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Michele Ciacciofera, «Vanity Fair», 2020

Photo: Alessia Galassi

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Michele Ciacciofera, «Vanity Fair», 2020

Photo: Alessia Galassi

Michele Ciacciofera: mediterraneo e memoria

Da Building inaugura un percorso espositivo tra miti, archeologia e natura

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Per chi è nato in un’isola come la Sardegna, terra di antichissima cultura, di miti ancestrali, di credenze millenarie e di tradizioni che resistono fieramente all’omologazione del nostro tempo, il richiamo dell’insularità e la consapevolezza dell’appartenere a una terra circondata e abbracciata dal mare, rappresentano una forza d’attrazione invincibile. Se poi, come nel caso di Michele Ciacciofera (Nuoro, 1969; vive e lavora a Parigi), si è cresciuti in Sicilia, l’altra grande isola mediterranea in cui le memorie archeologiche sono pervasive, allora il ruolo del mare, non meno dell’eredità di un remoto passato, diventano primari nel modellare l’immaginario e la pratica artistica. Lo dichiara l’artista stesso: «Il Mediterraneo è l'universo infinito delle mie riflessioni, […] una mappa mentale che corrisponde alla mia stessa vita, passata in buona parte a saltare da un’isola all’altra in una sorta di maratona “geografica”, di cui ad oggi non posso citare altro che l’inizio […]. Poco dopo aver lasciato la Sardegna, riscoprii la Sicilia, isola in cui sono cresciuto, e il mondo del Mediterraneo […]. Una parte essenziale del mio lavoro è profondamente impregnata dal tema, nel senso più ampio, del Mediterraneo, che costituisce per me una fonte inesauribile d'ispirazione. […] Sono molto interessato all’esplorazione dei “mondi” in cui persistono forme di arcaismo con origini remote e misteriose».

Michele Ciacciofera, «The Siren», 2024. Photo: Guido Filosto

Michele Ciacciofera, «Le Spectateur Émancipé», 2015. Photo: Alessia Galassi

La retrospettiva «Michele Ciacciofera. Lettere mediterranee», presentata da BUILDING GALLERY a Milano dal 29 ottobre al 20 dicembre, s’immerge proprio in questa materia stratificata, intessendo memoria, miti antichi e contemporanei, archeologia, magia, letteratura, natura e ecologia nel nucleo delle opere esposte, alcune delle quali (come le installazioni «Janas Code» (2016), «Terra Madre» (2024) e «The Hand of Nature» (2024)) sono qui riattivate, mentre altre sono state realizzate espressamente per questa sua seconda rassegna nella galleria milanese, che occupa tre piani espositivi. Il percorso si apre con «Janas Code» (2016; esposto alla Biennale di Venezia del 2017, dove le Janas sono creature fatate che secondo le tradizioni locali abiterebbero in quelle che in realtà erano sepolture prenuragiche), un complesso lavoro composto da sculture, collage e oggetti trovati (fossili, ceramiche, frammenti naturali) e libri fatti di semi, in cui mito e antropologia s’intrecciano con i vissuti dell’artista. Questa installazione diventa la chiave per entrare in connessione con le altre opere esposte al piano terreno: dipinti e sculture realizzati tra il 2015 e il 2021. Di sopra va in scena la collisione tra le polarità della mitologia da un lato e del consumismo e della tecnologia del nostro tempo dall’altro, questi ultimi evocati nel grande trittico «The Artsphere in the Age of Amazonization» (2021-2022), mentre le sculture-maschere in ceramica dal titolo «The Debt to Human Guile» (2024) introducono al tema della memoria, esplorato nell’intero ciclo di «Memory Boxes» (2013-2024). Al secondo piano, infine, tutto ruota intorno alla natura, con sculture, dipinti come «The Translucent Skin of the Present» (2015-2016), realizzato su 360 strati di calcare stesi in un anno, e l’installazione «Terra Madre» (2024), creata per la VI Biennale di Mardin in Turchia. Intanto, dal 3 settembre fino all’11 gennaio prossimo, l’artista è presente alla 36ma Bienal de São Paulo con l’installazione «The Nest of the Eternal Present», mentre nell’autunno del 2026 presenterà una personale alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.

Ada Masoero, 27 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Michele Ciacciofera: mediterraneo e memoria | Ada Masoero

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