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Gustav Klimt, Waldabhang in Unterach am Attersee (Forest Slope in Unterach on the Attersee)

Sotheby’s

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Gustav Klimt, Waldabhang in Unterach am Attersee (Forest Slope in Unterach on the Attersee)

Sotheby’s

Nei boschi di Gustav Klimt

Due opere in asta da Sotheby's, a New York, il 18 novembre, sono l'occasione per riflettere sul rapporto tra l'artista austriaco, la natura e la sua rappresentazione

Davide Landoni

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Gustav Klimt, noto soprattutto per i suoi ritratti femminili e le decorazioni dorate, visse gran parte della sua vita immerso nella Vienna moderna e nei salotti dell’alta società. Eppure, ogni estate, il pittore fuggiva verso la campagna austriaca, trovando nei boschi e nei laghi del Salzkammergut un rifugio dove la pittura poteva liberarsi dalle regole e dalle aspettative. È lì che la sua creatività si staccava dal ritratto, dai richiami della Secessione viennese e dai desideri dei committenti. Nei boschi, nei prati e lungo le rive del lago, Klimt trovava la libertà di osservare la natura e trascriverla secondo il proprio ritmo.

I boschi ritratti da Klimt non sono quindi semplici sfondi. Sono protagonisti silenziosi e pulsanti dei dipinti, soggetto in grado di trasformare lo spazio del quadro in un organismo vivo. Nei suoi dipinti, come Blumenwiese (circa 1908, stima ), il prato e gli alberi non rispettano le convenzioni prospettiche. Ogni fiore, ogni tronco, ogni fronda è trattato con uguale attenzione, come se ciascun elemento fosse parte di una sinfonia formale e cromatica. La luce filtra tra le foglie e crea giochi di colore che guidano lo sguardo, rendendo la natura un linguaggio autonomo, capace di comunicare vitalità senza bisogno di figure umane.

Nei suoi ultimi paesaggi, come Waldhag bei Unterach am Attersee (1916), Klimt porta questa esperienza a un livello di sintesi superiore. Qui i boschi e le rive del lago si compongono in schemi geometrici, ripetuti e armonizzati tra loro, come se la natura stessa fosse orchestrata secondo un ritmo visivo. Non è solo la realtà fisica del luogo a emergere, ma un’idea di equilibrio ideale, dove gli alberi diventano pattern e la luce si fa materia tangibile. La scelta del formato quadrato, sistematica sul finire di carriera, accentua questo senso di ordine e intensifica la percezione del bosco come spazio chiuso e meditativo, una dimensione dove il tempo sembra sospeso.

Klimt arrivò a considerare i boschi non solo come soggetti da dipingere, ma come interlocutori della sua creatività. Nei soggiorni estivi sul Lago Attersee, spesso in compagnia di Emilie Flöge, musa e compagna, l’artista esplorava ogni dettaglio. La densità dei tronchi, il ritmo dei rami, i contrasti di luce tra le fronde. L’atto stesso di dipingere diventava una camminata mentale tra i sentieri, una mappatura dell’esperienza sensoriale e visiva. Come Monet a Giverny, Klimt traduceva la percezione immediata in colore e forma, ma con un gusto per la geometria e la decorazione che anticipava l’astrazione del secolo successivo.

I boschi, nei paesaggi di Klimt sono oggi simbolo di una libertà creativa assoluta. Non servono a raccontare storie, non sono cornici per figure o narrazioni, ma luoghi di contemplazione dove la natura si rivela nella sua densità e complessità. Gli alberi, le foglie e i prati esistono come entità autonome, eppure intrecciate con l’occhio dell’artista, che le trasforma in texture ritmate, in flussi di luce e colore, in un’armonia visiva che resta unica nella pittura moderna.

Gustav Klimt, Waldabhang in Unterach am Attersee (Forest Slope in Unterach on the Attersee)

Gustav Klimt, Blumenwiese (Blooming Meadow)

Davide Landoni, 12 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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Nei boschi di Gustav Klimt | Davide Landoni

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