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Erwin Olaf, «Hope, The Kitchen», 2005

Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia-Porto Cervo, IT)

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Erwin Olaf, «Hope, The Kitchen», 2005

Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia-Porto Cervo, IT)

Olaf: quarant’anni di carriera in ottanta opere

L’allestimento da Paci Contemporary è realizzato in collaborazione con lo Studio Olaf, diretto da Shirley den Hartog (braccio destro dell’artista) e con la Fondazione Erwin Olaf, istituita lo scorso settembre

La Galleria Paci Contemporary ospita la mostra «In memoriam: Erwin Olaf 1959-2023» (5 aprile-30 settembre), una retrospettiva che passa in rassegna le opere più importanti dei quarant’anni di carriera dell’artista recentemente scomparso.

La mostra da Paci Contemporary intende celebrare il contributo di Olaf al mondo della fotografia e delle arti visive in generale. I riconoscimenti gli giungono da più parti: «#Hope 5», ad esempio, tra le sue opere più iconiche, è stata inserita nella «Galleria d’Onore» al Rijksmuseum di Amsterdam e quest’anno lo Stedelijk Museum ha in programma una articolata retrospettiva a lui dedicata.

Sono ottanta le immagini in mostra (in parte inedite), da «Chessmen», serie che lo ha reso famoso a livello internazionale, fino agli ultimi progetti «April Fool» e «Im Wald» (2020), passando per le iconiche «Paradise» (2001), «Rain» (2004), «Hope» (2005), «Grief» (2007), «Fall» (2008), «Keyhole» (2011-13) e la trilogia «Berlino-Shanghai-Palm Springs» (2012-18).

Dall’attivismo visivo documentaristico e provocatorio delle opere degli esordi, Olaf passa in progresso di tempo a una fotografia più riflessiva (ma pur sempre «engagée»), pensata, tecnicamente costruita, realizzata quasi sempre in interno, ricordando il retaggio dell’arte antica olandese.

A fare di Olaf uno dei grandi maestri della «mise en scène» contemporanea sono le sue scenografie, via via più complesse, i set dal taglio cinematografico, l’atmosfera sospesa dove i soggetti ritratti, spesso personaggi solitari, paiono sospesi in una dimensione di perenne attesa.

La mostra, realizzata in collaborazione con lo Studio Olaf, diretto da Shirley den Hartog (braccio destro dell’artista e sua storica manager) e con la Fondazione Erwin Olaf, creata lo scorso settembre con l’obiettivo di immortalare l’operato artistico e l’attivismo dell’artista olandese, sarà accompagnata da un volume curato da Walter Guadagnini, con un’introduzione dello stesso Erwin Olaf, pubblicato da Silvana Editoriale nel 2020.

Erwin Olaf, «Palm Springs, The Farewell, Double Portrait», 2018. Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia-Porto Cervo, IT)

Gaspare Melchiorri, 25 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Olaf: quarant’anni di carriera in ottanta opere | Gaspare Melchiorri

Olaf: quarant’anni di carriera in ottanta opere | Gaspare Melchiorri