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Michela Moro
Leggi i suoi articoli«“Bound to Fail”, destinato a fallire, è un titolo cool ma pretestuoso, frutto di una legittima operazione di marketing da parte di una casa d’aste, che rientra nel panorama noto del mercato: collezionisti che vendono ad altri collezionisti eccitati nel momento in cui possono comprare opere che si pensano da riscoprire»: questa è la prima reazione di Massimo De Carlo, figura di rilievo tra i galleristi italiani e profondo conoscitore del lavoro di Maurizio Cattelan, del quale dal 1993 ha esposto le opere nella sua galleria milanese (il gallerista è protagonista dell’opera «A Perfect Day», 1999, dello stesso Cattelan).
L’asta di Christie’s, che si terrà l’8 maggio a New York e che ha per titolo «Bound to Fail», offre 39 lotti molto speciali, tra cui «Him», il piccolo Hitler in preghiera che proviene dalla collezione di David Ganek, tycoon dell’alta finanza newyorkese: lavoro acquistato alla Galleria De Carlo in tempi lontani e valutato per l’asta tra 10 e 15 milioni di dollari. Ma De Carlo può vantare anche un altro «fallimento»: il lavoro di Paola Pivi, «Untitled (Donkey)» del 2003, sia pure a cifre diverse da Cattelan, fa parte della medesima asta e proviene sempre dalla sua galleria. Sfogliando il catalogo si nota come siano all’incanto lavori meno ovvi dei classici che rappresentano in genere i vari artisti, ma forse proprio per questo di maggior interesse. Sono opere che possono essere più apprezzate di ieri a fronte di una maggior conoscenza degli specifici universi artistici, e si spazia da Duchamp a Schnabel a Kippenberger, quest’ultimo con la rana crocefissa (stima 700-900mila dollari) che costò la testa dell’allora direttrice di Museion a Bolzano, Corinne Diserens.
«Nessuna delle opere offerte in quest’asta di Christie’s è stato un fallimento, anzi, continua De Carlo. Nel caso specifico “Him” è uno dei lavori più apprezzati del Cattelan più famoso». Sicuramente ci saranno risvolti e ripercussioni sui lavori di Cattelan in generale, che includeranno una volta di più il valore economico nella provocazione. «Possiamo essere ben contenti, è possibile che il pubblico più vasto lo guardi con maggior attenzione e consapevolezza; per chi segue il mercato questo fa parte dell’andamento ad alti e bassi dell’arte contemporanea. Potrebbe succedere a Cattelan quel che è successo ad altri artisti, a Jeff Koons, a Christopher Wool l’anno scorso, per esempio. Quello che discuto è la pretestuosità del tema, inclusa la presunta curatela dell’asta quando l’unico tema è la vendita di opere molto ambìte a cifre alte», riflette ancora De Carlo, che giudica la ripresa del lavoro da parte di Cattelan come una ripartenza da dove aveva lasciato: il Guggenheim, dove esporrà un wc d’oro utilizzabile dal pubblico, opera che farà discutere una volta di più.
Lunga la collaborazione di De Carlo con Cattelan: «Lavoriamo saltuariamente insieme da molti anni; ma la galleria ha le sue dinamiche e nonostante il suo ritiro negli ultimi cinque anni, noi abbiamo più che raddoppiato il nostro fatturato, segno che la galleria è solida e che siamo premiati dal nostro lavoro». Contemporaneamente all’asta di Christie’s e al Guggenheim, sarà riallestita in occasione della fiera Frieze New York la prima mostra personale di Cattelan, che ebbe luogo a Soho nel 1994 nella galleria di Daniel Newburg. «Mi auguro, conclude De Carlo, che dopo 22 anni sia apprezzato come si deve anche l’asinello vivo sotto al lampadario di cristallo».
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