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Lavinia Trivulzio
Leggi i suoi articoliPaul Cézanne
Fondation Beyeler, Basilea | 25 gennaio – 25 maggio 2026
Una grande retrospettiva dedicata all’ultima fase del maestro francese, con circa 80 opere tra oli e acquerelli. Il focus è sul periodo della piena maturità, quando Cézanne, lavorando dal suo studio in Provenza, riformula il paesaggio come struttura mentale. Un’indagine sul momento in cui la modernità pittorica trova una grammatica definitiva.
Yellow. Beyond Van Gogh’s Favourite Colour
Van Gogh Museum, Amsterdam | 13 febbraio – 17 maggio 2026
Il giallo come colore-simbolo tra arte, letteratura, moda e musica attorno al 1900. Van Gogh è il punto di partenza, ma la mostra amplia il discorso al clima culturale fin de siècle, includendo un’installazione luminosa di Olafur Eliasson. Un progetto trasversale sul colore come veicolo emotivo e concettuale.
Danh Vo
Stedelijk Museum, Amsterdam | 14 febbraio – 2 agosto 2026
Un’ampia personale che attraversa temi cardine della pratica di Danh Vo: storia, migrazione, identità, potere e memoria. L’artista intreccia biografia e geopolitica attraverso oggetti, documenti e installazioni. Una riflessione stratificata su come la storia si inscrive nei corpi e nelle cose.
The First Homosexuals. The Birth of New Identities, 1836–1939
Kunstmuseum Basel | 7 marzo – 2 agosto 2026
Adattamento europeo della mostra presentata a Chicago, il progetto ricostruisce la nascita dell’identità omosessuale moderna attraverso circa 100 opere. Pittura, fotografia e grafica raccontano le culture queer prima della repressione nazista. Un’operazione storica e politica di grande rilevanza.
Simon Fujiwara. A Whole New World
Mudam, Lussemburgo | 20 marzo – 23 agosto 2026
Una retrospettiva di metà carriera che mette in scena i mondi narrativi dell’artista, tra identità mediatica, trauma e consumo culturale. Installazioni, video e personaggi animati interrogano il confine tra esperienza autentica e costruzione spettacolare del sé.
Matisse: 1941–1954
Grand Palais, Parigi | 24 marzo – 26 luglio 2026
Oltre 230 opere raccontano l’ultimo, radicale capitolo della carriera di Matisse. Dai gouaches découpés ai libri illustrati, emerge una pratica reinventata attraverso il limite fisico. Una riflessione sulla vitalità creativa come forma di resistenza.
Maria Lassnig e Edvard Munch. Painting Flow = Life Flow
Hamburger Kunsthalle | 27 marzo – 30 agosto 2026
Il primo confronto museale tra due artisti uniti da un’idea esistenziale della pittura. Corpo, sensazione e interiorità sono al centro di un dialogo che attraversa epoche diverse, ma affinità profonde. Un progetto curatoriale di forte intensità emotiva.
Lee Miller
Musée d’Art Moderne de Paris | 3 aprile – 26 luglio 2026
Una grande retrospettiva su una figura cruciale del Novecento: modella, surrealista, fotografa di guerra. Il percorso restituisce la complessità di un’opera che attraversa arte, storia e giornalismo, mettendo in crisi le categorie tradizionali dell’autorialità.
Helen Frankenthaler
Kunstmuseum Basel | Neubau | 18 aprile – 23 agosto 2026
La più ampia mostra europea dedicata all’artista, pioniera del Color Field Painting. Il percorso analizza la tecnica soak-stain e il dialogo con la storia dell’arte, da Tiziano a Kandinskij. Un riconoscimento tardivo ma fondamentale.
Fear No Power: Women Imagining Otherwise
National Gallery Singapore | 9 gennaio – 15 novembre 2026
Cinque artiste del Sud-est asiatico raccontano forme di resistenza silenziosa attraverso pratiche artistiche e pedagogiche. Il progetto rifiuta definizioni rigide di femminismo, restituendo un panorama complesso e situato delle lotte culturali postcoloniali.
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Marco Benedetto lascia un’eredità forte: quella di aver creduto nella qualità dell’informazione come servizio pubblico, nell’importanza della riflessione critica e nella responsabilità civile del giornalismo. La sua vita e la sua opera resteranno un riferimento per chiunque guardi alla stampa non come a un prodotto commerciale, ma come a un pilastro della cultura e della democrazia italiana.
Se è vero che il mondo dell’arte ha imparato a intercettare fenomeni popolari per comprenderne il potenziale narrativo, la produzione della Kinsella rientra pienamente nella categoria dei prodotti culturali che plasmano l’immaginario collettivo.



