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Rica Cerbarano
Leggi i suoi articoliCi sono probabilmente poche nazioni «ad alta densità fotografica» come la Svizzera: per gli addetti ai lavori, questo placido ma dinamico Paese alpino rappresenta un vero e proprio paese dei balocchi. Non sorprende, quindi, che il Mia Photo Fair, in programma dal 20 al 23 marzo, dedichi una sezione speciale alla fotografia elvetica, curata da Rischa Paterlini. L’obiettivo è sottolineare l’influenza e il ruolo cruciale che la Svizzera gioca nella ricerca artistica contemporanea, ormai sempre più un polo centrale per la fotografia sulla scena europea. Le ragioni di questo fenomeno sono numerose: andiamo con ordine.
Primi tra tutti, spiccano i musei e le istituzioni espositive, sia pubbliche che private, che si distinguono per una programmazione all’avanguardia o, anche nei casi più tradizionali, comunque d’eccellenza. Pensiamo al Photo Elysée di Losanna, che a marzo inaugurerà una mostra dedicata a Tyler Mitchell, primo fotografo afroamericano a firmare una copertina di Vogue nel 2018, confermando l’assoluta contemporaneità della direzione artistica. C’è poi il Fotomuseum Winterthur, un vero gioiello dedicato a progetti di ricerca e mostre più sperimentali, connesso alla Fotostiftung Schweiz, la più antica istituzione svizzera dedicata esclusivamente alla fotografia; il Centre de la Photographie Genève, fondato nel 1984 da 11 fotografi con l’obiettivo di affermare la fotografia come una delle «belle arti». Da segnalare anche il Masi Lugano, che riserva sempre grande attenzione al linguaggio fotografico (tra le sue ultime mostre, un’antologica su Luigi Ghirri), e il Photoforum PasquArt a Biel, un piccolo centro che propone mostre di artisti emergenti.
Imperdibile per gli appassionati di fotografia è l’appuntamento biennale con Images Vevey, un festival che si distingue per il focus sulle esposizioni open-air e le installazioni originali. Nel corso del tempo, l’evento si è affermato grazie a una selezione artistica innovativa e all’avanguardia, che scavalca il confine della fotografia per ibridarsi con altre forme artistiche.
Realtà unica nel settore internazionale è Spectrum, un’organizzazione fondata nel 2017 (erede dell’Aspi-Association Suisse des institutions pour la photographie, creata invece nel 1996 come associazione di istituzioni fotografiche svizzere), che raccoglie non solo musei, festival ed entità riconosciute, ma anche singole figure attive nel campo della fotografia. Una rete tra attori individuali e istituzionali che vuole promuovere e sostenere la rilevanza della fotografia in Svizzera attraverso le politiche culturali e la comunicazione.
Questo approccio evidenzia come in Svizzera esista una cultura fotografica che ha radici profonde. Una cultura che si sviluppa, prima di tutto, nelle scuole d’eccellenza dedicate a questa disciplina. Proprio a Vevey, si trova uno dei centri di formazione più rinomati, il Centre d’Enseignement Professionnel de Vevey (Cepv), che ha formato fotografi del calibro di Jeanloup Sieff, mentre a Losanna l’École cantonale d’art (meglio conosciuta come Ecal) sforna artisti e designer iper contemporanei (il master di fotografia ha persino un account Instagram dedicato, da seguire assolutamente per chi è in cerca di nuovi talenti).
Altro appuntamento che non può mancare nell’agenda degli addetti ai lavori è Photo Basel, la prima e unica fiera d’arte internazionale della Svizzera dedicata all’arte fotografica, che dal 17 al 22 giugno festeggerà il suo decimo anniversario. E a proposito di gallerie, spiccano tra le tante la De Primi Fine Art (tra gli artisti rappresentati vanta nomi con Ansel Adams, Jan Dibbets, Nan Goldin) e la giovane Gaze Off, «un progetto congiunto e in divenire di Guido Tognola e Franco Marinotti» come cita il loro sito web.
Insomma, la fotografia in Svizzera se la passa bene. Forse è per questo che sempre più italiani guardano oltralpe per sviluppare le loro carriere, contribuendo allo sviluppo della fotografia fuori e dentro i confini: Marco De Mutiis, digital curator presso il Fotomuseum Winterthur; Federica Chiocchetti, direttrice del Musée des Beaux Arts de Locle (Mbal); Salvatore Vitale, artista e curatore, anche direttore artistico di Exposed, e la lista potrebbe andare avanti. Quello tra Italia e Svizzera è un legame reciproco, non c’è dubbio. Ma chissà che, fotograficamente parlando, non ci sia qualcosa che noi italiani possiamo imparare.
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