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Redazione
Leggi i suoi articoliDopo oltre quarant’anni appesi alle pareti della Casa Bianca, i quattro celebri dipinti di Norman Rockwell «So You Want to See The President!» tornano sul mercato. La serie, realizzata nel 1943 e da tempo al centro di un intricato contenzioso familiare, sarà battuta online da Heritage Auctions il 14 novembre, con una base d’asta di 2 milioni di dollari. L’opera, che racconta con ironia l’attesa davanti allo studio ovale, è diventata negli anni un simbolo doppio: da un lato, l’immagine più affettuosa e popolare della democrazia americana; dall’altro, il riflesso delle sue divisioni e rivalità.
Fu Stephen T. Early, segretario stampa del presidente Franklin D. Roosevelt, a commissionare a Rockwell la serie nel 1943. Il pittore, celebre per il suo realismo dal tono narrativo, ritrasse la sala d’attesa presidenziale come un microcosmo dell’America. Senatori, militari, giornalisti e cittadini qualunque condividono lo stesso spazio, in una scena domestica e accogliente. Gli schizzi e gli acquerelli apparvero per la prima volta nel «Saturday Evening Post» del 13 novembre 1943, in piena Seconda guerra mondiale, offrendo ai lettori un’immagine di unità nazionale in tempi di conflitto.
Norman Rockwell, So You Want to See The President! (1943). Photo courtesy of Heritage Auctions
La commissione faceva parte della strategia di Early per avvicinare la Casa Bianca al popolo. Fu lui, tra l’altro, a coniare l’espressione «fireside chats», le famose «chiacchierate davanti al caminetto» con cui Roosevelt parlava alla nazione via radio. Con il suo salotto presidenziale e il divano rosso al centro della scena, Rockwell contribuì a rendere la presidenza un’istituzione più umana e accessibile. I dipinti rimasero di proprietà di Stephen Early fino alla sua morte. Passarono poi a sua figlia Helen Early Elam, quindi al nipote William Elam, che nel 1978 li prestò alla Casa Bianca, dove rimasero esposti per decenni.
La concordia familiare si ruppe nel 2017, quando Thomas Early, un altro figlio di Stephen, riconobbe le opere durante un’intervista televisiva di Donald Trump e contestò la legittimità del prestito. Sosteneva che Elam avesse ceduto i lavori senza il consenso degli altri eredi. Nello stesso periodo, una stima ufficiosa valutava la serie fino a 8 milioni di dollari. Dopo la morte di Thomas nel 2020, la disputa si riaccese. Alcuni membri della famiglia accusarono William di aver sottratto parte dei dipinti e di aver usato il prestito alla Casa Bianca per consolidarne la proprietà. Nel 2022, l’amministrazione presidenziale rimosse in silenzio i Rockwell dalle pareti.
Il caso si è chiuso nell’autunno del 2023, quando il giudice Michael S. Nachmanoff, del Tribunale distrettuale federale di Alexandria, Virginia, ha riconosciuto la piena proprietà a William Elam. Una lettera del 1990 scritta da Helen Elam al Rockwell Museum ha avuto un ruolo decisivo. Secondo la corte, i dipinti erano stati donati in vita e non facevano parte dell’eredità di Stephen Early. Ora l'opera, con tutto questo carico narrativo, si appresta a cambiare, davvero, il suo proprietario.
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