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Giulio Turcato, «Asteroide», Savona, Musei Civici

© Civici Musei Savona

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Giulio Turcato, «Asteroide», Savona, Musei Civici

© Civici Musei Savona

Pertini, partigiano, presidente e collezionista: un ritratto a Mestre

Premiata con la medaglia d’oro dal presidente Mattarella, la mostra all’M9-Museo del ’900 espone una selezione della raccolta di opere donate ai Musei Civici di Savona 

Camilla Bertoni

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Fino al 31 agosto 2026 M9-Museo del ’900, diretto da Serena Bertolucci, presenta la mostra «Pertini. L’arte della democrazia»: la prima esposizione dedicata a uno dei più carismatici personaggi politici italiani, premiata con la medaglia d’oro dal presidente Mattarella, dà modo di conoscere anche il Pertini collezionista d’arte contemporanea, grazie a una selezione della sua raccolta di opere che, da Savona, la sua città, alla quale è stata donata, è qui esposta. La curatela è della stessa Bertolucci con lo staff interno del museo, Michelangela Di Giacomo, Livio Karrer, Giuseppe Saccà, con Luca Bochicchio storico dell’arte, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Verona, e con la partecipazione di Valentina Frascarolo, direttrice dei Musei Civici di Savona, che hanno raccolto la donazione della collezione d’arte di Sandro Pertini (Stella, Sv, 1896-Roma, 1990).

Serena Bertolucci, perché una mostra su Pertini, oggi?
«Pertini. L’arte della democrazia» è una mostra che nasce intorno a un aspetto inedito della vita di Sandro Pertini, quello di collezionista che affida un preciso ruolo all’arte, quello di tramite d’eccezione della memoria. Ed è proprio la memoria il motivo: un museo come il nostro, unico in Italia a occuparsi di storia del Novecento, nel 130mo anniversario della nascita di Pertini e in vista delle celebrazioni dell’80mo della nascita della Repubblica, non poteva perdere l’occasione per proporre un motivo di riflessione e di approfondimento in questa direzione.

Come si inserisce questa mostra nella programmazione del museo?
È l’esatto specchio della missione di M9, che è quella di fornire al visitatore la cassetta degli attrezzi per orientarsi in un secolo complesso come il Novecento. Sotto questo punto di vista, non c’è figura più rappresentativa di Pertini, la cui vita abbraccia un intero secolo di storia e, grazie ai panorami che apre, consentirà al Museo di organizzare numerosi eventi di approfondimento collaterali e un public program denso e sfaccettato. Sono molte, ad esempio, le richieste che riceviamo dalle scuole per i laboratori sulla Costituzione o sui percorsi storico artistici. La mostra ci consente dunque di unire percorsi espositivi e di education, ponendosi inoltre in naturale dialogo con l’esposizione permanente.

Si tratta di una mostra storica, ma non solo.
È una mostra che declina la memoria in molte maniere diverse: lo fa con dipinti e sculture dei più grandi artisti di quel momento (Messina, Rosai, Guttuso, Morandi, Sironi, Vedova e Sassu, solo per citarne alcuni), ma anche con documenti inediti, manifesti, immagini storiche e oggetti, come la pipa o la sua Fiat 500, per esempio. La storia trova qui una rappresentazione plastica impressionante.

Pertini e la sua libreria

Quali sono i criteri secondo cui il percorso espositivo e gli allestimenti sono stati costruiti?
Noi parliamo di una mostra, ma in realtà sono tre. Il suo cuore è la sezione dedicata alle opere d’arte in un percorso che ha il colore nero come filo conduttore. Tutto intorno si sviluppa il percorso storico in bianco, una lunghissima timeline in movimento che si anima di immagini, video e oggetti. Entrambe giocano su tappe comuni dove la storia della collezione si intreccia con la vita di Pertini. C’è poi una sezione a parte dedicata alle vignette: Pertini ne conservava in originale centinaia dei più grandi disegnatori, da Pazienza a Forattini.

M9 ha meno di dieci anni: come si stanno rafforzando la sua presenza e la sua interazione con il territorio? Che tipo di pubblico lo frequenta?
Abbiamo un pubblico molto vario: siamo molto attenti alla comunità locale, ma abbiamo anche iniziative che guardano al pubblico nazionale. La crescita è vistosa e graduale, anno dopo anno, e questo ci rende molto fiduciosi nel futuro. Anche l’età è molto varia: per la missione e la tipologia stessa del Museo, la platea a cui guardiamo con più attenzione è naturalmente quella dei più giovani, ma l’auspicio, e la realtà che si sta delineando, è diventare sempre più il museo di tutti.

L’installazione interattiva al centro della mostra: che tipo di contributo porterà al ritratto storico di Pertini? 
È un modo nuovo di utilizzare l’Intelligenza Artificiale, reso possibile dalla competenza di H-Farm, un’eccellenza del nostro territorio, e da una nuova visione di curatela digitale. L’installazione, che si intitola «Parlami di Sandro», potrà rispondere a tutte le domande e le curiosità su Pertini personalizzando la risposta in base agli interessi e l’identikit anagrafico di chi pone la domanda. Auspichiamo che questa sezione, che è l’esito di un lungo lavoro di ricerca, possa dare un contributo a livello nazionale sui modi in cui l’IA può essere utile per la valorizzazione del patrimonio culturale.

Anche la figura di Pertini è stata oggetto di revisionismi, il Comune di Lucca gli ha negato l’intitolazione di una strada nel 2023 «perché partigiano»; sul web non gli perdonano gli elogi a Stalin del 1950 o l’omaggio a Tito nel 1980, ma anche episodi accaduti durante la sua militanza partigiana: questa mostra potrà contribuire a pacificare la lettura delle vicende storiche da lui vissute come protagonista? 
Essere il museo del Novecento implica porsi anche come veicolo di analisi e comprensione degli accadimenti e questo può avvenire solo attraverso la divulgazione della conoscenza. Una mostra non è un processo di canonizzazione, bensì di conoscenza: è questo il contributo che vogliamo dare a un processo di pacificazione nazionale che è sempre più necessario. In questo senso, chi si occupa di cultura si deve prendere questa responsabilità. 

Quanto resiste al tempo la memoria di Sandro Pertini?  
È fortissima e molto presente: ancora oggi sono attive forme di rievocazioni pop che stupiscono per quanto fantasiose e talvolta anche improbabili, dalle magliette ai giocattoli. Un processo che pare inarrestabile.

Emilio Vedova, «Lo Stregone», 1948

Camilla Bertoni, 20 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Pertini, partigiano, presidente e collezionista: un ritratto a Mestre | Camilla Bertoni

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