Una mostra aperta, dopo la tappa milanese a Palazzo Reale, a Palazzo Cipolla dal 27 febbraio al 29 giugno mette a fuoco un aspetto inedito del più grande artista del ’900: «Picasso lo straniero».
Spagnolo di nascita, Pablo Picasso lo rimase per tutta la vita, anche se quasi gli ultimi settant’anni, dal 1904 al 1973, li trascorse in Francia. Ma non fu mai naturalizzato francese, fu quindi «straniero» nella sua seconda patria. La mostra, organizzata da Fondazione Roma e curata da Annie Cohen-Solal, fa il punto su questa contraddizione della storia dell’arte del ’900, in un percorso tematico che riunisce circa un centinaio tra dipinti, disegni, ceramiche, stampe, il tutto contornato da documenti video, foto e cartacei. Principale prestatore è il Musée National Picasso-Paris, il cui direttore della collezione, Johan Popelard, è cocuratore della mostra. Materiale raro giunge tuttavia dall’Archivio della polizia francese. Ne scaturisce quel sentimento di diffidenza che il re dell’avanguardia suscitava, proprio in quanto tale, nei «benpensanti» amanti della tradizione e dell’accademia. Per quanto monarca, rimaneva un «immigrato», come affermato dalla Annie Cohen-Solal, ex assistente di Leo Castelli, di origini algerine, e dunque sensibile al tema.