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Sandro Botticelli, «Madonna col bambino», 1470 ca, Parigi, Musée Jacquemart André

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Sandro Botticelli, «Madonna col bambino», 1470 ca, Parigi, Musée Jacquemart André

Tornano (temporaneamente) in Italia due capolavori di Botticelli

L’esposizione delle due tavole del Musée Jacquemart André di Parigi nel Palazzo Blu di Pisa consente un ideale ritorno dell’artista in città, dopo i lavori che lo impegnarono nella Cattedrale

Elena Franzoia

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Ritornano temporaneamente ed eccezionalmente in Italia, due capolavori di Sandro Botticelli. L’occasione è la mostra «Botticelli a Pisa. Due opere dal museo Jacquemart André di Parigi» (22 novembre-15 febbraio 2026), realizzata a Palazzo Blu con la collaborazione di Gigetta Dalli Regoli e Stefano Renzoni. Origine dell’evento è uno scambio virtuoso tra le due istituzioni museali, che ha portato a Parigi nei mesi scorsi due opere delle collezioni pisane («Clio, musa della storia» di Artemisia Gentileschi e il «Ritratto di Artemisia Gentileschi» dipinto da Simon Vouet) nell’ambito della mostra «Artemisia eroina dell’arte». Ora il museo parigino, cui peraltro si deve un significativo omaggio all’emblematico pittore rinascimentale come la mostra «Botticelli artista e designer» del 2021, restituisce il favore inviando a Pisa la tavola giovanile «Madonna col bambino» (1470 ca) e la più tarda «Fuga in Egitto», dipinta plausibilmente dal maestro tra 1495 e 1500 e carica delle tensioni che ne caratterizzano l’arte dopo i tragici eventi del periodo savonaroliano. Come sottolinea il presidente di Palazzo Blu, Cosimo Bracci Torsi, «la mostra è l’occasione per valorizzare una felice collaborazione con il Musée Jacquemart André di Parigi, che proietta Palazzo Blu in uno scenario internazionale. Al tempo stesso consente un inatteso, ideale ritorno dell’artista fiorentino in città, dopo i lavori che lo videro impegnato nella Cattedrale di Pisa». 

Entrambe le opere oggi a Parigi furono acquistate a Firenze alla fine dell’Ottocento da Nélie Jacquemart. Con lo zampino, ovviamente, di Stefano Bardini, «principe degli antiquari», all’epoca punto di riferimento del grande collezionismo internazionale, che tra 1884 e 1902 vendette alla celebre coppia, intenta a creare un museo di arte italiana, opere per oltre 750mila franchi. Dallo showroom fiorentino di Bardini gli Jaquemart André acquisirono anche l’inconfondibile colore blu, oggi tornato di gran voga nell’exhibit design, che ammanta la loro salle des scultures parigina e lo stesso Palazzo Blu di Pisa, in probabile analogia con i palazzi aristocratici di San Pietroburgo. Proprio Bardini vendette a Nélie Jacquemart, nel 1887, «La Fuga in Egitto», mentre «La Madonna col Bambino» fu acquistata l’anno successivo presso l’antiquario Pallotti. Come precisano Dalli Regoli e Renzoni, la «Madonna col Bambino» «è una variante piuttosto semplice della tipologia proposta alla fine degli anni Sessanta da Andrea del Verrocchio, la “Madonna del davanzale”, con il Bambino benedicente eretto accanto alla madre. Abile nel procurarsi la collaborazione temporanea dei giovani artisti disponibili in quegli anni nel vivace contesto fiorentino, il Verrocchio si assicurò l’intervento del Botticelli, come anche quello di Perugino, del Ghirlandaio e di altri pittori che si stavano affermando». 

Allungata e struggente, «La Fuga in Egitto» ricorda invece nell’inclinazione delle figure e nel pathos dolente la coeva «Madonna col Bambino e san Giovannino» della Galleria Palatina di Firenze e presenta, sempre secondo i curatori pisani, «una particolarità dal punto di vista del soggetto, perché la Vergine non procede sulla groppa dell’animale, secondo la formula più diffusa, bensì lo affianca, procedendo a piedi con il Bambino in braccio; soluzione insolita, per la quale si potrebbe suggerire che l’immagine si riferisca (…) al “Ritorno dall’Egitto”, episodio rappresentato raramente, ma documentato in modelli bizantini». Quanto alla presenza di Botticelli a Pisa, nella seconda metà del Quattrocento l’Opera della Primaziale aveva deciso di completare la Cappella dell’Incoronata in Cattedrale coinvolgendo Andrea Mantegna, ma il progetto non era andato in porto. Nel 1474 venne chiamato l’ormai affermato Botticelli, che eseguì un lavoro «per prova», mai terminato, e di cui nulla rimane. «Se non restano tracce materiali di ciò che Botticelli eseguì nella Cappella, vi sono altri indizi relativi al soggiorno del pittore nella nostra città», affermano Dalli Regoli e Renzoni. Nella sua opera è infatti riscontrabile l’eco della sua fascinazione non solo per i sarcofaghi del «prato dei miracoli», ma anche per il Pulpito di Giovanni Pisano in cattedrale, tra le probabili ispirazioni sia per le sofisticate figure femminili dell’artista, sia per i Dannati con cui illustrò su pergamena l’Inferno dantesco.  

Sandro Botticelli, «La fuga in Egitto», 1495-1500, Parigi, Musée Jacquemart André

Elena Franzoia, 21 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

Tornano (temporaneamente) in Italia due capolavori di Botticelli | Elena Franzoia

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