Image
Image

Termoli divisa da un tunnel

Laura Sudiro

Leggi i suoi articoli

Perplessità per la galleria tra porto e lungomare 

Evviva la modernità. È il momento delle talpe. Quelle meccaniche che scavano buchi, sventrano colline, montagne. Trasformano paesaggi, più spesso li deturpano. Irrimediabilmente. Del resto, il nuovo imperativo è collegare, nel più breve tempo possibile. E allora, via libera ai tunnel, anche nei centri storici, se serve a decongestionare il traffico, a rendere la mobilità più fluida.

L’idea, che vorrebbe essere risolutiva del problema della viabilità urbana, arriva anche a Termoli, antico borgo marinaro arroccato su un promontorio verso il mare Adriatico, per colpirlo al cuore. La sua (imminente) realizzazione in un’opera già definita «rivoluzionaria», è stata caldeggiata, sostenuta, tenacemente perseguita dall’amministrazione di centro-sinistra. Un progetto faraonico per una città in fondo poi non così grande, iperbolico pure nelle cifre: 12 milioni di euro (5 finanziati dalla Regione Molise e gli altri forniti da partner privati attraverso lo strumento del project financing) destinati certamente a lievitare.

Necesse est? Viene da chiedersi. E a chiederselo sono in tanti; i cittadini, soprattutto. Perché, a Termoli, il progetto della galleria di 373 metri che dovrebbe congiungere il porto con il lungomare Cristoforo Colombo passando per un parcheggio multipiano ricavato al di sotto di piazza Sant’Antonio, non raccoglie il beneplacito generale. Tanto che un comitato di recente costituzione e dal nome significativo, Termoli decide, ha avviato l’iter per l’indizione di un referendum consultivo, il primo nella storia della città.

A visionare il prospetto, non tutto il tracciato si svilupperà sottoterra. Una parte sarà a cielo aperto, mentre il tunnel vero e proprio si estenderà per circa 202 metri. Le perplessità, oltre alla dubbia effettiva utilità di un’impresa siffatta, concernono in particolare l’impatto ambientale. Una grossa voragine nera si aprirà sotto la torre del Belvedere, verso il porto, e sul lato opposto, a fianco delle mura ottocentesche e di quelle, in pietra calcarea e arenaria, del castello medievale, meglio conosciuto come Castello Svevo. Muraglioni in calcestruzzo si dipartiranno dall’imboccatura. Cemento contro pietra. Un trionfo del grigio, che già a Termoli non manca. Senza contare le legittime riserve sul piano archeologico.

Il tracciato del tunnel, sembra, andrà a ricalcare quello del Canale Portiglione che separava la Termoli vecchia dalla costa e che venne interrato nell’Ottocento per consentire l’accesso al borgo. Non solo. In corrispondenza dell’incrocio fra corso Fratelli Brigida e via Roma, a due metri sottoterra, giacciono i resti di una torre circolare, gemella di quella del Belvedere situata all’ingresso del borgo, sul lato del porto.

«L’area in oggetto è di notevole interesse», si legge in una relazione firmata dall’archeologa Lidia Di Giandomenico, che sottolinea quanto notevole sia anche il rischio archeologico «soprattutto nel tratto tra via Aubry e via Roma, nel punto in cui sarebbero conservati i resti della seconda torretta e forse tracce relative al circuito murario antico (…)». «Sarebbe, comunque, auspicabile, continua l’esperta, esplorare preventivamente quest’area attraverso indagini di saggi archeologici o prospezioni geofisiche, al fine di mappare e riscoprire le reali emergenze preesistenti nel sottosuolo. Non si esclude, del resto, la possibile presenza di tracce antiche al di sotto di piazza Sant’Antonio (archeologicamente mai indagata), anche alla luce di rinvenimenti sporadici: la descrizione di tali reperti rimanda infatti a un contesto funerario molto antico, senza dubbio precedente alla costruzione del seminario, risalente all’epoca arcaica o comune preromana».

E se l’archeologia non bastasse a fornire un’argomentazione sufficientemente persuasiva a esplorare strade alternative, basterebbe passeggiare per i vicoli del borgo e fuori porta, indugiando sulle dimore e i palazzi ottocenteschi e del primo Novecento che definiscono il linguaggio architettonico del centro cittadino e per questo non meno meritevoli di tutela.

Possibile che il denaro pubblico non possa essere convertito in servizi più vantaggiosi per la comunità, in opere più compatibili con le strutture e i materiali tradizionali, rispondenti all’esigenza di un maggiore decoro urbano, a una migliore vivibilità e a una naturale necessità di bellezza? La parola spetta ora ai cittadini.

Laura Sudiro, 22 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Il volume del celebre falsario vede finalmente la luce a trent’anni dalla sua morte, grazie a un meticoloso lavoro di interpretazione e ricostruzione

Tombe paleocristiane affiorano nel centro storico del borgo laziale ferito dal terremoto

Termoli divisa da un tunnel | Laura Sudiro

Termoli divisa da un tunnel | Laura Sudiro