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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa Biennale di giorno è il luogo degli artisti, di sera Venezia è la citta di gallerie e fondazioni che festeggiano la loro partecipazione a supporto dei primi, sponsorizzando cene e feste in palazzi prestigiosi fino ai più tradizionali bacari, secondo la potenza di sfondamento (leggi economica) di ciascuno. Calcolando i 120 artisti della mostra principale più le ottantasei partecipazioni nazionali, il numero delle feste che si svolge ogni sera per le cinque sere di questa intensissima settimana è strabiliante e più impegnativo della Biennale stessa.
Lunedì ha aperto le danze Hauser & Wirth a Palazzo Barbaro, opulenza veneziana del 1465, installando un’opera milionaria in ogni stanza, accompagnata da un esperto a disposizione degli affluenti collezionisti in vena di shopping, il tutto seguito da una cena alle Gallerie dell'Accademia.
Martedì era chiaro il vero dramma di questa biennale: troppi pochi taxi a disposizione degli ospiti, che per schizzare da un luogo all’altro erano costretti a utilizzare il vaporetto pur di non mancare gli eventi. I preveggenti prenotano i taxi da una Biennale all’altra pur di non rischiare inconvenienti e riducono l’offerta, nonostante una corsa costi intorno ai 70 euro, mentre all’ora la richiesta è di circa 175 euro.
Ca' Rezzonico martedì era illuminata di rosso per festeggiare Erwin Wurm e Brigitte Kowanz, gli artisti del Padiglione Austria, ospiti di Dorotheum a suon di musica; una folla cosmopolita e molto cool passava dal party della bella e brava Lola Schnabel a Palazzo Marin, con catering dell’Hotel Bauer. Ciao ciao con dilemma: verso quale cena, Querini Stampalia o Bevilacqua La Masa?
All’Hotel Gritti Oliver Barker, vicepresidente Europa di Sotheby’s, cenava sul terrazzo celebrando le White Baaz, rivisitazione contemporanea dei famosi Swans di Truman Capote. Le belle prescelte, Cynthia «Daisy» Prince, Elisabeth von Thurn und Taxis, Noor Fares, Tatiana Casiraghi, Eugenie Niarchos, Isabella Borromeo e Margherita Missoni indossavano i gioielli da 50 milioni di dollari della futura asta di Sotheby’s Diamonds, con gran dispiego di sicurezza, più falconiere e falcone incappucciato, il tutto un po’ stridente con il mood generale.
Pace Gallery era il motore della festa alla Palazzina G in onore di Liu Jianhua, rilevante artista cinese che espone alle Corderie mercuriali porcellane dorate.
Cambio di musica e un gran bel vedere al primo piano dell’Hotel Monaco per African Art in Venice Forum, con le ospiti di colore magistralmente scatenate nelle danze. Nel frattempo, alla Scuola di San Rocco, Fendi sedeva gli ospiti in un tripudio di peonie bianche in onore del Padiglione Italia, stile classico e colpo d’occhio sfavillante.
Ma questa è solo la punta di un iceberg di cene in bilico tra conversazioni, prosecchi, baccalà e piedi doloranti – le celebrazioni sono di solito standing. Anche le case private aprono le porte, come la residenza con terrazzo e rose a cascata sul Canal Grande di Nori Vaccari Starck, ex moglie di Philippe, che mercoledì ha ospitato il cocktail del Padiglione Malta. Di lì è passata anche la giovane Maria Giulia Maramotti, brillante e curiosa esponente della famiglia alla sua prima biennale come sponsor del Padiglione Italia.
Gli unici appunti al Padiglione Italia, che ha superato alla grande le prove dei critici, sono stati sul party svoltosi mercoledì all’Abbazia della Misericordia, ma la colpa era del freddo che assediava gli ospiti nel chiostro. Gli stessi ospiti si sono poi rifatti al Pillow Fight Party di Toilet Paper, dove il dress code includeva un cuscino. Riscaldati dalla presenza di 700 amici tutti hanno ballato fino all’alba.
