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Ponte del Rialto, Riva del Vin. Quando fu scattata la foto, intorno al 1900, sei gradini erano puliti. Foto Osvaldo Böhm

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Ponte del Rialto, Riva del Vin. Quando fu scattata la foto, intorno al 1900, sei gradini erano puliti. Foto Osvaldo Böhm

SOS Venezia | L’appello al Presidente del Consiglio dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

A pochi giorni dal COP26 di Glasgow sul cambiamento climatico non esiste ancora nessun piano per salvare Venezia dall’innalzamento del mare

Gherardo Ortalli, Andrea Rinaldo, Anna Somers Cocks

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Signor Presidente del Consiglio,

sotto la Sua guida e con l’assistenza finanziaria dell’Unione Europea, questo è il momento in cui si stanno attuando significativi cambiamenti nel modo in cui l’Italia è guidata. Questo ci ha incoraggiato a fare appello a Lei per prendere atto della minaccia rappresentata per la città e la laguna di Venezia dall’innalzamento del livello del mare e agire per prevenirla, perché non solo Venezia, ma l’Italia nel suo insieme è impreparata ad affrontarne gli effetti, mentre i Paesi Bassi, il Regno Unito e molti altri Paesi, regioni e persino città stanno pianificando a lungo termine come fronteggiare il pericolo futuro, alcuni anche oltre il prossimo secolo.

Da almeno un decennio gli scienziati sanno che il livello relativo del Mare Mediterraneo aumenterà alla stessa velocità degli oceani, con conseguenze letali per Venezia se qualora non si intervenga tempestivamente. Diverse fonti autorevoli hanno affermato che non c’è dubbio sul fatto che il livello relativo del mare crescerà fino a un valore non sostenibile per la laguna e la sua città storica. Sappiamo anche quando questo accadrà: verosimilmente entro la fine del secolo, cioè entro la vita dei nostri nipoti.

Le proiezioni regionali contenute nel sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel for Climate Change recentemente pubblicate (luglio 2021) prevedono un aumento del livello medio del mare entro il 2100 di 28-55 centimetri nel loro scenario più ottimistico di riscaldamento globale; da 63 a 101 centimetri nello scenario più pessimistico. Nel loro scenario intermedio (ritenuto il più probabile) relativo a un aumento medio della temperatura di 2,1-3,5 gradi, l’innalzamento del livello medio del mare risulterebbe essere di 44-76 centimetri, che, nel caso di Venezia, sarà aggravato dall’inevitabile subsidenza naturale (stimata in circa 2 mm all’anno) della piattaforma geologica su cui si fonda Venezia.

Pur considerando come imprescindibile il garantire un piano tempestivo e affidabile per la gestione delle operazioni e per la manutenzione delle esistenti barriere di protezione delle alte maree eccezionali (il MoSE), ciò significa che, nell’attuale modalità operativa, le barriere dovrebbero essere chiuse in media più di 260 volte l’anno. Questo comporterebbe la perdita dell’attuale ecosistema lagunare e danni insostenibili alla città. Le barriere mobili sono indispensabili e vanno manutenute ad ogni costo, anche perchè ci danno il tempo di pianificare un programma di interventi che affronti il problema cronico che sta profilandosi a livello globale. Servono altre soluzioni, anche se nessuno sa ancora quali dovrebbero essere.

Perché gli avvertimenti precedenti sono stati ignorati al di fuori di circoli scientifici? Una ragione ha a che fare con la quantità di spazio politico e mediatico occupato dalle polemiche sulla progettazione e costruzione del MoSE, sugli scandali della corruzione e sull’amministrazione contorta del completamento delle opere già approvate. Suggeriamo rispettosamente, per avere una panoramica del sentire comune, di scorrere i commenti bene informati dei Consoci dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti che (nella meditata complessità delle diverse opinionI) sono alla base del nostro appello.

L’altro motivo per cui le valutazioni degli scienziati quanto alle implicazioni dell’innalzamento del livello del mare per Venezia sono state ignorate, è che esiste ancora una confusione fondamentale, anche in ambienti governativi, tra le acque alte eccezionali, eventi temporanei come l’alluvione del 12 novembre 2019, e il costante, ineluttabile innalzamento del livello del mare. Un parallelo si può fare con una malattia, in cui le acque alte sono le fasi acute che causano molta sofferenza, ma è l’innalzamento del livello del mare, la condizione cronica, che si rivelerà effettivamente letale.

