Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Michela Moro
Leggi i suoi articoliUn modo nuovo e antico di approcciarsi all’arte, tenendo conto dello scenario attuale, degli interessi dei collezionisti e rivalutando l’atmosfera delle gallerie d’arte che hanno contribuito alla storia della cultura milanese. Questi sono i punti di partenza di Notte, la galleria che Carolina Lanfranchi e Mattia Melzi inaugureranno a Milano in via Bigli 11. Il «progetto Notte» si presenta come una galleria d’arte e un brand culturale, che mira a ridefinire l’interazione con l’arte attraverso un approccio multidisciplinare, un centro culturale eterogeneo in cui arte, produzioni cinematografiche, editoria ed eventi convivono in un linguaggio coerente e contemporaneo. Non limitarsi alla vendita di opere ma includere eventi musicali, presentazioni di libri e documentari, mostre, trasformando ogni occasione in un’esperienza immersiva.
Il 25 novembre è la data scelta per il lancio del brand: il nome è un omaggio al film di Michelangelo Antonioni «La Notte». Sceneggiato da Antonioni con Ennio Flaiano e Tonino Guerra, il film che ha come protagonisti Jeanne Moreau, Marcello Mastroianni e Monica Vitti, si svolge a Milano e dintorni tra un sabato pomeriggio e l’alba della domenica, e la città del loro peregrinare diventa lo scenario che ha ispirato i galleristi, evocando l'atmosfera «tagliente, un po' fumosa, dice Mattia Melzi, che richiama la tensione artistica degli anni '50 e '60, con una forte enfasi sulla milanesità di quel periodo, l'estetica e la fotografia di Ugo Mulas e Carlo Orsi. Sarà messo online il mini-film "teaser" del brand, architettura razionalista anni '60, in bianco e nero. Questo anticipa il primo documentario prodotto in collaborazione con archivi e istituzioni, che non avrà scopo di lucro ma mira a raccontare la vita degli artisti da una prospettiva più drammatica e coinvolgente». Benché ispirata al passato, Notte non intende essere un'operazione nostalgica ma vuole reinterpretare quella tensione con un filtro contemporaneo, sfruttando i nuovi media e le tecnologie per un dialogo con il futuro.
«Ci rivolgiamo a un pubblico vario», racconta Carolina Lanfranchi. «L’obiettivo è attrarre una nuova generazione di collezionisti tra i 40 e i 50 anni, proponendoci come consiglieri per la formazione di collezioni con un occhio attento alla qualità. L'attenzione è rivolta alla qualità delle opere, non necessariamente al costo elevato. Vengono offerti anche pezzi di alta qualità a prezzi più accessibili, ad esempio un bel De Chirico su carta può valere meno di 50mila euro. Viene offerto un servizio sartoriale ai clienti, grazie alla nostra expertise nel reperire opere specifiche. Sia Mattia che io abbiamo lavorato tanti anni all'estero, tra Londra e New York, e questo ci permette di avere relazioni molto solide nel mondo dell’arte internazionale».
Lanfranchi e Melzi hanno alle spalle percorsi complementari: vent’anni di case d’asta tra Sotheby’s e Phillips lei, e di gallerie lui, fondatore di Melzi Fine Art nel 2014, dopo aver lavorato a Londra con Alon Zakaim Fine Art. La scelta di non intitolare la galleria con i propri cognomi sottolinea la volontà di creare un brand collettivo, coinvolgendo attivamente i collaboratori e guardando a gallerie storiche come Il Milione, L’Ariete, la Galleria Milano, il Naviglio, e la Galleria Blu, grande ispirazione per Mattia che da piccolo ascoltava i racconti del nonno di Daniele Palazzoli, oggi erede della galleria.
«La galleria si concentra sul XX Secolo nella sua interezza, con un focus fra gli anni Venti e gli anni Ottanta, continua la Lanfranchi. «Alle pareti, se mi guardo intorno oggi, vedo un Fontana nero con due tagli del '59 e un cratere verde, una carta di Kounellis del 1960, un Mario Schifano del '65 raffigurante un albero d'argento, un Rotella del ’61, una velina di Pistoletto del 1967 con una donna in minigonna, Sam Francis e Severini. Abbiamo una forte vocazione internazionale, trattiamo opere di Picasso, Chagall, scultori come Lynn Chadwick e Henry Moore, e artisti americani. Lavoriamo con discrezione e rispetto per le opere: Notte adotta un approccio riservato nella promozione delle opere d'arte. Non pubblica immagini complete sui social media, optando invece per close-up e fotografie evocative. Questo per preservare la riservatezza delle trattative e trattare le opere con cura e rispetto, evitando di screditarle con troppo mercato. L'obiettivo ultimo è essere riconosciuti non come venditori di quadri, ma come produttori di esperienze e di bellezza e punti di rifermento, proprio come le gallerie degli anni '50 e '60».
Continuando nei prossimi progetti il 10 dicembre la galleria si trasformerà in un locale anni '60, con un quartetto jazz e un'atmosfera scenografica. Durante l'evento verranno esposte solo due opere importanti per evitare l'aspetto di un'inaugurazione tradizionale, e verrà girato un secondo film. Più avanti verranno prodotti libri sulla scia delle edizioni sperimentali dei primi anni '60. Fare notte da Notte parlando d’arte.
Altri articoli dell'autore
I due artisti elvetici raccontano con linguaggi diversi la forza dell’immaginazione e del rigore nella creazione artistica
Dal 2012 il programma Audemars Piguet Contemporary accompagna gli artisti nella creazione di opere libere e ambiziose, sostenendoli in ogni fase del processo creativo e restituendo all’arte la sua più autentica dimensione di ricerca e libertà
A Palazzo Reale la mostra dell’artista piemontese prorogata fino al 30 novembre si intreccia con l’innovazione sonora del progetto HypersonX: arte, musica e tecnologia in un unico viaggio emotivo.
Sculture contemporanee nel giardino segreto della Villa Reale: la natura, il corpo e l'artificio nell’intervento di Sara Enrico per Furla Series alla GAM



