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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliDal primo aprile al 15 maggio il colorato mondo dei tulipani è protagonista del nuovo giardino della Rubenshuis che, aperto al pubblico il 30 agosto del 2024 nell’ambito della complessa riqualificazione della residenza museo del maestro fiammingo, celebra così la prima fioritura di una collezione di oltre 1.200 tulipani appartenenti a 20 varietà storiche. Oltre a una grande Festa dei tulipani sabato 5 aprile, all’evento sono dedicati visite guidate, attività laboratoriali e approfondimenti mirati soprattutto a fare conoscere al grande pubblico la lunga storia di questo fiore originario dell’Asia centrale, di cui si annoverano oggi circa 120 varietà.
Il giardino costituiva il fulcro della grande proprietà di Rubens, in cui si trasferì con la moglie Isabella Brandt e i figli nell’autunno del 1615. Lettere autografe e documenti tramandano anche il nome del capo giardiniere Willem Donckers e dell’esperto di agrumi Jaspar Verbrugghen, incaricati di rifornire non solo di fiori, ma anche di frutta e ortaggi la tavola del grande artista. L’attuale curatrice del giardino, Klara Alen, ha tratto ispirazione dal dipinto di Rubens «La passeggiata nel giardino» e dagli archivi notarili del XVII secolo per una rigenerazione, costata 2,58 milioni di euro erogati da Città di Anversa e Visitflanders, cui ha contribuito per gli aspetti cromatici Dries Van Noten. Il celebre stilista di Anversa ha collaborato alla scelta delle ben 17.500 piante dalle diverse fioriture stagionali, di cui 5.540 perenni, con Jan Bleys e Jasper Bijnen dello studio Ars Horti, cui si deve un progetto che sapientemente rievoca il fondamentale contributo rubensiano al giardino fiammingo, basato su modelli italiani. Bleys e Bijnen hanno ripristinato le dimensioni storiche basate sul «piede» di Anversa, le fughe prospettiche centrali e radiali e il berceau porticato, distribuendo le aree a verde in due grandi parterre, divisi in quattro rettangoli più piccoli da siepi di bosso. Lungo i bordi sono state dislocate 40 piante di agrumi, anch’esse ispirate alla «Passeggiata nel giardino».
Emblema di potere presso i popoli nomadi, il tulipano appare celebrato già dai poeti persiani dell’XI sec., mentre a partire dal Trecento le varietà selvatiche cominciano a essere trapiantate nei giardini dell’attuale Turchia, dove probabilmente vengono viste per la prima volta dai viaggiatori europei. Nel 1554 l’ambasciatore degli Asburgo presso la Corte di Solimano il Magnifico, Ogier Ghislain de Busbecq, ne invia a Vienna un lotto di eccezionale qualità, a dimostrazione del livello di esperienza maturato dai giardinieri ottomani. La moda della loro coltivazione scoppia però nel Seicento, quando la società francese ma soprattutto fiamminga del Secolo d’Oro, caratterizzata dall’ascesa economica senza precedenti di una borghesia che vede in questo fiore un nuovo status symbol, alimenta un fenomeno che per dimensioni culturali ed economiche viene chiamato «tulipmania». Fatto che non poco contribuisce, sul piano artistico, all’esplosione del nascente genere della natura morta floreale. Pur essendo giunto il tulipano a Leida già nel 1593 grazie a Carolus Clusius, direttore dell’Orto botanico di Vienna, la spirale speculativa inizia in Olanda nell’autunno 1635 raggiungendo il suo apice nel gennaio 1637, quando le cambiali sostituiscono i bulbi e le varietà più ricercate finiscono con il costare migliaia di fiorini. Un singolo Semper Augustus, la varietà più pregiata, raggiunge addirittura i 10mila fiorini, quanto un palazzo nel quartiere più ambito di Amsterdam. Il vortice si interrompe improvvisamente il 2 febbraio 1637, quando l’asta dei bulbi va inspiegabilmente deserta. Un crollo su cui probabilmente influisce l’estremo rischio legato all’acquisto, dato che la ricercatissima variegatura del tulipano è in realtà dovuta a un virus, scoperto solo negli anni Trenta del Novecento, che ne compromette vita e durata.

I tulipani della Rubenshuis. Foto: Frederik Beyens
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