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La locandina della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Mondiale Unesco

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La locandina della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Mondiale Unesco

Più turismo culturale con la cucina italiana nel patrimonio Unesco

Le valutazioni Fiepet indicano incrementi realistici tra il 6% e l’8% nei primi anni successivi al riconoscimento, per poi assestarsi su una crescita più moderata, tra il 2% e il 3%

Gianfranco Ferroni

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Turismo culturale e cucina italiana, intesa perfetta. La spesa dei viaggiatori stranieri nei ristoranti, nei bar e nei pubblici esercizi italiani continua ad aumentare. Se nel 2024 i visitatori internazionali hanno lasciato in Italia 12,08 miliardi di euro, con un incremento del 7,5% rispetto al 2023, le anticipazioni del 2025 indicano una crescita ulteriore e un totale atteso di circa 12,68 miliardi di euro, pari a un aumento del 5%. Parallelamente, i viaggi turistici legati all’enogastronomia generano oggi 9 miliardi di euro di spesa diretta, un valore che conferma quanto la cucina italiana sia ormai uno dei principali motivi di scelta della destinazione del turismo culturale. È quanto emerge dalle stime elaborate da Fiepet Confesercenti su dati Banca d’Italia, Unioncamere e Movimprese, e diffuse in occasione dell’assemblea nazionale per la riconferma di Giancarlo Banchieri alla guida dell’associazione di categoria. Numeri che confermano quanto sostenuto dal ministro della Cultura Alessandro Giuli: «Il patrimonio culturale e gastronomico è capace non solo di raccontare i luoghi ma anche di sostenere turismo ed economia reale».

Con la cucina italiana Patrimonio Mondiale Unesco, l’impatto sulle presenze turistiche sarebbe immediato. Le valutazioni Fiepet indicano incrementi realistici tra il 6% e l’8% nei primi anni successivi al riconoscimento, per poi assestarsi su una crescita più moderata, tra il 2% e il 3%, nell’arco dei cinque anni successivi. Complessivamente, è possibile che la spinta generi circa 18 milioni di presenze turistiche in più in due anni. Oltre all’aumento dei visitatori, si aprirebbe un ventaglio di opportunità economiche e culturali. La dieta mediterranea troverebbe un nuovo slancio internazionale; le tipicità locali e i territori di produzione delle eccellenze potrebbero beneficiare di un’attenzione rinnovata; crescerebbe la domanda per modelli di alimentazione sana, insieme al potenziale di espansione dell’export agroalimentare. Si tratterebbe, in sintesi, di una leva promozionale di valore incalcolabile per migliaia di imprese della ristorazione, dell’agroalimentare e dell’accoglienza.

«Alcuni benefici sarebbero quasi automatici, osserva Giancarlo Banchieri, presidente nazionale Fiepet Confesercenti, un riconoscimento Unesco agirebbe da moltiplicatore per turismo, economia e immagine del Paese. Ma perché questa spinta si traduca in sviluppo reale servono politiche lungimiranti: semplificazione amministrativa, sostegno agli investimenti, formazione qualificata e regole stabili per le imprese che ogni giorno rappresentano l’Italia. E c’è un tema che non possiamo più eludere: un’impresa della ristorazione su due fatica a trovare personale, non solo per carenza di candidati, ma per mancanza di competenze adeguate. Le imprese hanno bisogno anche di lavoratori provenienti dall’estero, ma occorre un passo in avanti deciso: serve lavorare sulla formazione fuori dai confini nazionali e serve un sostegno concreto, perché finora abbiamo fatto tutto da soli. Senza un intervento strutturale, il divario tra domanda e offerta continuerà a frenare il settore proprio mentre le opportunità crescono». Si tratta «di un presidio culturale, un motore economico», conclude Banchieri, e «se il mondo riconoscerà ufficialmente il valore della nostra cucina, dovremo essere pronti a trasformare questa occasione in sviluppo duraturo».

Gianfranco Ferroni, 18 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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