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Una delle Cariatidi (vista da tergo) rinvenute negli scavi del Canopo negli anni ’50 del Novecento

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Una delle Cariatidi (vista da tergo) rinvenute negli scavi del Canopo negli anni ’50 del Novecento

Nei (rinnovati) Mouseia di Villa Adriana

Il re nudo • L’abbandono delle tradizionali scansioni cronologiche a favore di pratiche curatoriali più fluide e dinamiche configura la nuova narrazione dei musei archeologici. Un esempio: il nuovo allestimento dell’istituzione romana, inaugurato il 21 ottobre

Andrea Bruciati

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Nel corso del tempo, il museo archeologico ha assolto a una funzione esemplare e simbolica, configurandosi come luogo di rappresentazione identitaria e dispositivo dimostrativo. Tuttavia, nell’ultimo decennio, la sua sintassi si è profondamente riconfigurata. In un contesto come quello italiano, in cui il patrimonio materiale è inscindibile dalla costruzione della memoria collettiva, il museo è oggi chiamato a reinterpretare sé stesso, adattandosi a una narrazione più dinamica e reattiva ai mutamenti del presente. L’evoluzione delle modalità espositive riflette tale transizione: si assiste all’abbandono delle tradizionali scansioni cronologiche in favore di pratiche curatoriali più fluide e concettualmente stratificate. Laddove un tempo dominavano sale rigidamente suddivise per epoche, ora si sperimentano allestimenti in cui le opere dialogano con la sensibilità contemporanea, dando vita a spazi «mutageni» che si configurano come vere e proprie «metaopere», in cui l’interazione tra oggetto, contesto e interpretazione genera nuovi significati e cangianti narrazioni.

A Roma, i Mouseia di Villa Adriana (parte dell’istituzione autonoma statale Villae di Tivoli, insieme a Villa d’Este, di cui l’autore è stato direttore nel 2017-25, Ndr) si collocano pienamente entro questa rinnovata prospettiva, ponendosi come spazi liquidi, permeabili al paesaggio archeologico e alla fenomenologia ambientale che ne costituisce l’identità profonda. La loro articolazione in tre aree, due interne e una esterna, affacciata sul Canopo, suggerisce un percorso scandito per episodi complementari, un itinerario elastico, pensato per valorizzare i reperti plastici provenienti dal sito e approfondire le specificità storiche, artistiche e simboliche della Villa. Dal punto di vista architettonico, l’edificio chiude il lato occidentale del complesso del Serapeo-Canopo: si tratta di una costruzione complessa, e finora poco nota, articolata in due corpi di fabbrica disposti su terrazzamenti contigui, sorretti verso valle da imponenti sostruzioni. Entrambe le strutture, di pianta rettangolare a «U» con cortile centrale e due livelli fuori terra, erano di carattere residenziale, come attesta la presenza di ambienti con latrine multiple. 

Tuttavia, la semplicità dei rivestimenti pavimentali (mosaici bianchi con fasce nere perimetrali) esclude una destinazione imperiale. Le iscrizioni graffite sulle pareti di una delle latrine fanno ipotizzare l’utilizzo da parte di militari di stanza presso la Villa. Il nucleo meglio conservato, nell’angolo nord orientale, fu trasformato agli inizi dell’Ottocento in casa colonica dai duchi Braschi Onesti, allora proprietari del sito, e mantenne una funzione abitativa anche dopo l’acquisizione al demanio nel 1870. Alla fine degli anni ’50 del Novecento, le sostruzioni furono adattate ad Antiquarium, per accogliere le opere rinvenute durante le campagne di scavo condotte da Salvatore Aurigemma, che portarono alla luce l’asse d’acqua prospiciente il cosiddetto Serapeo e un consistente nucleo scultoreo. Restaurato tra gli anni ’80 e ’90, l’edificio costituisce oggi il cuore pulsante dei Mouseia, il cui obiettivo è quello di restituire al pubblico, attraverso un allestimento scientificamente fondato e poeticamente evocativo, opere, frammenti e testimonianze, anche provenienti dai depositi, frutto di scavi all’interno della residenza adrianea. Il corpus esposto comprende una ricchissima selezione di materiali marmorei: sculture animali, pilastri decorati con tralci e motivi dionisiaci, vasi monumentali, maschere, candelabri e trapezophoroi. Sono perlopiù elementi di arredo da giardino, originariamente destinati agli spazi verdi della Villa, in cui padiglioni, fontane e quinte architettoniche creavano inedite e sorprendenti vedute prospettiche, in un calibrato equilibrio tra artificio architettonico e paesaggio solo apparentemente «naturale». 

L’allestimento, inaugurato oggi, 21 ottobre, offre un’articolata casistica delle officine ellenizzanti del II secolo d.C. e suggerisce una narrazione per livelli; quasi un itinerario simbolico che dalla dimensione solare del primo piano si inabissa in quella selenica e umbratile del pianterreno, dal secco all’umido. Si passa pertanto dalla rarefazione luminosa degli ambienti superiori alla dimensione ipogea della Villa, incarnando attraverso dei veri e propri capolavori le tante anime dell’ecosistema stilistico adrianeo. Tra i reperti iconici esposti al primo piano si evidenziano il coccodrillo in marmo cipollino, le due Amazzoni (tipi Sciarra e Mattei), l’Ares, l’Hermes, i due Sileni e un raffinato «oscillum»: queste opere contribuiscono a creare uno spazio quasi metafisico, in cui l’attuale bianco dominante dialoga con le sfumature calcaree dei diversi marmi, dando vita a un ambiente di epifanica e zenitale bellezza. Al pianterreno, la narrazione si fa più sensoriale e immersiva: alle monumentali Cariatidi in marmo pentelico si affiancano il volto egittizzante in marmo nero di Göpteke, ricchi frammenti parietali policromi, la statua di Horus in forma di falco, numerosi ritratti imperiali, tra cui quello di Vibia Sabina, e la maquette marmorea di uno stadio. Qui l’allestimento si sviluppa su un pavimento variopinto degli anni Cinquanta, composto da lastre di marmi di recupero che facevano originariamente parte delle fastose decorazioni che lastricavano molti ambienti, mentre le pareti in opus reticulatum mantengono l’aura materica del sito, contribuendo a definire un’atmosfera raccolta, quasi sacrale, predisposta all’incontro intimo con la figura dell’imperatore.

Andrea Bruciati, 21 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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