Marcel Proust (Auteuil, 1871-Parigi, 1922) è uno degli scrittori che fanno parte dell’immaginario collettivo, fosse anche solo per il famoso profumo delle madeleines. Molto meno conosciute sono le sue idee intorno alle arti plastiche, eppure il suo approccio estetico è evidente in tutti i suoi libri, negli ambienti artistici, monumentali e paesaggistici che ricrea, così come negli artisti contemporanei o del passato che riecheggiano nelle sue pagine, servendogli da stimolo.
A partire da queste considerazioni fino all’8 giugno il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid presenta la rassegna «Proust e le arti», che mette in luce il legame tra le arti visive e la vita e l’opera dello scrittore. In mostra 136 opere, selezionate dall’ex direttore del Museo del Prado, Fernando Checa, con la collaborazione di Dolores Delgado, conservatrice di Pittura antica del Museo Thyssen Bornemisza. Oltre a dipinti di Rembrandt, Vermeer, Van Dyck, Watteau, Turner, Fantin-Latour, Manet, Monet, Renoir e Whistler, tra gli altri, una scultura di Antoine Bourdelle e gli abiti di Mariano Fortuny e di altri creatori dell’epoca, la mostra comprende una selezione di libri di Proust provenienti dalla Bibliothèque Nationale de France e dalla Biblioteca del Ateneo di Madrid.
Proust era innamorato della Parigi in cui viveva, la capitale cosmopolita e ricca della Terza Repubblica, la città degli spettacoli, dei ristoranti e dei caffè, trasformata dalle riforme urbanistiche del barone Haussmann e illuminata dall’elettricità. Proust era affascinato da tutti gli aspetti della nascente modernità che i pittori impressionisti plasmavano nelle rappresentazioni degli ambienti di Parigi e lo dimostrava nei suoi scritti. Il percorso espositivo inizia con una delle sue prime opere pubblicate, I piaceri e i giorni (1896), che evidenzia il suo precoce interesse per le arti, la musica, il teatro e, soprattutto, la pittura che lo converte in un assiduo visitatore del Louvre. Questo interesse si fa ancora più evidente nel suo capolavoro, Alla ricerca del tempo perduto, pubblicato in sette parti tra il 1913 e il 1927. La Parigi della Terza Repubblica, in particolare la zona attorno agli Champs-Élysées, al Bois de Boulogne e ai palazzi aristocratici del Faubourg Saint-Germain, così come le spiagge e le coste della Francia settentrionale, sono alcuni degli scenari in cui si svolge il romanzo, che si ritrovano anche nei dipinti di pittori come Manet, Pissarro, Renoir, Monet, Boudin e Dufy. D’altra parte, l’importanza del teatro nei romanzi di Proust si riflette nell’imponente dipinto di Georges Clairin, conservato nel Museo del Petit Palais di Parigi, raffigurante la mitica attrice Sarah Bernhardt, che ispira l’onnipresente personaggio di Berma.
La mostra analizza anche altri temi rilevanti della relazione di Proust con le diverse espressioni artistiche, iniziando proprio dalla nascita e dal consolidamento negli ultimi decenni dell’Ottocento di una disciplina nuova e moderna, la Storia dell’arte, che attira tutte le sue attenzioni. Nel percorso si fa evidente anche la sua passione per le cattedrali, l’architettura gotica e le città d’arte, come Venezia, dove si recò due volte. Proprio da Venezia parte la poco nota «connessione spagnola» dello scrittore che nella laguna conosce Raimundo de Madrazo e Mariano Fortuny y Madrazo, di cui sono esposti alcuni abiti e tessuti per introdurre il tema della moda, essenziale nell’opera di Proust.

Paul César Helleu, «Interno della Cattedrale di Reims», 1862, Museo delle Belle Arti di Rouen

Claude Monet, «Ninfee», 1916-19, Basilea, Fondazione Beyeler