Kabir Jhala
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È una mossa che dovrebbe rilanciare il mercato dell'arte britannico in difficoltà: il Tesoro del Regno Unito ha esteso il periodo durante il quale le opere d’arte e gli oggetti d'antiquariato provenienti dall'estero possono entrare nel Paese senza dazi all'importazione. L'11 marzo il segretario del Tesoro James Murray ha annunciato (insieme a una serie di altre modifiche alla politica commerciale) che ora le merci possono rimanere nel Regno Unito in regime di ammissione temporanea (TA) per quattro anni anziché due.
Galleristi e antiquari non pagheranno dunque alcuna tassa di importazione sulle opere introdotte nel Regno Unito, a condizione che queste vengano esportate entro quattro anni. Il cambiamento ha un impatto particolare su Londra, uno dei tre maggiori centri del mercato dell’arte globale per il commercio transfrontaliero, insieme a New York e Hong Kong, due città che non applicano tasse di importazione per l’arte e l'antiquariato. Una circostanza, dichiara Anthony Browne, presidente della British Art Market Federation (Bamf) che aveva messo il Regno Unito in una posizione di svantaggio, esacerbata dazi legati alla Brexit.
L'aumento della burocrazia ha già danneggiato il commercio transfrontaliero del Regno Unito: stando ai dati delle Nazioni Unite pubblicati nell’UBS/Art Basel Art Market Report annuale, tra il 2022 e il 2023 le importazioni e le esportazioni di opere d'arte sono entrambe diminuite del 16%.
Secondo Browne, le richieste di ammissione temporanea sono «schizzate» dopo la Brexit, poiché le merci in entrata nell’Unione Europea sono state soggette a un dazio all’importazione del 5%, «aumentando la necessità di semplificare il sistema». L’estensione, prosegue Browne, renderà «molto più facile utilizzare il Regno Unito come destinazione commerciale», e l'estensione di due anni della TA «offre ai dealer un utile margine di manovra, alleviando la pressione portata dal dover vendere in tempi rapidi, soprattutto in un momento più difficile per il mercato ».
Secondo Browne, le richieste di applicazione del regime di ammissione temporanea hanno registrato un’impennata dopo la Brexit, poiché le merci in ingresso nell’Unione Europea sono state assoggettate a un dazio d’importazione del 5%, rendendo ancor più impellente la necessità di semplificare il sistema. L’estensione di tale regime, afferma Browne, agevolerà significativamente l’utilizzo del Regno Unito come destinazione commerciale, mentre i due anni aggiuntivi di TA offriranno un margine di manovra prezioso per i commercianti, attenuando la pressione di una vendita immediata, specialmente in un mercato caratterizzato da maggiore incertezza.
La mossa segue le promesse fatte nel 2023 dal precedente Governo conservatore di snellire l’importazione di opere d'arte nel Regno Unito. L’estensione della TA, secondo Browne, «comunica fiducia», mostrando che il Governo laburista del primo ministro Keir Starmer è aperto ad adattamenti delle politiche per rispondere alle esigenze specifiche del commercio.
È significativo che il messaggio del Governo sottolinei anche il desiderio di mantenere la competitività del Regno Unito. In un comunicato che accompagna l’annuncio dell’estensione della TA Il ministro di Stato per il Dipartimento dei media, della cultura e dello sport (Dcms) Chris Bryant ha dichiarato: «Il nostro mercato dell’arte è più grande di tutto il mercato dell’arte dell’UE messo insieme e tale vogliamo che rimanga. Abbiamo promesso che avremmo agito per aiutare il mercato dell'arte britannico ed è proprio quello che stiamo facendo».
L'estensione della TA segna una vittoria significativa per la Bamf, che a nome del commercio di opere d’arte e di antiquariato fa pressione sul Governo britannico. «L’allungamento dei termini della TA è una delle cose principali che ci chiedono i commercianti», ricorda Browne. La richiesta principale fatta della Bamf ai responsabili politici post Brexit rimane però quella di eliminare del tutto l’Iva sulle importazioni, riportando quindi il Regno Unito alla normativa precedente al 1995, ma, precisa Browne, si tratta di una richiesta «irrealizzabile». L'estensione della TA è comunque «un secondo miglior risultato».
Ma la battaglia è tutt'altro che finita. La Bamf continua a collaborare con il Governo su una serie di questioni che rischiano di mettere in una posizione di svantaggio il mercato dell’arte britannico. Secondo il suo neopresidente Tom Christopherson, la prossima sfida è la burocrazia che circonda le norme antiriciclaggio. «La posizione della Bamf è che tale normativa sia chiaramente utile, ma che debba essere semplificata per concentrarsi su aree specifiche, anziché essere applicata in modo generalizzato indipendentemente dai rischi individuati, il che ha un effetto sproporzionato sulle imprese più piccole, spesso regionali».
Un’altra questione fondamentale, prosegue Christopherson, è l’istruzione: «La Bamf sta contribuendo alle attuali revisioni del programma scolastico, fermamente convinta che la reintroduzione delle materie artistiche porterà benefici a molti studenti, oltre a fornire un bacino di talenti per mantenere il mercato dell’arte e il più ampio settore artistico in cui il Regno Unito svolge un ruolo globale così importante».
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