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René Magritte, «La reconnaissance infinie», 1933, venduto da Christie's a Londra il 5 marzo 2025 a 10,3 milioni di sterline. © Christie’s 2025
René Magritte. Dipinti
Rispetto a sei mesi fa, l’impressione apparente è che René Magritte (1898-1967) sia crollato. In realtà, è solo un logico rallentamento dopo un 2024 stellare dominato dal suo record assoluto, «L’empire des lumières» del 1954 (146x114 cm), dove luci e ombre si ribaltano. L’opera, il 19 novembre 2024 da Christie’s a New York, ha totalizzato 121 milioni di dollari. È un dipinto iconico e difficilmente un risultato di tale entità si ripeterà a breve. Sembra quasi un’anomalia che condiziona la lettura del grafico rispetto a un artista che cresce costantemente, tanto che nell’ultimo biennio ha avuto un balzo del 40%. Analizzando il trend dal 2011 a oggi appare evidente come Magritte abbia rappresentato un ottimo investimento con un incremento complessivo del 137,3% (+9,1% annuo). Del resto, il 5 marzo 2025 da Christie’s a Londra «La reconnaissance infinie», del 1933 (100x70,2 cm), lontana dai toni sin troppo suadenti delle opere successive, ha fatto fermare il martello del banditore a 10,3 milioni di sterline. Il risultato non ha suscitato particolare clamore, ma non va dimenticato che il 25 giugno 2001 la medesima opera era stata pagata, sempre da Christie’s, appena 718mila sterline. Oltre dieci volte di meno.


Paul Delvaux, «La ville endormie», 1938, venduto da Christie's a Londra il 5 marzo 2025 a 6,1 milioni di sterline. © Christie’s 2025
Paul Delvaux. Dipinti
La scalata di Paul Delvaux (1897-1994) è ancora tutta da verificare. Ma è certo che il pittore belga sia la vera sorpresa di questo primo scorcio dell’anno: il 5 marzo 2025 da Christie’s a Londra sono state aggiudicate tre sue opere per un totale di 12,8 milioni di sterline. Il prezzo più alto lo ha messo a segno «La ville endormie», grande dipinto del 1938 (150,7x175,7 cm) che si è imposto per 6,1 milioni di sterline, tre volte al di sopra delle stime. Nella stessa vendita, «Les belles de nuit», 1936, di 100x100 cm, è passato da una stima minima di 600mila sterline a un risultato finale di 4,4 milioni. Sebbene le aspettative fossero sin troppo caute, le performance sono apparse particolarmente brillanti consentendo a Delvaux di recuperare le posizioni perse negli ultimi anni. Così, il grafico ha ripreso vigore e l’artista, che aveva un’adorazione per Giorgio de Chirico, dal 2011 ad oggi ha avuto un incremento medio dell’80,1% (5,3% annuo) percentuale che rimane tuttavia leggermente inferiore rispetto all’andamento della Borsa italiana. Se invece si fa un paragone con il picco del 2016, è facile rendersi conto come, rispetto a quell’anno d’oro, l’incremento sia stato del 24,6%. Poco più che marginale.


Joan Miró, «Peinture (Femmes, lune, étoiles)», 1949, venduto da Christie's a Parigi il 20 ottobre 2023 a 20,7 milioni di euro. © Christie’s 2025
Joan Miró. Dipinti
Appena il 18%. Questa è stata la crescita media dei dipinti di Joan Miró (1893-1983) dal 2011 ad oggi. Un’inezia per il geniale maestro del Surrealismo che sul mercato viene penalizzato da una produzione altalenante che non fidelizza la clientela e che nei primi mesi del 2025 ha già accumulato un invenduto del 22,4%. Danneggiato dalla sua stessa popolarità, i prezzi per le opere di minor consistenza sono ancora inferiori ai 150mila euro e nemmeno i dipinti della fascia alta hanno un andamento costante. Basti pensare che il suo primato risale al 19 giugno 2012 quando «Peinture (Etoile bleue)» del 1927 (115,5x89 cm) è stato battuto da Sotheby’s a Londra per 23,5 milioni di sterline. Otto anni dopo, il 28 luglio 2020, Sotheby’s a Londra proponeva un dipinto molto simile, «Peinture (Femme au chapeau rouge)», sempre del 1927, di 130x97,2 cm; la richiesta massima era di 30 milioni di sterline ma l’aggiudicazione non è andata oltre 22,3 milioni. Nel tempo, non sono mancate improvvise fiammate e il 20 ottobre 2023 da Christie’s a Parigi una poetica composizione del 1949, «Peinture (Femmes, lune, étoiles)» di 73,1x92,1 cm si è imposta per 20,7 milioni di euro. Ma non è bastata per far cambiare rotta al mercato.

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