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Esperti del Chu di Tolosa al lavoro sul sarcofago e sullo scheletro rinvenuti sotto il transetto di Notre-Dame. Si ritiene che i resti appartengano a Joachim du Bellay

© Denis Gliksman, Inrap

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Esperti del Chu di Tolosa al lavoro sul sarcofago e sullo scheletro rinvenuti sotto il transetto di Notre-Dame. Si ritiene che i resti appartengano a Joachim du Bellay

© Denis Gliksman, Inrap

Risolto il mistero del «cavaliere» di Notre-Dame: è Joachim du Bellay

Sin dal 2022, gli archeologi dell’Inrap hanno condotto una campagna di scavi nel cantiere di restauro dentro e fuori la Cattedrale parigina. A due anni di distanza, gli esperti sono riusciti ad attribuire i resti di un sarcofago al poeta cofondatore della Pléiade

Luana De Micco

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Dopo l’incendio dell’aprile 2019 che ha parzialmente distrutto la Cattedrale di Notre-Dame, gli archeologi dell’Inrap, l’Institut national des recherches archéologiques préventives, avevano avuto l’opportunità straordinaria, nel 2022, di portare avanti una campagna di scavi sul cantiere di restauro dentro e fuori la chiesa

A distanza di due anni, il mistero del sarcofago del «cavaliere», che era stato rinvenuto all’epoca sul sito, potrebbe essere stato risolto: secondo gli esperti, contiene le spoglie del poeta Joachim du Bellay, cofondatore della scuola letteraria Pléiade, morto nel 1560, a 38 anni. Nel corso degli scavi l’Inrap ha rinvenuto un ampio spazio funerario dentro la Cattedrale, con un centinaio di sepolture e fosse con i corpi avvolti nei sudari o deposti in sarcofagi di legno. È all’incrocio del transetto, dove poi è stato montato il ponteggio di 700 tonnellate necessario per ricostruire la guglia di Viollet-le-Duc, bruciata nel rogo, che si sono fatte le scoperte più interessanti: due sarcofagi di piombo, molto ben conservati, il cui materiale di qualità e la collocazione, proprio al centro della chiesa, avevano subito fatto ipotizzare di aver trovato le spoglie di personalità importanti. 

Uno dei defunti è stato identificato senza difficoltà anche grazie a un’epigrafe: si tratta di un alto dignitario della Chiesa, Antoine de la Porte, canonico di Notre-Dame e ricco mecenate, morto nel 1710 a 83 anni. Per scoprire l’identità del secondo erano necessarie analisi accurate, affidate all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Tolosa, i cui risultati sono stati pubblicati a settembre nel primo bilancio degli scavi dell’Inrap. È emerso che le spoglie appartenevano a un giovane uomo, malato di tubercolosi ossea, con una deformazione dell’osso del bacino tipica di chi cavalca molto. Il cranio segato e lo sterno fratturato dimostravano poi che il corpo era stato sottoposto ad autopsia prima di essere imbalsamato. Questi elementi hanno condotto i medici all’ipotesi giudicata «solida» di aver trovato lo scheletro di du Bellay, che era affetto da grave tubercolosi e fu un cavaliere provetto. È noto che lo zio di Joachim, il cardinale Jean du Bellay, volle farlo inumare a Notre-Dame, nella Cappella Saint-Crépin, ma la sua tomba non era mai stata ritrovata. 

Gli scavi hanno permesso di rivelare diversi altri segreti di Notre-Dame. Per la prima volta è stato possibile osservare le fondamenta massicce che sostengono le torri e i pilastri, retti da traversi. Sono stati identificati i resti di un edificio carolingio precedente alla costruzione della chiesa e portati alla luce più di mille frammenti del jubé di Notre-Dame, il tramezzo di pietra tra coro e navata costruito intorno al 1230 e demolito alla Rivoluzione. Più di 700 di questi frammenti scultorei, che rappresentano personaggi, decori vegetali o elementi architettonici, conservano le policromie delle origini e fino al 16 marzo 2025 sono in mostra al Musée de Cluny.

Luana De Micco, 29 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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