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Sequestri e aperture a Pompei

Sequestri di materiale archeologico e riaperture di alcune Regiones a Pompei

Carlo Avvisati

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Sono quasi 200 i reperti della mostra «Il corpo del reato» visibili al piano nobile dell’Antiquarium degli scavi di Pompei (fino al 27 agosto). Provenienti da 45 sequestri di materiale archeologico, effettuati dai nuclei speciali per la tutela dell’Arma, della Guardia di Finanza e dalla Magistratura, erano custoditi nei depositi della Soprintendenza Speciale di Pompei, e di recente sono stati resi disponibili dal Tribunale di Napoli.

Reperti mai visti prima d’ora perché custoditi illegalmente in abitazioni dell’area napoletana-vesuviana. La mostra, secondo il soprintendente, Massimo Osanna, ha coronato un 2016 straordinariamente ricco di interventi. Ultime, in ordine di tempo, le riaperture delle Regiones IV,V, VI, VII e IX del dicembre scorso, per una superficie visitabile pari a circa 90mila mq, cui si aggiunge l’apertura (parziale e per un tempo limitato), dell’atrio della casa dei Vettii.

Per il recupero delle Regiones si sono spesi quasi 6 milioni di euro. Sono state aperte alla fruizione una decina di domus ed edifici pubblici: la casa di Obellio Firmo, la casa di Marco Lucrezio Frontone, il Piccolo lupanare, la casa di Sirico e le botteghe situate di fronte al Foro, insistenti nelle Regiones descritte. Tra le altre, l’intervento nella Regio IX ha consentito di liberare dai detriti del bombardamento del 1943 due edifici afferenti al vicolo di Tesmo per i quali sono state individuate le differenti destinazioni d’uso nel corso del tempo: prima panificio con macine, poi fullonica (lavanderia).

Nello stesso vicolo si è ripristinata la pavimentazione stradale recuperando disegno e architettura originali. «In totale, ha osservato il generale Luigi Curatoli, direttore responsabile del Grande Progetto Pompei, sino ad oggi dei 105 milioni di euro arrivati dall’Unione Europea ne abbiamo spesi circa 65. Gli interventi effettuati sono stati 58, di cui 16 solo nel 2016. Ne restano ancora 18. Contiamo di terminare il nostro compito entro il 2018, anche se abbiamo tempo fino al 2020».

Carlo Avvisati, 07 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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