Nicola De Maria, «Fiori Cosmico ed Abissale. Fogli anise», 2024

Foto © Rolando Paolo Guerzoni

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Nicola De Maria, «Fiori Cosmico ed Abissale. Fogli anise», 2024

Foto © Rolando Paolo Guerzoni

L’universo floreale di Nicola De Maria

39 opere di uno dei protagonisti della Transavanguardia sono allestite negli spazi della Galleria Mazzoli

«Un’opera d’arte, spiega Nicola De Maria, nato a Foglianise (Benevento) nel 1954 e torinese di adozione, si considera tale quando, filtrando la brutalità, il dolore e la tristezza del mondo, aumenta la nostra vitalità, e diviene canto e lode [...]. Mi sento come lo strumento di un impegno chiamato ad aumentare l’armonia nel mondo, incrementando la sua energia. Se parlo di armonia mi riferisco a quella che avvolge l’universo. Dobbiamo accoglierla, testimoniandola attraverso i dipinti, riportandola sulla Terra e personificandola nell’arte». 

In un momento storico nel quale l’arte assume un indubbio significato «consolatorio», almeno nelle intenzioni di De Maria vista quale «antidoto» contro le brutture che magari non aumentano esponenzialmente come pare, ma certamente diffondono con maggior facilità i propri germi contribuendo all’attuale disequilibrio della vita del mondo, i lavori dell’artista ora esposti alla Galleria Emilio Mazzoli giungono a puntino. Per «Nicola De Maria: 2025 Sorridi faccia» che prosegue negli spazi modenesi fino al 17 maggio e si svolge esattamente quarant’anni dopo la prima esposizione dell’artista presso Mazzoli il curatore Richard Milazzo propone una serie di dipinti che vedono al centro il mondo dei fiori, forme floreali multicolor che fluttuando sulla tela dipanano una potenza espressiva di forte attrattiva visiva. 

Il percorso si compone di 39 opere in tutto, realizzate in tempi recenti a parte due risalenti a vent’anni fa: è lo stesso curatore a inquadrare il nucleo di lavori esposto, visto con gli occhi dell’emozione e con quelli della lunga storia artistica di De Maria, quando ricorda che «il tempo non scorre semplicemente, ma fugge in un vuoto irreversibile, senza un inizio o una fine reali. Ecco, dunque, il regno bello ed immaginario dei dipinti di Nicola De Maria! Così, si potrebbe dire che tutti gli inebrianti movimenti del nostro tempo, Arte Povera, Transavanguardia, Minimalismo e persino Concettualismo, si siano configurati in modo unico nell’opera di De Maria, tanto da farlo diventare alla fine, fortunatamente, esponente di nessuno di questi, almeno non in modo esclusivo o privo di immaginazione, soprattutto considerando la natura astratta o aperta del suo lavoro». 

Bastano, dunque, poche righe per inquadrare un autore che nel corso dei decenni è stato capace di essere tra i protagonisti della Transavanguardia (nata proprio nelle sale di Mazzoli, con Achille Bonito Oliva) senza però farsi fagocitare da questo (o quell’altro) movimento, stabilendo piuttosto un forte binomio personale con la poesia, la sola musa in grado di fare emergere l’emotività dell’artista e, parole ancora di De Maria, «trasformare gli incidenti e la brutalità del mondo in bellezza ed armonia, nell’infinita verità del bene» perché il fine dell’arte «è evocare ciò che è invisibile, testimoniare l’opera suprema di Dio; quando l’artista partecipa alla creazione, la pittura porta la realtà verso l’assoluto». I fiori anche come prova dell’esistenza del divino? Difficile dirlo, certo essi lo sono nell’arte per aiutare tutti noi, smarriti.

Nicola De Maria, «Fiori Fiori Regno Dei Fiori, Paradiso», 2023-24. Foto © Rolando Paolo Guerzoni

Stefano Luppi, 05 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

L’universo floreale di Nicola De Maria | Stefano Luppi

L’universo floreale di Nicola De Maria | Stefano Luppi