Image
Image

Nella città atelier di Kiefer con Vincenzo Trione

«Per risalire all’origine dell’arte di Anselm Kiefer, una questione metafisica, ma profondamente concreta, ho deciso di entrare nel suo atelier di Barjac che ho scelto di sacralizzare»

Valeria Tassinari

Leggi i suoi articoli

«Per risalire all’origine dell’arte di Anselm Kiefer, una questione metafisica, ma profondamente concreta, ho deciso di entrare nel suo atelier di Barjac che ho scelto di sacralizzare». Così Vincenzo Trione introduce la genesi e l’obiettivo del volume su Anselm Kiefer.

L’autore entra nell’atelier dell’artista tedesco, scoprendo immediatamente il cuore battente del suo ultimo lavoro (all’artista, dal 22 marzo, è dedicata una grande mostra nel fiorentino Palazzo Strozzi). Un saggio in cui una scrittura densa e lirica, pervasa dall’incantamento crescente di un pellegrinaggio vissuto come l’appagamento di un desiderio maturo, si addentra nel complesso universo dei temi e degli strumenti kieferiani. Rallenta in poetiche descrizioni dei luoghi e si complica in scandagli psicoanalitici, per poi dipanarsi nella narrazione di un percorso fisico e, contestualmente, metafisico di esplorazione dei grandi spazi di lavoro.

In capannoni e complessi postindustriali si accumulano scarti, materiali e oggetti poveri, sedimenti, con i quali corpo e mente dell’artista si confrontano. Una lotta che appare titanica per tragicità e dimensione, ma talvolta sembra addolcirsi nella sensibilità alla natura e alla luce. A Barjac, nel Sud della Francia, nella «Domus Aurea in disfacimento», la tenuta atelier dove la memoria è accumulata e diffusa, e poi a Croissy, a nord di Parigi, un complesso industriale di 36mila metri quadrati, «come una piccola città», le opere compiute convivono con quelle in potenza, ancora occulte negli scaffali dove si accumulano i piombi, i semi, la paglia, gli abiti e tutta la vasta enciclopedia di materia dolente che Kiefer ricomporrà, brucerà, impasterà.

A Trione non sembrano mai bastare le parole, tra richiami mitologici e letterari, riletture dell’alchemico e del molteplice, per condurci nel labirintico disorientamento che ammalia tra tante apparizioni, restituite in parte dalla selezione di fotografie, la maggior parte delle quali, e non è cosa irrilevante, sono state scattate dallo stesso Kiefer e custodiscono il suo sguardo.

Prologo Celeste. Nell’atelier di Anselm Kiefer
di Vincenzo Trione, 361 pp., ill. col., Einaudi, Torino 2023, € 36

La copertina del volume

Valeria Tassinari, 20 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Lo storico dell’arte Marco Scansani ha identificato in una collezione privata parte di un rilievo in terracotta raffigurante il «Funerale della Vergine Maria», attribuito al maestro fiorentino. L’altra fu rubata dal Museo di Schifanoia nel 1921 ed è ancora dispersa

Soddisfazione dopo otto mesi di chiusura. Non più gestito da Genus Bononiae ma da una cordata pubblico privata, rimarrà aperto solo per due anni (si dice), perché Palazzo Poggi è destinato al nuovo museo dedicato a Giorgio Morandi

Nella Collezione Maramotti l’artista e attivista, vincitrice del nono Max Mara Art Prize for Women, e una mostra corale s’interrogano sul tema dei disastri del presente e del passato

Nella Galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone una cinquantina di disegni e sculture in una ricognizione sul panorama artistico nel secondo decennio del ’900

Nella città atelier di Kiefer con Vincenzo Trione | Valeria Tassinari

Nella città atelier di Kiefer con Vincenzo Trione | Valeria Tassinari