Nato in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta, il movimento artistico che fa capo al critico militante Germano Celant (fu lui il suo principale teorico a partire dal 1967) si sviluppò come aperta polemica al sistema artistico tradizionale. Gli artisti che vi aderirono e accettarono di essere inclusi sotto l’ombrello dell’Arte Povera realizzarono quindi delle opere difficili da esporre nelle gallerie d’arte e ancor più difficili da conservare all’interno di contesti più istituzionali, proprio per sfuggire alle regole del mercato e sfidare il concetto di collezionismo.
Gli elementi chiave della loro poetica, il rapporto tra uomo e natura e l’utilizzo di materiali «poveri» come terra, legno, ferro, scarti industriali, ad esempio, erano perfetti per creare installazioni in cui l’effimero diventava protagonista. Tra gli altri, Giuseppe Penone (Garessio, Cn, 1947) instaurò un rapporto intimo con l’albero, che divenne figura ricorrente nei suoi lavori (primo fra tutti «Continuerà a crescere tranne che in quel punto», 1968-2003, in cui il calco in bronzo della sua mano è nell’atto di stringere un tronco).
«Respirare il profumo delle foglie che ricoprono le pareti dell’ambiente, inalare la fragranza della resina estratta dagli alberi e versata in un tronco vuoto, sono azioni che ci permettono di percepire lo spazio della Serpentine come un continuum con la natura del parco che la circonda, spiega l’artista. Tutto il mio lavoro è un tentativo di esprimere la mia adesione e appartenenza alla natura, ed è con questo pensiero che ho scelto le opere per la mostra. I due percorsi che ho creato, all’interno della galleria e all’esterno di essa, nel parco, diventano due giardini integrati».
Dal 3 aprile al 7 settembre, Penone è invitato nel Regno Unito per la più completa mostra istituzionale oltremanica a lui dedicata: con il titolo «Thoughts in the Roots», i curatori Claude Adjil, Hans Ulrich Obrist e Alexa Chow, allestiranno nella Serpentine South di Londra una retrospettiva che metterà fianco a fianco opere dal 1969 a oggi.
«Siamo onorati di presentare la mostra di Giuseppe Penone alla Serpentine South. “Thoughts in the Roots” celebrerà la sua pratica quinquennale e svelerà le dimensioni visive, tattili e olfattive dei materiali che esplora. Rivelando le relazioni fragili e poetiche tra l’uomo e la natura, la mostra esemplificherà la ricerca sperimentale di Penone e conterrà nuove opere presentate per la prima volta nel Regno Unito ed estese ai Parchi Reali, affermano Bettina Korek, ceo delle Serpentine Galleries, e Obrist, direttore artistico delle stesse. Rispondendo alle stagioni della primavera e dell’estate, il delicato paesaggio di Penone alimenterà la missione della Serpentine di costruire nuove connessioni tra artisti e pubblico».
Disposte tra l’esterno e l’interno dell’istituzione londinese, le installazioni suggeriranno un dialogo tra il mondo naturale dei Kensington Gardens e la struttura espositiva artificiale, incarnando su larga scala i principi chiave dell’arista: le sinergie tra processo artistico e naturale. Esplorando il rapporto tra natura e corpo, Penone utilizza anche materiali organici per registrare il proprio respiro.
Tra le opere proposte per l’occasione: «Respirare l’ombra», un’installazione sensoriale fatta di foglie di alloro che avvolge le pareti della galleria; «Soffio di foglie», ovvero foglie di bosso impilate sulle quali l’artista si sdraia lasciando un’impronta del suo corpo e della sua respirazione; «A occhi chiusi» mostra l’interesse congiunto dell’artista nell’esplorare il rapporto tra la vista e l’atto di chiudere gli occhi, andando a creare uno spazio per l’immaginazione all’interno della mente; «Alberi libro», una scultura composta da dodici alberelli intagliati posti uno accanto all’altro; «Gesti vegetali», una serie di sculture che racchiude i gesti delle piante e il movimento del corpo e che sarà collocata in diversi vasi posizionati fuori dalle finestre della galleria.
La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista, progettato dall’Atelier Dyakova, che conterrà alcuni disegni e nuovi scritti di Penone, contributi di Ludovico Einaudi, altri testi contestualizzanti e un’intervista tra l’artista e Obrist per discutere dell’ispirazione e della pratica dell’artista.