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Il cortile della Royal Academy of Arts di Londra

Foto Neil Howard via Flickr

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Il cortile della Royal Academy of Arts di Londra

Foto Neil Howard via Flickr

Sessanta posti di lavoro a rischio alla Royal Academy di Londra

La storica istituzione londinese, fondata 270 anni fa, taglierà il 18% dell’organico. Ma dopo la Brexit e il Covid è in generale il settore artistico della Gran Bretagna a soffrire a causa dell’aumento dei costi e delle mutate abitudini dei visitatori

Gareth Harris

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La Royal Academy of Arts (RA) di Londra potrebbero tagliare fino a 60 posti, circa il 18% della forza lavoro, nell’ambito di un piano di ristrutturazione. Lo ha annunciato una portavoce della veneranda istituzione londinese, fondata 257 anni fa, precisando che la misura, resasi «necessaria per sostenere la posizione in futuro» della RA «è oggetto di consultazione e che al riguardo non è ancora stato deciso nulla». La portavoce ha poi chiarito che quasi la metà dei posti in esubero sono «attualmente vacanti», circostanza che «mitigherà la riduzione della forza lavoro»: i dipendenti a rischio sarebbero dunque 30. Non è invece chiaro quanto l’RA preveda di risparmiare attuando i tagli annunciati.

La notizia arriva in un momento in cui le istituzioni culturali del Regno Unito sono in difficoltà a seguito di anni di calo della spesa federale e locale, una crisi aggravata dal Covid, dalla Brexit e dalle crisi del costo della vita e dell'energia. La situazione finanziaria della RA è stata messa a dura prova dall’aumento dei costi e dal cambiamento dei comportamenti dei visitatori. I tagli potrebbero interessare tutti i livelli dell'organizzazione, con impatti  diversi sui vari dipartimenti.

Natasha Mitchell, segretaria e amministratore delegato ad interim della Royal Academy of Arts, dopo le dimissioni si Axel Rügel (passata a dirigere la Frick Collection di New York) conferma: «Insieme a molti nel settore artistico, stiamo affrontando una grave sfida finanziaria. Abbiamo un piano solido per migliorare la posizione finanziaria della RA e la proposta di ridurre la nostra forza lavoro è stata avanzata dopo un’attenta valutazione. Comprendiamo il profondo impatto che queste modifiche proposte avranno e ci impegniamo a sostenere i dipendenti interessati durante questa transizione. Questo è un momento difficile per tutti i soggetti coinvolti, tuttavia siamo convinti che questi passi siano fondamentali per garantire un futuro sostenibile alla RA».

«Siamo profondamente scossi dai licenziamenti previsti alla RA, ha commentato un rappresentante del sindacato Iwgb. Questa è la seconda ondata di tagli di massa negli ultimi anni e mette in evidenza la sconsiderata cattiva gestione di un’istituzione storica. Chiediamo alla direzione di interrompere immediatamente il processo e di impegnarsi con il personale su alternative valide. Se si rifiutano, i lavoratori sono pronti a passare subito all’azione per difendere i posti di lavoro».

A differenza della maggior parte dei principali musei di Londra, la Royal Academy non riceve finanziamenti diretti dal Governo; le sue entrate si basano sulla vendita dei biglietti, sulle donazioni, sulle sponsorizzazioni, sulle attività commerciali e sulla membership. In linea con molti musei nazionali del Regno Unito, anche la RA ha faticato a tornare ai numeri di visitatori prepandemia. Da quando ha riaperto i battenti, nel 2022, è passata da 1,25 milioni a 696mila, quasi la metà. Nel 2023 ha registrato un aumento, attirando 710mila visitatori, merito anche della mostra blockbuster su Marina Abramović, ma l'anno scorso la partecipazione è nuovamente diminuita a 622mila.

Gareth Harris, 27 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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