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Art Basel Hong Kong nel 2024

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Art Basel Hong Kong nel 2024

L’impatto dei dazi di Trump sulla Hong Kong Art Week

Analisi e monitoraggio degli effetti finanziari della guerra commerciale fra America e Cina sul mercato dell’arte della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, sospesa tra un regime di libero scambio e l’estensione di nuove imposte doganali. Ma a due giorni dalla vernice restano cauta fiducia e ottimismo

Lisa Movius

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Tra le più longeve prerogative della relativamente breve storia di Hong Kong vi è lo status di porto franco. Una totale assenza di dazi sull’importazione accompagnata dall’incremento e perfezionamento delle capacità logistiche negli anni Duemila.
Nell’epoca della guerra dei dazi, in un clima di crescenti minacce tariffarie, il libero scambio inizia a sembrare, però, un concetto antiquato e romanticamente pittoresco, ma a cui Hong Kong rimane fedele. Il commercio dell’arte della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong non sembra direttamente influenzato dalle tariffe americane (almeno per ora) e le sue gallerie rimangono cautamente fiduciose a due giorni dal vernissage di Art Basel Hong Kong, la fiera è in programma dal 28 al 30 marzo.
«Sembra che stia andando bene per tutti, afferma Amanda Hon, amministratore delegato di Ben Brown Fine Arts e attuale co-presidente della Hong Kong Art Gallery Association (HKAGA). Le spedizioni sono diventate incredibilmente costose, ma le gallerie con artisti al di fuori di Hong Kong iniziano a pensare a strategie per alleviare l’onere, come ottimizzare le spedizioni con altre gallerie o organizzare mostre più lunghe».
«L’impatto della guerra commerciale si rifletterà probabilmente anche sui nostri mercati finanziari, compreso quello azionario, ma non tanto sul commercio fisico», afferma Henrietta Tsui-Leung, fondatrice e amministratore delegato della galleria Ora-Ora e co-fondatrice della HKAGA. «I dazi non hanno avuto un grande impatto. Vedo ancora collezionisti statunitensi che acquistano a Hong Kong: ci sono molti porti a cui inviare opere che non sono necessariamente in America».

Hong Kong Art Week 2019, KAWS's inflatable sculpture Holiday Companion in Hong Kong's Victoria Harbour. Photo: @AllRightsReserved

I nuovi dazi di Trump

I vecchi dazi sino-americani, introdotti durante il primo mandato del presidente Donald Trump e ampliati dall’ex presidente Joe Biden, erano riscossi in base alla provenienza. Gli Stati Uniti rintracciavano il luogo in cui un’opera era stata creata, mentre la Cina esaminava principalmente la nazionalità dell’artista. Pascal de Sarthe, che ha fondato l’omonima galleria a Hong Kong nel 2011 e aperto una filiale negli Stati Uniti nel 2022, afferma di non aver riscontrato alcuna tariffa quando ha inviato opere di artisti di Hong Kong alla fiera Scottsdale Ferrari Art Week in Arizona il mese scorso. «In base alle informazioni più recenti in mio possesso, Hong Kong continua a operare come zona di libero scambio», ha affermato.
Per la Cina continentale, tuttavia, la situazione dei dazi sta cambiando rapidamente. Secondo Christophe Esayian, direttore dei servizi di intermediazione presso Imperative Logistics a Portland, Oregon, i nuovi dazi statunitensi ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) sono attualmente del 20%, ma con un’esenzione per i «materiali informativi», che includono dipinti, disegni, pastelli, incisioni, stampe, litografie e sculture. Ma il 25% (15% in più del precedente 10%) delle tariffe della Sezione 232 su acciaio e alluminio, recentemente introdotte, si applicano anche ai «materiali per sculture e opere in metallo». La Sezione 301 del Trade Act del 1974 autorizza il Presidente ad adottare tutte le misure ritenute opportune, tariffarie e non, per affrontare ogni tipo di azione, di politica o di pratica sleale di un Governo straniero che danneggi il commercio degli Stati Uniti. Le tariffe per la Cina facenti capo alla sezione 301 sono state implementate nel 2018, dopo che un’indagine del Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti (USTR) sulle pratiche commerciali cinesi ha rilevato che alcune politiche e pratiche di questo Paese erano irragionevoli o discriminatorie e danneggiavano le aziende e i lavoratori statunitensi o ne limitavano l’attività. Le vecchie tariffe della Sezione 301 del 7,5%, introdotte nel 2018, si applicavano solo alla Cina continentale. I nuovi prelievi IEEPA (del 20%), invece, sono ora rivolti a Hong Kong e Macao, oltre che alla Cina continentale.
 


 

Art Basel Hong Kong

L’analista Henry Darst avverte che «la situazione relativa alle tariffe è fluida e può cambiare con breve preavviso. Al momento gli oggetti d’antiquariato identificabili nel sistema di classificazione mondiale alla voce HS 9706 non rientrano nell’esenzione e sarebbero soggetti a un dazio del 20% oltre a quello del 7,5%». In altre parole, un dipinto proveniente da Hong Kong non sarebbe soggetto a dazi americani, mentre uno spedito dalla Cina sarebbe soggetto a un’imposta aggiuntiva del 7,5%. Mentre un oggetto d’antiquariato proveniente dalla Cina, sia in base alla nuova che alla vecchia IEEPA e alla sezione 301, sarebbe soggetto a un’aliquota del 27,5%. Gli Stati Uniti stanno anche valutando la possibilità di imporre una pesante tassa di 1,5 milioni di dollari sulle navi cinesi che entrano nei porti statunitensi, aggiunge Esayian. «Per quanto riguarda Art Basel Hong Kong, quest’anno abbiamo registrato meno spedizioni rispetto al 2024, ma non siamo in grado di collegare questo fatto direttamente alle tariffe o alla situazione commerciale», spiega Darst. Nel complesso riteniamo che i nostri clienti commerciali ora siano più consapevoli dei costi».
Mentre Hong Kong sta finora schivando le conseguenze di una guerra tra giganti, gli effetti sull’economia globale e la lenta ripresa del mercato dell’arte dall’era Covid sono preoccupazioni più immediate. «Penso che siamo tutti ottimisti, afferma Amanda Hon a proposito dei rivenditori locali. Ci stiamo espandendo anche in altri mercati come il Sud-est asiatico». Henrietta Tsui-Leung rileva un miglioramento dell’umore rispetto al 2024 e ritiene che anche l’edizione 2025 della Hong Kong Art Week sarà migliore vista l’energia, la programmazione e l’iniziativa dell’HKAGA di accoppiare gallerie locali e occidentali e collaborazioni artistiche con società immobiliari. Tuttavia «una guerra commerciale globale colpisce tutti, in un modo o nell’altro», afferma Pascal de Sarthe. Spero davvero che Hong Kong possa sostenere i suoi principi di libero scambio, poiché questo è il fondamento della sua forza e influenza. Bilanciare il suo ruolo di hub globale con le pressioni di un panorama commerciale in evoluzione sarà la chiave del suo successo a lungo termine».

Lisa Movius, 26 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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