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Paola Pivi a Perth tra orsi polari e visioni climatiche

La più grande mostra nei trent’anni di carriera dell’artista milanese, a cura di Robert Cook, all’Art Gallery of Western Australia dall’8 novembre 2025 al 26 aprile 2026, con opere inedite, recenti e storiche

Tre orsi polari arrivano in Australia. Ricoperti di piume dai colori brillanti e accesi, sospesi in posizioni tra il serio e il faceto, sembrano creature di un sogno o di una fiaba post-climatica. A portarli in un habitat tanto lontano dalla neve e dai ghiacci è Paola Pivi, influente artista milanese, classe 1971, oggi residente alle Hawaii, che ha legato il suo nome a musei e gallerie tra i più importanti al mondo, da Massimo De Carlo a Perrotin, dal Castello di Rivoli al Guggenheim. Simbolo del cambiamento climatico, il carnivoro terrestre più grande del pianeta - può arrivare a pesare più di 700 Kg e sfiorare i 3 metri di altezza -racchiude nella sua immagine una forza fisica titanica e una profonda vulnerabilità ecologica. Un simbolo che risuona potente a Perth, nel cuore dell’Australia Occidentale, tra le regioni più ricche al mondo per biodiversità, ma anche tra le più fragili come hanno dimostrato i devastanti incendi degli ultimi anni. Esposti all’Art Gallery of Western Australia (AGWA) gli orsi di Paola Pivi diventano la metafora di un equilibrio spezzato e della necessità, ancora possibile, di reimmaginare il nostro rapporto con la natura.
Queste fantastiche creature sono al centro della grande mostra personale «I don’t like it, I love it», visibile dall’8 novembre al 26 aprile 2026, curata daRobert Cook, che osserva come i celebri orsi piumati «incantino il pubblico con la loro espressività, ma parlino al contempo della fragilità dell’ambiente». L’esposizione australiana è uno dei progetti più estesi mai realizzati da Pivi nei suoi quasi trent’anni di carriera: un percorso che intreccia nuove commissioni monumentali, opere recenti e lavori storici, pitture murali, fotografie e installazioni sospese, in dialogo con l’architettura brutalista dell’edificio progettato nel 1979 dal polacco Charles Sierakowski.

Nota per un linguaggio che fonde surrealismo e attivismo, leggerezza e tensione politica, con opere che spesso hanno come soggetto animali in situazioni impossibili, orsi polari piumati, zebre in paesaggi artici, aerei capovolti, Paola Pivi presenta nella mostra anche un’enorme vignetta gonfiabile realizzata in collaborazione con Lincoln Peirce, autore del fumetto Big Nate. L’opera è un omaggio alla forza creativa del disegno e segna un ritorno alle origini per l’artista, che scoprì la vocazione per l’arte proprio attraverso i fumetti, quando ancora studiava ingegneria chimica. Nella Rooftop Gallery troverà spazio un’installazione composta da mille vassoi trasparenti sospesi, ciascuno colmo di liquidi colorati. Illuminati dalla luce naturale, i vassoi creano un ambiente visivo immersivo, dove i riflessi cangianti trasformano lo spazio in una sorta di paesaggio astratto. L’opera, che richiama la purezza formale del minimalismo e l’effetto visivo del vetro istoriato, gioca con il rapporto tra luce, materia e percezione, oscillando tra spiritualità contemporanea e immaginario pop.
«Le opere di Paola Pivi trasformano le nostre aspettative su che cosa sia un’opera d’arte», ha dichiarato Colin Walker, direttore dell’AGWA. «Sono deliziose, profonde, e profondamente umane. Con questa mostra vogliamo offrire al pubblico australiano l’intero spettro della sua immaginazione e intuizione».
Con «I don’t like it, I love it», Paola Pivi rilancia la potenza immaginifica del suo linguaggio, capace di tenere insieme gioco, pensiero critico e consapevolezza. Nella mostra, interroga il presente con leggerezza solo apparente, restituendo all’arte il ruolo di uno spazio attivo, pensato per generare relazioni con il pubblico e immaginare nuove forme di connessione tra l’essere umano e il mondo.

Jenny Dogliani, 10 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Paola Pivi a Perth tra orsi polari e visioni climatiche | Jenny Dogliani

Paola Pivi a Perth tra orsi polari e visioni climatiche | Jenny Dogliani