Sarebbe inopportuno e prematuro suggerire quali dovrebbero essere le soluzioni degli esperti e dei decisori per preservare gli attuali ambienti costruiti e naturali. Ci vorranno tempo e investimenti per scoprirlo (ammesso che salvare Venezia e la sua laguna sia all’ordine del giorno, come ci auguriamo vivamente). Stiamo invece suggerendo che è necessario adottare un approccio radicale e nuovo al modo in cui sono governati sia la ricerca che il processo decisionale. È necessaria una nuova mentalità insieme a una nuova struttura di gestione, che tengano conto di tutti gli interessi conflittuali, di un modello di sviluppo sociale ed economico della città ampiamente condiviso, di un futuro accettabile per l’ecosistema in pericolo—e decidano quale dovrebbe avere la priorità. La strategia ha bisogno di pianificare il futuro con molti decenni di antici

po ma deve dimostrarsi flessibile nei modelli che propone. Deve altresì essere trasparente sulle premesse alla base delle sue scienza e ingegneria, e deve rendere pubblici i suoi risultati. Ha bisogno di mobilitare solide informazioni per sostenere le ragioni delle sue decisioni e azioni e, da ultimo ma non meno importante, deve poter interloquire con il governo con autorità e raccomandare: «Ecco come dovremo procedere».

Per dimostrare perché questo nuovo approccio è necessario, Le inviamo, insieme a questo appello, un breve scritto che delinea la Babele di autorità e di poteri conflittuali che attualmente sono responsabili della protezione di Venezia. Siamo fiduciosi che si possa evincere immediatamente dall’organigramma stesso la mancanza di ciò che nel mondo degli affari si chiamerebbe senior management, il livello nel quale dovrebbero essere prese tutte le decisioni politiche e finanziarie fino a un limite superiore stabilito. È ovvio che i Comitati e gli organismi di «coordinamento» esistenti non possono e non devono svolgere questo ruolo. Il confronto con la descrizione di come gli olandesi pianificano la protezione della loro terra dal mare del Nord, un pericolo esistenziale, è desolante. Suggeriamo rispettosamente che varrebbe la pena di consultarli su come è strutturata la gestione del rischio in quei contesti, e su come il loro Piano per il Delta si rapporta al governo Olandese.

Abbiamo chiesto ai nostri Consoci il loro pensiero su queste materie. Pur nella articolazione delle risposte, non pochi di loro sostengono che bisogna andare oltre la semplice consultazione: perché Venezia sia tutelata; ritengono che occorra internazionalizzare la gestione della salvaguardia, e alcuni di loro citano esplicitamente l’UE come possibile partner.

Come avverrà la morte di Venezia? Contrariamente all’immaginazione popolare, non sarà inghiottita improvvisamente dalle acque; non scomparirà come la mitica Atlantide, ma marcirà e cadrà a poco a poco: orribile monumento alla nostra negligenza e incompetenza. Gli edifici sono già attaccati dall’acqua perché il livello è oggi più alto di quanto non lo sia mai stato nella storia della Serenissima. Se non si farà nulla per controllare il livello medio delle acque, si raggiungerà troppo presto un punto critico e vedremo inesorabilmente crollare molti dei suoi edifici. Diventerà sempre più costoso e difficile impedire al tessuto stesso di Venezia di collassare, motivo per cui è fondamentale che le acque della laguna possano essere gestite in modo che non salgano molto oltre il loro livello attuale. Abbiamo chiesto all’architetto incaricato di un incomparabile capolavoro, la Basilica di San Marco, che già soffre molto, di descrivere perché le crescenti instabilità degli edifici e cosa si può fare per loro in termini di pronto soccorso. Ma il primo soccorso non è una cura.

Non meno importante, il romanziere turco premio Nobel, Orhan Pamuk, ha scritto su ciò che la perdita di Venezia avrebbe significato per lui e per la cultura mondiale. Lo abbiamo invitato a farlo per ricordare a tutti noi che la sopravvivenza di Venezia è importante non solo per l’Italia ma per il mondo intero; tanto della storia del Mediterraneo è riassunta nelle sue pietre e tanti dei più grandi artisti che siano mai vissuti qui hanno creato capolavori a lode di Dio e della Repubblica.

Signor Presidente del Consiglio, ci auguriamo vivamente che Lei ponga Venezia al livello più alto possibile nella Sua già lunga lista di impegni, e che Lei possa creare una nuova autorità dotata di adeguate deleghe, al riparo dalle polemiche politiche più o meno locali e magari con una autorevole componente internazionale, che sia in grado di evitare decenni di polemiche e non solo progettare una Venezia e un ecosistema sostenibili per i secoli a venire, ma anche assumere un ruolo guida nei vari, diversi schemi che saranno necessary (per proteggere pure altre parti d’Italia e forse del mondo) dall’innalzamento del livello del mare.

Gli autori dell'articolo sono il Presidente emerito, il presidente in carica e socia (già presidente di «Venice in Peril») dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

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Ponte del Rialto, Riva del Vin. Quando fu scattata la foto, intorno al 1900, sei gradini erano puliti. Foto Osvaldo Böhm

Nel 2021, un solo gradino è senza alghe, che crescono con ogni acqua alta. Da quando lo «zero mareografico» fu stabilito nel 1897, il livello del mare nella laguna è cresciuto di più di 35 centimetri. Foto di Francesco da Mosto

Gherardo Ortalli, Andrea Rinaldo, Anna Somers Cocks, 26 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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