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Georges Seurat, «Una domenica pomeriggio sull'isola della Grand Jatte», 1884-86, Chicago, Art Institute of Chicago

Foto tratta da Wikipedia

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Georges Seurat, «Una domenica pomeriggio sull'isola della Grand Jatte», 1884-86, Chicago, Art Institute of Chicago

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Strenne di Natale • Qual è il miglior volume di storia dell’arte degli ultimi venticinque anni?

Atteso che, col 31 dicembre, si chiuderà il primo quarto del primo secolo del nuovo millennio, ricordiamo La Folie Baudelaire di Roberto Calasso

Viene Natale e più di una persona ci pungola su un libro, un disco o un film da salvare per il 2025. La domanda è obbligata quanto mal posta. Chi sia nato quaranta o cinquant’anni fa ha fatto in tempo a crescere incocciando in titoli di cui si parlasse a lungo. Dischi o libri cui aggrapparsi. Oggi non ci sono testi da passarsi come un testimone o a cui aggrapparsi; e se pure uscissero, si confonderebbero nel molto rumore di nulla nel quale siamo immersi. Di fronte a una sospensione (o paralisi?) del giudizio non resta che alzare il livello dello scontro. Qual è il miglior libro di storia dell’arte degli ultimi venticinque anni atteso che, col 31 dicembre, si chiuderà il primo quarto del primo secolo del nuovo millennio? Questo è più facile: basta uscire dal nostro orto concluso e beccare in quello degli storici d’arte in senso non ristretto. Primo fra tutti Roberto Calasso, scomparso ottantenne quattro anni fa. Uscito con Adelphi nel 2008, la Folie Baudelaire è tante cose e principalmente un antidoto alle angustie specialistiche di severo filtraggio universitario. Nell’usare la funzione Baudelaire come cartina di tornasole, Calasso tira fuori l’ultimo libro possibile sull’800 passando da Ingres a Delacroix, a Manet, a Constantin Guys fino a Degas e a Renoir. I nostri amici francesi si saranno mangiati le mani tre volte. Le prime due nel prendere atto una volta di più che i quadri simbolo del loro genio moderno, «Rue de Paris, temps de pluie» di Caillebotte e la «Grande Jatte» di Seurat, si trovino a Chicago e non alla Gare d’Orsay. L’ultima nel constatare che solo Calasso avrebbe saputo o potuto dare l’ultimo giro di vite all’idea di Parigi come capitale del XIX secolo. E se, anche tra noi, è rimasto qualcuno sensibile al piacere del racconto, La Folie Baudelaire di Calasso la leggerà al culmine di una filiera di storici d’arte rigorosamente non professionisti: da Praz a Macchia, da Garboli ad Arbasino fino a Manganelli. Come dire la storia dell’arte è gioco troppo bello e importante per essere lasciato agli storici d’arte. 

La Folie Baudelaire
di Roberto Calasso, 425 pp., 52 ill., Adelphi, Milano 2008, € 36

La copertina del volume

Stefano Causa, 06 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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