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I cunicoli della Villa dei Papiri a Ercolano

© Foto Parco Archeologico di Ercolano

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I cunicoli della Villa dei Papiri a Ercolano

© Foto Parco Archeologico di Ercolano

Per una nuova edizione critica dei papiri di Filodemo

Un progetto dell’Università di Pisa in collaborazione con il Cnr e la Biblioteca Nazionale di Napoli prevede lo studio e l’analisi, grazie a nuove tecnologie, di otto elementi della più antica storia delle scuole filosofiche greche a noi pervenuta

Graziella Melania Geraci

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Mentre Elon Musk, per supportare il proprio amore per la romanità, finanzia con 2 milioni di dollari la lettura con l’Intelligenza Artificiale dei papiri ercolanesi non srotolati, c’è un programma tutto italiano che indaga quelli già svolti e che sorprende per i risultati ottenuti.

Su circa 2mila papiri custoditi nell’Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli, il progetto Erc Advanced Grant 885222-GreekSchools concentra il proprio studio su otto rotoli attribuiti alla Rassegna dei filosofi di Filodemo di Gadara, la più antica storia delle scuole filosofiche greche a noi pervenuta. Conservati in circa 50 cornici, contenitori che preservano le sezioni in cui sono divisi, i papiri sono già stati in passato oggetto di analisi ma l’impresa attuale li esplora attraverso nuove tecnologie che ne hanno rivelato porzioni finora illeggibili e che stanno fornendo informazioni fondamentali per la papirologia e non solo. «La stragrande maggioranza delle opere classiche non è giunta fino a noi, abbiamo solo quelle che nel II e nel IV secolo d.C. si decise di continuare a copiare, tutte le altre sono andate perdute: ad esempio della produzione di Filodemo non ci era pervenuto nulla. Un vero e proprio naufragio della letteratura antica la cui àncora di salvezza è proprio nei papiri di Ercolano, che ci restituiscono opere importantissime», così Graziano Ranocchia, professore ordinario di Papirologia all’Università di Pisa, responsabile del progetto, introduce GreekSchools.

Attraverso la collaborazione dell’Università di Pisa, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, di due differenti istituti del Cnr, l’Istituto di Linguistica Computazionale, e l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, e della Biblioteca Nazionale di Napoli, il programma si prefigge di offrire una nuova edizione critica della Rassegna dei filosofi di Filodemo, di individuare e classificare gli strati sovrapposti e sottoposti, di leggere il testo nascosto tra i vari strati, di rivelare il verso di rotoli opistografi (cioè scritti anche sul rovescio) e infine di produrre edizioni digitali collaborative di papiri mediante lo sviluppo di una piattaforma web open-access e open-source. Alcune delle tecniche innovative usate sono l’imaging iperspettrale nell’infrarosso a onde corte, la fotografia tecnica, l’imaging terahertz, la tomografia ottica a radiazione coerente, la fluorescenza a raggi X, la microscopia 3D e la termografia attiva

Microscopio ad alta risoluzione. Crediti G.M. Geraci

«GreekSchools è un progetto prestigioso finanziato dall’European Research Council (Erc), la punta di diamante del finanziamento della ricerca in Europa, racconta il professor Ranocchia. Sono progetti importanti, il nostro è di poco meno di 2 milioni e mezzo, in via eccezionale con quattro beneficiari anziché uno solo. Ogni anno vengono erogati diversi finanziamenti, ma su base competitiva: il tasso di successo è basso, solo il 2% delle domande vengono accettate». Partito nel 2021, GreekSchools ha portato subito dei risultati importanti e pubblicati su svariate riviste scientifiche a opera di papirologi, fisici, chimici, diagnosti, informatici, tutti coinvolti nel progetto. È del 2023 l’articolo apparso su «Scientific Reports» («Nature») che ha descritto la scoperta delle griglie di tracciatura che delimitavano la redazione del testo nei papiri, linee di cui non c’era finora evidenza diretta e la cui rivelazione è avvenuta grazie all’utilizzo dell’imaging a fluorescenza a raggi x tramite strumentazione prototipale sviluppata dal Cnr. 

Sofia Ceccarelli, diagnosta dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Ispc) del Cnr, gestisce le attività di ricerca del progetto dal punto di vista scientifico: «Le tecniche per studiare i beni culturali sono moltissime, tanto da esserci una disciplina chiamata scienza della conservazione; il mio ruolo è individuare quale potrebbe essere più utile e a quale dei papiri applicarla. Il progetto si è evoluto negli anni, si è andati a tentativi perché questa tipologia di manufatto non è mai stata studiata in modo così sistematico. I papiri non possono essere trasportati al di fuori della Biblioteca Nazionale di Napoli, pertanto, abbiamo installato nell’Officina strumentazioni e laboratori fissi, ad esempio un microscopio ad alta risoluzione con un’ottica nell’infrarosso. Grazie a questo tipo di visualizzazione possiamo sfruttare la differenza di proprietà ottiche nell’infrarosso tra il substrato di papiro e l’inchiostro, ricordando che si tratta di superfici carbonizzate, quindi nere, su cui si dovrebbe leggere l’inchiostro anch’esso nero. Il macchinario è stato sviluppato in Giappone e ne sono stati realizzati solo due esemplari, uno per noi e uno per il Vaticano. Il secondo laboratorio fisso comprende la strumentazione per la fotografia tecnica. Usiamo una macchina fotografica modificata alla quale viene tolto il filtro di fabbrica così da poter acquisire immagini nell’infrarosso, nell’ultravioletto e in luce radente ottenendo tre differenti tipologie di informazioni. Alcuni dei risultati preliminari sono stati mostrati a Paestum in occasione dell’ultima edizione di “Archeovirtual”, organizzata dal Cnr Ispc all’interno della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. Attraverso una modalità di visione virtuale si poteva visualizzare un’immagine ad alta risoluzione del papiro nell’infrarosso per leggerne dei frammenti. Un altro sistema di analisi in situ è la Reflectance transformation imaging (Rti) che consente di ottenere un’immagine iperrealistica con illuminazione variabile e fornisce informazioni sulla sua morfologia, ad esempio dove non aderisce al cartoncino o dove ci possono essere più strati, permettendo anche di identificare lettere tra le pieghe del papiro». 

Il gruppo di studio si serve anche di laboratori mobili, alcuni appartenenti ai partner di progetto, come quello di Catania e Perugia, del Cnr, e altri esterni chiamati su invito come il gruppo dell’Università di Notthingam. «I dati ottenuti sono numerosissimi, continua Ceccarelli, ma vanno elaborati e interpretati facendo incontrare due mondi, quello tecnico-scientifico e quello filologico della papirologia. Il progresso tecnologico è importante ma l’interpretazione filologica è fondamentale per il progetto e per poter poi produrre anche delle pubblicazioni».

Così nel primo volume della collana «Papyri Graecae Herculanenses», che corrisponde al primo libro della Rassegna dei filosofi, sono stati adottati nuovi criteri editoriali e i facsimili di tutte le fonti testuali. Le edizioni beneficiano inoltre dei più recenti progressi nell’applicazione di tecniche non invasive del progetto che hanno reso possibile un incremento di comprensione del testo del 30% in più rispetto alle edizioni passate.

Alcuni papiri conservati presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi

Graziella Melania Geraci, 25 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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