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Stanley Whitney: il jazz che ti porta sulla luna

Dopo aver viaggiato tra il Buffalo AKG Art Museum e il Walker Art Center, approda all’ICA di Boston la prima retrospettiva completa sul lavoro del pittore afroamericano.

Serena Macchi

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Dal 1936, anno della sua fondazione, l’Institute of Contemporary Art (ICA) di Boston si interroga sul presente attraverso la ricerca, il dialogo e la "lettura" dei maggiori protagonisti del contemporaneo. Il museo nei decenni è diventato un punto di intersezione tra arte e vita, fertile compenetrazione che si esprime simbolicamente nel connubio architettonico tra interni ed esterni, visibile nelle ampie vetrate che permettono al porto di entrare nel museo e, al tempo stesso, all’arte di irradiarsi nella città. Non a caso nel programma espositivo fa ora capolino «How High the Moon», la prima retrospettiva dedicata all’artista afroamericano Stanley Whitney (1946, Philadelphia) nel corso dei cinquant’anni della sua carriera (come per molti altri artisti afro-discendenti del secolo scorso, l’attenzione della critica è arrivata tardissima, ben oltre la maturità). Dopo aver viaggiato tra il Buffalo AKG Art Museum e il Walker Art Center di Minneapolis, la mostra offre una puntuale panoramica sulla sua produzione -dai più recenti dipinti ai lavori inediti e pionieristici della sua prima produzione, insieme agli interessanti sketchbook- ed è visitabile nella capitale del Massachusetts fino al primo di settembre. Il titolo della mostra si ispira a una canzone jazz del 1940 scritta da Nancy Hamilton e Morgan Lewis, divenuta un vero e proprio classico in grado di esprimere incantevoli suggestioni e desideri. La musica, infatti, così come la poesia, la storia dell'arte, le tradizioni tessili americane e l’architettura, diventa una fonte inestimabile di ispirazione per l’artista. Così come evocato dal brano musicale, la rassegna si configura come un tentativo di sfiorare il sublime e avvicinarsi all’inafferrabile, rispecchiando il percorso pittorico di Whitney nella sua continua evoluzione. Nei primi dipinti possiamo notare il confronto dell’artista con le eredità spaziali del primo piano e dello sfondo, dell’oggetto e del fondale, per poi arrivare a forme di astrazione più geometriche, legate all'importanza della percezione dei colori. Decisivi nell’evoluzione dello stile del pittore afroamericano furono i viaggi realizzati a metà degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, prima nella West Coast, poi in Italia e in Egitto. Se opere precedenti, come «Sixteen Songs» 1984, erano caratterizzate da un ritmo dinamico e da un gioco di forme colorate sospese nello spazio, i dipinti successivi iniziano ad essere ancorati a una struttura libera di linee orizzontali, come nel caso di «By the Love of Those Unloved» 1994. In questo modo l’artista introduce il leitmotiv del ritmo e della modularità, fino ad approdare al modello della griglia per esplorare le potenzialità evocative del colore. A partire dal 2002, infatti, l’artista inizia a realizzare le tele quadrangolari dalle tonalità brillanti e vivaci per le quali è conosciuto. Ciascuna presenta quattro fasce orizzontali con quadrati dipinti in diversi gradi di opacità: si crea così un’affascinante cadenza visiva. Sebbene questo formato sia rimasto invariato negli ultimi vent’anni, nessun dipinto è uguale a un altro. Nelle pennellate che danno corpo a queste astrazioni, Whitney crea infatti uno spazio in cui gli spettatori si concentrano, non tanto sulle forme geometriche, ma sulla percezione e sul coinvolgimento emotivo davanti al colore. «How High the Moon» presenta così dalle ampie installazioni ai più piccoli dipinti improvvisati. Una delle parti più interessanti della mostra è una selezione cronologica di taccuini dell’artista che, dal 1987 al 2021, offrono uno sguardo sulla relazione intercorre tra arte, politica e parola nel suo lavoro. La spontaneità del segno e dei colori si intrecciano così con i pensieri dell’autore, tracciando un fil rouge che a partire dagli albori della sua produzione, in concomitanza con i tumulti e le rivendicazioni degli anni Sessanta, prosegue fino ad oggi.  Le potenti astrazioni di Whitney, vibranti di colore, offrono così al pubblico contemporaneamente uno spazio dove perdersi e uno dove resistere.

Stanley Whitney How High The Moon

Stanley Whitney How High The Moon

Stanley Whitney How High The Moon

Serena Macchi, 06 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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