Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliDestinare un patrimonio alla collettività con l’obiettivo di favorirne la crescita culturale, garantire nel tempo attività senza scopo di lucro, realizzare progetti concepiti per generare benefici a lungo termine: sono i principi su cui si fonda la mission della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre, istituita nel 2004 a L’Aquila per conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre (L’Aquila 1930-Roma 2009), storico e critico d’arte italiano di spicco, noto per il contributo fondamentale alla valorizzazione dell’arte contemporanea in Italia, in particolare negli anni Sessanta e Settanta.
Giovane storico dell’arte in un tempo in cui la necessità della ricostruzione materiale sembrava prevalere su quella, meno urgente ma altrettanto vitale, della ricerca della bellezza, Giorgio de Marchis ha sempre visto l’arte quale vero motore della rinascita: una ricostruzione che doveva essere, prima di tutto, umana. Questo sentimento profondo gli ha permesso di osservare e analizzare con rigore scientifico, ma non senza partecipazione emotiva, gli sviluppi dell’arte nel secondo dopoguerra. Tra i suoi contributi più significativi il saggio L’arte italiana dopo la seconda guerra mondiale, pubblicato nel 1982 all’interno della Storia dell’arte italiana.
Dopo il liceo a L’Aquila, Giorgio de Marchis si laurea in Filologia classica a Pisa e si trasferisce all’estero, a Parigi e Bruxelles. Rientra in Italia nel 1964, vincendo un concorso alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La sua carriera prosegue con incarichi come ispettore, soprintendente, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Tokyo e ispettore centrale al Ministero. Affianca all’attività istituzionale una produzione saggistica su riviste come «Art International», «L’Espresso», «Colloquio» e «Il Giornale dell’Arte». Il suo lavoro lo colloca ben presto tra i maggiori esperti delle espressioni artistiche della neo-avanguardia italiana degli anni Sessanta e Settanta.
Negli ultimi anni della sua vita, Giorgio de Marchis ha concentrato gran parte delle sue energie nella realizzazione del progetto della Fondazione che porta il suo nome, da lui stesso istituita e presieduta fino all’anno della sua scomparsa. Oggi la Fondazione, nata per custodire la memoria di de Marchis e diretta da Diana Di Berardino, si occupa di conservare, arricchire e rendere accessibile al pubblico l’archivio di arte contemporanea e la biblioteca raccolti dallo studioso nel corso della sua vita.
Attuale sede della Fondazione è Palazzo Cappa Cappelli, in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione dello storico Palazzo de Marchis, già Simeonibus (XVI-XVII secolo), antica residenza della famiglia de Marchis, gravemente danneggiato dal sisma del 6 aprile 2009. Un evento che, tuttavia, non ha interrotto le attività della Fondazione, custode di un ricchissimo patrimonio archivistico e bibliografico: oltre 200mila tra manifesti, locandine, inviti, brossure, cataloghi di mostre, monografie e saggi popolano la biblioteca della Fondazione. In termini di accessibilità, meritano particolare attenzione le attività legate a eventi, mostre e collaborazioni con artisti e istituzioni, organizzate con continuità dal 2018. Queste iniziative rispondono pienamente alla missione della Fondazione, che mira a promuovere la diffusione della cultura e dell’arte contemporanea. Dal 2006, inoltre, la Fondazione è in partenariato con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila. Grazie a una convenzione tra i due enti, studenti e laureandi hanno l’opportunità di acquisire competenze pratiche nelle metodologie di ordinamento archivistico e nelle tecniche di catalogazione libraria, entrando in diretto contatto con un patrimonio documentario di straordinario valore.
Il prossimo anno sarà un momento speciale per il capoluogo abruzzese, dopo la nomina a Capitale italiana della Cultura 2026. In questo contesto, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano. «In apertura delle iniziative per il 2026, la Fondazione propone un progetto che mira a interpretare e restituire, attraverso il linguaggio della fotografia contemporanea, l’immagine del paesaggio aquilano concentrando la ricerca nelle aree naturali che separano e al contempo uniscono L’Aquila ai centri storici minori. La produzione fotografica permetterà di riflettere sul rapporto tra cultura, arte e natura». Nel 2026 in programma anche eventi dedicati al Giappone, in omaggio alle attività svolte da Giorgio de Marchis nel Paese del Sol Levante, unito all’Aquila anche per un destino segnato da cicliche e dolorose vicende telluriche. Da questa affinità nasce l’idea della Fondazione di promuovere una serie di iniziative sul tema, tra cui lo spettacolo di «Teatro Nō», la mostra fotografica «Immaginare l’invisibile», a cura di Fabio Massimo Fioravanti: un focus sull’artista giapponese Shu Takahashi, amico personale di de Marchis. Infine un breve spaccato su Tiziana Fusari, artista marchigiana, aquilana d’adozione, scomparsa nel 2012. La sua ricca produzione artistica, che comprende opere su carta, tele, sculture, cartoline ricamate e sticker, è entrata a far parte del patrimonio della Fondazione dal 2020.
Altri articoli dell'autore
Siciliano di nascita, milanese di adozione, è noto a livello internazionale per la ricerca nel campo della luce e dello spazio: i suoi «Ludoscopi» sono conservati in vari musei in Italia e all’estero
Alla 76ma edizione del riconoscimento abruzzese, tra i più longevi e prestigiosi nel campo delle arti visive, anche una menzione speciale a Sergio Limonta e Angelo Mosca. Al via la collettiva di 25 artisti a cura di Massimiliano Scuderi
Seguendo gusto e passioni del poeta, traduttore, saggista, critico d’arte una mostra mette insieme le opere di artisti attivi fra Neocubismo e un rinnovato Espressionismo
Tra Palazzo De Sanctis e Palazzo Clemente sono distribuite le opere dell’artista poverista, tra energia, luce, stelle, per una personale che ripercorre la sua carriera sin dagli anni Sessanta