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Sant’Angelo in Formis da Diana Tifatina a papa Vittore III

Nei prossimi 6 mesi interventi strutturali e restauri degli affreschi: per il recupero complessivo della Basilica occorrono 4 milioni di euro

Carlo Avvisati

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Durerà sei mesi e costerà un milione di euro l’intervento che interesserà l’architettura e i cicli decorativi della Basilica di Sant’Angelo in Formis. L’edificio, sorto verso il VI secolo d.C. per opera dei Longobardi che costruirono un complesso religioso sui resti di un tempio romano sacro a Diana Tifatina, presentava «profonde lesioni sulla navata di destra e nel muro perimetrale, specifica l’architetto Luca Maggi, ex direttore del Segretariato regionale campano del Mibact, oltre a lesioni verticali indicative di una serie di movimenti». Tra le cause le infiltrazioni dovute alla mancata irreggimentazione delle acque piovane che hanno anche compromesso la leggibilità e la bellezza di alcuni cicli pittorici.
 
Le decorazioni, ritenute un’importante testimonianza di matrice bizantina dell’XI secolo, vennero commissionate dall’abate di Montecassino Desiderio, poi papa Vittore III, che ricevette in dono la Basilica da Riccardo, principe di Capua, nel 1072. Sulla controfacciata campeggia il Giudizio Universale con al centro Cristo giudice, mentre sulle pareti delle navate si articolano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento (ne sono sopravvissute sessanta). Gli affreschi più compromessi sono quelli dell’abside centrale con i tre Arcangeli, san Benedetto e l’abate Desiderio nell’atto di offrire il modellino della nuova chiesa quasi illeggibili per muffe ed efflorescenze. In questo caso il recupero prevede non solo consolidamento, pulizia e restauro delle decorazioni, ma anche una cerchiatura dell’area sommitale al fine di mettere in sicurezza la struttura. Altri interventi sono previsti per le capriate lignee che coprono le tre navate absidate.


Le somme risparmiate con il ribasso d’asta saranno reinvestite in restauri sull’edificio stesso il cui recupero totale necessita di quasi altri tre milioni di euro. Per metterli insieme, oltre che sui fondi del Mibact, si punta sui finanziamenti che potrebbero arrivare dai privati con la formula dell’ArtBonus. «In due anni, racconta il sottosegretario del Mibact Antimo Cesaro, per i nostri beni culturali abbiamo raccolto 160 milioni. Questo strumento innovativo voluto da Franceschini non va sottovalutato: dà vantaggio finanziario all’imprenditore che con il credito d’imposta restituisce al territorio in quota parte la ricchezza prodotta e contribuisce ad aumentare la visibilità della sua azienda». 


Il recupero di Sant’Angelo in Formis rimane però solo un tassello del complesso quadro della valorizzazione dei beni del Casertano. L’obiettivo, secondo Cesaro «è quello di costituire uno straordinario polo culturale, facendo rete con il Museo Campano, con Mitreo e Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, con Caserta Vecchia e Teano, sino ad arrivare al motore del turismo dell’area che è la Reggia di Caserta».

Carlo Avvisati, 09 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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