Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Giorgio Bonsanti
Leggi i suoi articoli«Il Giornale dell’Arte» di maggio 2015 dà notizia di un avvenimento che rallegra tutti, «“Allegrezze notturne” per la riapertura del Museo Galleria Estense di Modena». Vi si scrive che Leone Pancaldi e Amalia Mezzetti si occuparono dell’ultimo allestimento completo, e qui occorre una precisazione.
Quando la soprintendente Mezzetti andò in pensione, nel giugno del 1974, i lavori erano pressoché fermi, lo Stato aveva accumulato un debito preoccupante per lavori disposti senza copertura, e l’allestimento della Galleria era poco più che abbozzato. Io fui nominato dal Ministero soprintendente reggente, cosa insolita perché, ispettore di prima nomina, mi trovavo ancora nel periodo di prova; d’altra parte ero l’unico funzionario direttivo nell’intera Soprintendenza di Modena e Reggio Emilia, e lo rimasi a lungo. Aiutato da un grande amministrativo del Ministero, Francesco Saverio Rabotti, trovai modo di risanare progressivamente la situazione finanziaria; e completai, con il sostegno del grande architetto Leone Pancaldi, l’allestimento della Galleria, tanto da poterla riaprire nel giugno 1975, alla presenza del primo ministro per i Beni culturali, Giovanni Spadolini.
Il mio allestimento, pensato all’interno di un progetto globale comprendente i vari servizi per la Galleria, i depositi, un laboratorio di restauro, fu vanificato dopo poco la mia partenza da Modena per Firenze, nel 1979, dall’ispettore Paolo Montorsi, mentre era soprintendente Mazzino Fossi; e temo non fosse nemmeno stato documentato fotograficamente prima di smontarlo. Ma chissà che a Modena non ci sia ancora qualcuno che serbi memoria di quegli avvenimenti così lontani.
Altri articoli dell'autore
Aperto per restauri • Diagnosi sul restauro da restaurare di Giorgio Bonsanti, già professore all’Università di Firenze
Aperto per restauri • A un anno dall’inaugurazione del museo, nella nuova sede di Palazzo Cavalli si è tenuto un convegno rivelatosi occasione interessante e piacevole per presentare un’ampia casistica di interventi conservativi infrequenti
Orietta Rossi Pinelli ripercorre le principali tappe di come sono cambiate le regole dalla Carta di Atene del 1931 ad oggi
Operatività, ricerca e didattica hanno improntato l’attività dell’insigne «ambasciatore» del restauro italiano, per quasi quarant’anni attivo all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, di cui è stato soprintendente per dieci anni