gli artisti sia per il loro pubblico: a sud come a nord delle Alpi nacque l’idea del disegno in chiaroscuro, spiega Ralph Gleis, che ha inteso abbracciare il tema il più ampiamente e approfonditamente possibile. È un argomento molto interessante, cosicché è opportuno non relegarlo a una dimensione locale, bensì affrontarlo nella sua interezza». La mostra è forte di 140 oggetti esposti, provenienti anche da istituzioni internazionali, fra cui il Louvre, il Metropolitan Museum, i Musei Statali di Berlino, il Royal Collection Trust del Castello di Windsor, gli Uffizi, i Musei Reali di Torino e le Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Albrecht Dürer, «Testa di angelo che suona il liuto», 1506. © Albertina, Wien

Hans Baldung, «Saluti dell’anno nuovo con tre streghe», 1514. © Albertina Wien