Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliGiovedì 30 gennaio sono stati presentati, dal Parco Archeologico del Colosseo, i restauri e l’apertura al pubblico (dal 3 febbraio) della Schola praeconum del Palatino. Un mosaico pavimentale a fondo bianco su cui si tagliano otto figure in nero, recanti un caduceo, un vessillo e un bastone, dell’inizio del III secolo d.C., ha portato gli archeologi, già da fine ’800, a ritenere il rudere ubicato nella parte meridionale del colle Palatino, quella che affaccia sul Circo Massimo, il Collegio degli araldi, ovvero dei banditori pubblici, «praecones» in latino.
Al muro dello stesso ambiente ipogeo, si ammira invece un fregio dipinto con figure maschili alte al vero, intente a reggere in mano un bastone e un serto di fiori, e a impartire ordini, in un contesto probabilmente tricliniare. Gli araldi ritratti nel pavimento, invece, sono presumibilmente quelli addetti a proclamare i nomi dei vincitori delle gare ippiche che si svolgevano nel prospiciente Circo Massimo. Il caduceo che recano è emblema del dio Mercurio, araldo degli dei.
I monumentali ambienti della Schola praeconum, sormontati, nelle parti residue, da una sequenza di tre grandi volte, recano tracce di una frequentazione avvenuta fino al VI secolo d.C. Una moderna rampa e un’illuminazione predisposta dalla ditta specializzata iGuzzini (che ha anche sponsorizzato in parte i lavori), permette ora il raggiungimento e la fruizione di questo ulteriore perla del già ricco colle Palatino.
Il tutto, grazie ai 500mila euro provenienti del Pnrr «Caput Mundi», in un intervento articolato che ha visto Federica Rinaldi quale responsabile unico e Aura Picchione nelle vesti di direttore dei lavori. L’intervento ha compreso la predisposizione alla fruizione dell’intera area, comprensiva anche dei resti di un cortile rettangolare circondato da un portico: un pilastro angolare e una colonna in marmo cipollino sono ancora visibili in situ, proprio di fronte all’ambiente mosaicato e dipinto.
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