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Pittore o notaio?

Pittore o notaio?

Margherita Oggero

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Un pittore difficilmente biografabile Georges Seurat, a differenza di quasi tutti i colleghi suoi contemporanei, una specie di «notaio» secondo l’acidula definizione di Degas che pure lo stimava, un artista freddo, la cui vita privata appariva insondabile. Eppure Francesco Poli ce lo restituisce presente e vivo attraverso un’intervista impossibile, o meglio grazie a un «gioco bio-topografico degli appuntamenti» (immaginari) e a una paziente e scrupolosa ricerca su tutti i documenti d’epoca e successivi.

È un viaggio nei luoghi di Parigi abitati o frequentati da Seurat, visitando ciò che resta della città di allora e rievocando ciò che è stato distrutto o è talmente mutato da risultare irriconoscibile; è una conversazione affabile tra il biografo e lo spirito del pittore, che in parte chiarisce e spiega il mistero della sua vita.

Si parte dal Père Lachaise, davanti a una tomba negletta, in cui «il senso di desolazione è accentuato da uno squallido bouquet di vecchi fiori viola di plastica attaccato alla griglia». In quel luogo riposano le spoglie di famiglia. Mancano quelle del figlioletto Pierre Georges, morto pochi giorni dopo il padre, anch’esso di difterite: un bimbo illegittimo, avuto da una modella, della cui esistenza la famiglia fu al corrente solo quando Seurat, la compagna e il bambino furono portati nella casa paterna in boulevard Magenta, dove padre e figlio morirono. Le spoglie di Pierre-Georges furono spostate per difendere il decoro familiare?

Si prosegue nella flânerie per andare dove sorgeva il mitico Circo Fernando poi Medrano (ora abbattuto e ricordato solo da una targa), più volte dipinto da molti artisti che gravitavano intorno ai cabaret e ai caffè concerto. Poi davanti all’Ecole Nationale des Beaux-Arts per rievocare i maestri, i compagni e i testi di studio sulla tecnica pittorica e i colori. E ancora, davanti agli atelier in cui il pittore lavorò e visse.

Una parte consistente del libro è dedicata alle riflessioni sulla luce e sulla messa a punto del cromo-luminarismo, al Salon des Indépendants (la fondazione della società, i soci, le polemiche, le mostre) e soprattuto alla illuminante lettura di alcuni capolavori di Seurat («La Baignade», «La Grande Jatte», «La Parade», «Le Chahut», «La Tour Eiffel», «Le Cirque») che attraverso le parole di Poli rivelano pienamente la loro enigmatica bellezza, spesso intrisa di lucida ironia. 

Il pittore solitario Seurat e la Parigi moderna
di Francesco Poli
164 pp.
ElectaStorie, Milano 2017
€ 18,90
 

Margherita Oggero, 18 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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