Dall’altra parte del canale intanto, all’isola di San Giorgio, si svolgeva il più ambìto dei parties: quello di Monsieur Pinault. 1.350 ospiti sono stati accolti a suon di tamburi dalla famiglia Pinault e si sono accomodati nei due immensi chiostri, con 150 camerieri che offrivano ogni possibile delizia, incluse 4000 ostriche Belon arrivate direttamente dalla Francia. Al tavolo di Pinault erano seduti Farah Diba e Damien Hirst, vicino a Salma Hayek in broccato c’era Adrian Brody. Charlotte Casiraghi si aggirava sorridendo, Peter Marino non aveva rinunciato all’outfit in cuoio, i galleristi italiani facevano capannello tra loro e Anish Kapoor era di ottimo umore; in fondo questa era una delle rare occasioni per incrociare la vedova di un imperatore.
La caratteristica di questi eventi è come un’esperienza di pre-morte: si possono incontrare contemporaneamente tutti quelli conosciuti dalla nascita a oggi, senza distinguere più tra ieri e vent’anni fa, i luoghi sono sempre piuttosto bui e tutti paiono in gran forma.
Giovedì, ancora a San Giorgio, era il turno di Fondazione Cini e Stanze del Vetro, dove si ammirava la calligrafica e monumentale opera in vetro di Pae White, salutati da Rosi Kahane, energetica mente di questa encomiabile istituzione.
In città l’argomento principale non era l’arte bensì l’acqua alta, che subdolamente iniziava ad attaccare i sandali dorati e le ballerine finto povero delle signore. La crisi dei taxi persisteva.
Nella stessa sera si è svolta la festa Gagosian-White Cube per celebrare Damien Hirst. La Pescheria, cuore pulsante del mercato di Rialto e attiva come tale fino alle tre del pomeriggio, è stata in poche ore allestita da una società inglese in spazio da sogno per 300 ospiti internazionali. Cibo cucinato al momento, fosse una grigliata di pesce spada, un fritto o i tagliolini, con tanto di addetta dedicata soltanto a grattare la scorza di limone, per uno street food milionario. André Balazs, Miuccia Prada, Courtney Love e la mamma di Damien Hirst tra gli ospiti.
Secondo Umberta Gnutti Beretta, generosa sostenitrice a titolo personale del Padiglione Italia e ospite delle migliori feste, questo è stato il vero top della settimana, in grado di stupire perfino gli ospiti più viziati.
È stata una giornata densa per chi ha partecipato a Palazzo Ducale anche all’allegro lunch di Dolce e Gabbana, a sostegno di Save Venice e Venetian Heritage.
Lo sbarco a Venezia di pesi massimi internazionali e della moda a sponsor dell'arte ha completamente mutato il panorama delle serate festaiole. Dimenticati i cocktail alla Guggenheim Collection e le feste affettuose sul burchio dei Missoni, tutto adesso è grandioso e patinato. Ne guadagnano le società di catering italiane e straniere: Venezia ha una disponibilità limitata e l’arte vuole il meglio. Secondo «La Nuova Venezia» questa è una settimana d’oro per il turismo culturale veneziano e vale circa trenta milioni di euro. Tra i frequentatori di lungo corso sta però emergendo un altro sentimento: è troppo di tutto, bisogna sì ricevere tutti gli inviti perché senza sarebbe la morte sociale, ma poi si va a cena con gli amici.
Niente è più grandioso di «Support», le gigantesche mani che sono emerse dall’acqua venerdì a sorreggere l’hotel Ca’ Sagredo, unico albergo italiano riconosciuto monumento nazionale; la scultura di Lorenzo Quinn che intende porre l’accento sulla fragilità di Venezia è alta circa nove metri ed è stata festeggiata dalla londinese Halcyon Gallery con una cena per cinquanta persone nel salone della musica, già frequentato da Galileo Galilei.
Venerdì sera c’è stato però un altro momento grandioso: il sospiro di sollievo tirato dai raffinati, internazionali, invitati biennaleschi «Thank God it’s Friday! Domani liberi tutti».

La festa di Gagosian si è tenuta nel mercato del pesce

La Palazzina G ha ospitato la festa di Pace Gallery

Support, la gigantesca scultura di Lorenzo Quinn che sembra sorreggere Ca' Sagredo, è stata festeggiata con un party da Halcyon Gallery
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