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Giulio Cesare Procaccini (attr. a), «Susanna e i vecchi» (stima: 90mila-110mila euro)

Courtesy of Farsettiarte

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Giulio Cesare Procaccini (attr. a), «Susanna e i vecchi» (stima: 90mila-110mila euro)

Courtesy of Farsettiarte

Tesori d’Emilia all’asta da Farsettiarte

La maison il 24 ottobre celebra la bella pittura italiana tra Rinascimento e Settecento: Garofalo, Scarsellino, Procaccini, Gandolfi e altri nomi noti direttamente da una collezione privata 

Lavinia Trivulzio

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Una delle più affascinanti stagioni del collezionismo d’arte antica si apre questo autunno con l’Asta n. 266 di Farsettiarte, in programma a Prato il 24 ottobre. La prima sessione, dedicata a disegni, sculture e dipinti antichi, presenta un nucleo d’eccezione: un’accurata selezione di opere provenienti da una raffinata collezione privata, costruita attorno alla grande scuola pittorica emiliana tra XVI e XVIII secolo.

Un viaggio che comincia a Ferrara con la bottega di Benvenuto Tisi da Garofalo, la cui «Madonna col Bambino, Sant’Anna e San Giovannino» mostra echi raffaelleschi in un impianto misurato e intimo, mentre l’enigmatica «Allegoria» (stima: 70mila-80mila euro), dal forte carico simbolico, sembra affondare le radici nell’immaginario esoterico ed erudito della corte estense. Di analoga provenienza culturale, ma con una cifra drammatica e teatrale più accentuata, è la «Strage degli Innocenti» (stima: 25mila-30mila euro) di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino, un olio su rame in cui l’intensità luministica esalta l’espressività barocca.

Il percorso si snoda poi nella Bologna del Seicento, con alcuni dei protagonisti della grande stagione emiliana. Colpisce per tensione narrativa e raffinatezza luministica la «Susanna e i vecchi» (90mila-110mila) attribuita a Giulio Cesare Procaccini, pittore bolognese trapiantato a Milano, che nel suo stile fonde accenti lombardi con l’eredità emiliana di Correggio e Parmigianino, fino a rifrangersi in un lessico rubensiano. Di questo linguaggio influenzato da Procaccini e filtrato attraverso lo spirito genovese, è esempio l’«Agar e l’Angelo» di Valerio Castello (18mila-24mila), artista raro sul mercato e amatissimo dai collezionisti per il suo stile arioso e vibrante.

Accanto a loro, la drammaticità teatrale di «Cristo rimprovera i negatori dell’Eucarestia» di Domenico Maria Viani (14mila-18mila euro) emerge per la forte costruzione gestuale e per il cromatismo vibrante, erede diretto dei Carracci. Straordinario anche lo studio preparatorio dello stesso soggetto, che testimonia la vitalità del disegno nell’elaborazione della scena. Il Settecento si presenta in asta con uno dei suoi interpreti più lirici e ricercati: Donato Creti. Il suo «Ritratto di fanciullo in profilo con in mano due candele accese» (22mila-28mila) è, secondo Renato Roli, il primo dipinto documentato dell’artista. La scena a lume di candela mostra già in nuce quel classicismo barocco asciutto, raffinato, fatto di luce e silenzi, che sarà il tratto distintivo del pittore.

Ubaldo Gandolfi, «Annunciazione». Stima: 20mila-30mila euro. Courtesy of Farsettiarte.

Bottega di Benvenuto Tisi da Garofalo detto il Garofalo (1476 ca.-1559), «Madonna col Bambino, Sant’Anna e San Giovannino». Stima: 4mila-6mila euro. Courtesy of Farsettiarte

Ampio spazio è dedicato anche alla pittura mitologica e allegorica. Francesco Monti, esponente della fase rococò del barocco bolognese, è presente con due pendant a soggetto classico e pastorale (entrambi hanno stima di 8mila-10mila euro), in cui paesaggi vibranti e figure eleganti si integrano in armonia narrativa. Allo stesso filone appartengono anche le due tele mitologiche di Giuseppe Marchesi, detto il Sansone, animate da un cromatismo brillante e da pose elaborate, in linea con le esperienze decorative di Sebastiano Ricci. Ma è con i fratelli Gandolfi, Ubaldo e Gaetano, che l’asta tocca un vertice. Ubaldo è presente con una Annunciazione (20mila-30mila euro) dai colori squillanti e dall’intensa espressività, bozzetto per una pala d’altare bolognese. Gaetano, più celebre e forse più moderno nella resa psicologica, firma una Maddalena penitente (50mila-60mila) di toccante spiritualità e due notevoli disegni: «Venere scopre il corpo di Adone morto» e «Isacco benedice Giacobbe» (entrambi hanno stima di 8mila-10mila euro), esempi fulgidi della sua padronanza grafica, tra chiaroscuro avvolgente e spazialità barocca.

A chiudere idealmente la collezione, il modello per «Apollo e le Ore» di Filippo Pedrini (stima: 8mila-10mila), eseguito per il soffitto della sala grande di Palazzo Hercolani a Bologna. Allievo dei Gandolfi e ultimo testimone di quella scuola bolognese così centrale nella storia dell’arte italiana, Pedrini fonde luce e movimento in una composizione mossa e riccamente cromatica. Questa vendita si pone come una piccola rassegna storico-artistica su tre secoli di pittura emiliana, attraversata da tensioni religiose, mitologiche, allegoriche e da una costante attenzione alla forma, alla luce e alla narrazione. Oltre alla sezione centrale proveniente dalla collezione privata, saranno battute anche altre opere e sculture antiche da diversi fondi. L’esposizione sarà visibile in anteprima a Milano dal 9 al 15 ottobre e poi a Prato dal 18 fino al giorno dell’asta

Lavinia Trivulzio, 03 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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