Gareth Harris
Leggi i suoi articoliL’Arabia Saudita continua a riversare risorse e finanziamenti nel settore artistico, rafforzando le proprie credenziali culturali e diplomatiche con il lancio, il 26 novembre, di un nuovo e vasto istituto di arte digitale chiamato Diriyah Art Futures (Daf) nella capitale Riad. Secondo i promotori il nuovo centro svolgerà «un ruolo pionieristico nello sviluppo e nella guida di nuove pratiche artistiche» con «una forte attenzione all’istruzione, alla produzione e alle mostre».
Il nuovo e vasto istituto, che sorge nel sito Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco di Diriyah, nella zona nord-occidentale di Riad, fa parte di un complesso più ampio finanziato dal fondo sovrano del Governo e costato 62,2 miliardi di dollari. La struttura di 6.550 metri quadrati del Daf, voluta dal Ministero della Cultura dell’Arabia Saudita, ospita «laboratori all’avanguardia e spazi espositivi immersivi [e] studi audio-video, uno studio cinematografico e studi di postproduzione», afferma un portavoce di Daf. E aggiunge: «La regione Mena (Medio Oriente e Nord Africa, Ndr) è la patria di tanti artisti e accademici visionari, specializzati in nuovi media e arte digitale. Come primo hub per le arti dei nuovi media nella regione, Diriyah Art Futures rappresenta una piattaforma indispensabile per elevare le loro prospettive sulla scena globale. Il nostro obiettivo è anche quello di attirare i migliori talenti di tutto il mondo nell’ecosistema culturale saudita, favorendo un maggiore scambio culturale». Nel frattempo, «Diriyah Art Futures è un “gigaprogetto” chiave nei piani del Regno per guidare la diversificazione e creare nuovi ecosistemi economici», scrive Zohra Khan nella rivista «StirWorld».
Un gigaprogetto è un’iniziativa estremamente costosa volta a diversificare l’economia, riducendo così la dipendenza dell’Arabia Saudita dal petrolio. L’ambizioso nuovo centro fa parte del piano del Governo per rilanciare lo Stato saudita, che fino a un decennio fa era considerato isolazionista e ultraconservatore (il Paese ha anche un record preoccupante in materia di diritti umani). «Anche se manteniamo una prospettiva regionale, siamo molto concentrati nell’affrontare le conversazioni globali. Questa visione riflette lo spirito della trasformazione culturale dell’Arabia Saudita nell’ambito del programma Vision 2030, mentre la nazione si afferma sempre più come centro globale per lo scambio e il dialogo culturale», afferma il portavoce.
Questa portata globale è evidente nel «Programma per artisti emergenti dei nuovi media», della durata di un anno, lanciato il mese scorso. Il programma è sviluppato in collaborazione con Le Fresnoy Studio National des Arts Contemporains, con sede a Tourcoing, in Francia. Il gruppo inaugurale di 12 artisti provenienti da 11 Paesi comprende tre sauditi, come l’artista e curatore Almuqawil Meshal, e Salma Aly dall’Egitto e Youssef El Idrissi dal Marocco. Il nuovo centro offrirà dall’inizio del 2025 anche una serie di residenze per artisti della durata di tre mesi, incentrate sul tema «High-Resolution Dreams of Sand»: «Il tema, si legge in un documento di candidatura, incoraggia i partecipanti a produrre opere che si confrontino con il contesto della posizione fisica di Diriyah Art Futures, adiacente alle aziende agricole di Diriyah, e che interroghino il ponte tra storia e futuro».
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