Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliLo scorso 25 novembre a Barcellona la casa d’aste La Suite mandava in vendita un bronzo dorato lungo 26 centimetri «raffigurante il dio Vulcano, di scuola fiorentina del XVII-XVIII secolo» per 2mila euro. Poche ora prima della vendita, però, il Ministero della Cultura spagnolo dichiara non esportabile la scultura e la casa d’aste ritira il lotto per approfondire le motivazioni del vincolo.
Non c’è molto da approfondire, la figura in bronzo rappresenta invece il Gange, uno dei quattro fiumi dell’omonima Fontana di Piazza Navona a Roma, disegnata da Gian Lorenzo Bernini nel 1649 per papa Innocenzo X Pamphilj.
Il bronzetto faceva parte del modello in scala alto 2 metri in bronzo dorato che fu donato nel 1664 a Filippo IV di Spagna con gli auspici del marchese del Carpio. Da allora, questo bozzetto della Fontana fa parte delle Collezioni Reali spagnole e fu conservato nei vari edifici a partire dalla Torre de Oro del Real Alcázar, poi nella Biblioteca di Isabella II, poi ancora spostato al Palazzo di Aranjuez.
Un po’ dimenticato e negletto fu nuovamente identificato dal professor Delfín Rodríguez Ruiz nel Palacio Real a Madrid durante una ricognizione nel 2003. Si è supposto anche che dopo un incendio del 1734 fosse stato spostato nel Nuovo Palazzo Reale, il quale fu però saccheggiato nel corso dell’Ottocento e dal modello scomparvero tutte le figure fuse separatamente dalle rocaille e dunque facilmente rimovibili.
Nel 2014 un altro elemento mobile di questo famoso modello, il leone che si abbevera forse mai arrivato in Spagna, è stato identificato da Rodríguez Ruiz, Marcello Fagiolo e da chi scrive sul mercato antiquario romano (ma già passato in asta Semenzato, 1989) e in seguito al ritrovamento, presentato in varie mostre italiane e spagnole, come «Il Barocco a Roma» del 2015.
Il leoncino in bronzo dorato è stato il modello in scala per il grande leone in travertino della Fontana, che fu scolpito con un’espressione più corrucciata e aggressiva del bozzetto, probabilmente modellato in cera dal «caballero» Bernini stesso. Spero che i bronzetti mancanti degli altri tre fiumi e del cavallo che formavano i sei pezzi del gruppo scultoreo mobile di questo famoso modello, escano presto anche loro dall’oblio del tempo, per potersi riunire al grande bronzo dorato delle Collezioni Reali spagnole.
Altri articoli dell'autore
Bufale archeologiche • Scavi clandestini nella malarcheologia di Dario Del Bufalo, architetto pentito
La recente mostra della Collezione Caillois di pietre a Villa Medici è stata un fiasco, nonostante i toni elogiativi del catalogo edito da Fmr
Il rinvenimento è senz’altro importante sul profilo storico e documentario, ma non si può parlare di una delle scoperte più importanti della storia
La distruzione di un’opera d’arte è stata nei secoli usata come strumento di ricatto, di protesta o come gesto politico e sembra che sempre più stia assumendo un carattere «mainstream» internazionale