Un dialogo che attraverso le vetrate del Muse, Museo delle Scienze di Trento, si apre alla corona di montagne che circonda la città, una riflessione sul rapporto tra buona salute e ambiente naturale che parte dalle opere ispirate al tema della montagna e della natura concepite da diciassette artisti. Un dialogo che si avvale anche dei contributi scientifici di studiosi di terapia forestale e di altre discipline connesse all’ecosistema di cui facciamo parte. È il dialogo che vuole innescare «The Mountain Touch. Un viaggio nella natura che cura», mostra temporanea a cura di Andrea Lerda nata da un progetto del Museo Nazionale della Montagna di Torino che si apre al pubblico nel museo trentino arricchito di nuove opere e nuovi contenuti scientifici il 28 luglio fino al 17 novembre.
Il dialogo arte e scienza, spesso percorso dal Muse di Trento, si concretizza in ogni opera, e non solo: i lavori, fortemente sensoriali ed esperienziali, puntano a far rivivere le sensazioni che nascono sperimentando l’ambiente di montagna per capire quanto possa interagire con il nostro benessere. Una sfida impegnativa, come spiega il curatore: «Pur nella consapevolezza che il contesto espositivo non può in alcun modo essere comparato allo stare fisicamente in montagna e in natura, le opere costituiranno un link diretto con l’esterno e attiveranno degli “stati di benessere” in grado di agire sulla coscienza e sulla conoscenza delle persone».
Stati di benessere come quelli agognati durante la pandemia dalla cui persistente sensazione negativa, dovuta alla reclusione obbligata, è nata l’installazione site specific di Peter Stridsberg. Tangenze si creano con il punto di vista scientifico grazie al video dello psicoterapeuta Francesco Becheri con l’immunologo Qing Li oggetto di una ricerca durante il lockdown.
Si può odorare il profumo della pioggia e vivere l’emozione dell’immensità del cielo nel wallpainting «Materia invisibile» realizzato per il Muse da Alberto Di Fabio. Si può vivere l’interazione invisibile del vento con le piante nell’opera «Penissetum» di Andrea Nacciarriti. Si può ricevere un massaggio benefico terapeutico attraverso il contatto con materiali naturali nel lavoro interattivo di Zheng Bo. Si può percorrere il viaggio dell’acido tartarico, presente nelle uve fin dalla fioritura e che si cristallizza nel vino, nell’opera «La rivoluzione del tempo profondo (Paradossi dell’abbondanza #61)» realizzata da Marzia Migliora in dialogo con il ricercatore Massimo Bernardi del Muse. Proprio Migliora aprirà, domenica 28 luglio dalle 9.30 alle 12 la serie di eventi collaterali che accompagnano la mostra (info: muse.it) che vedranno anche la partecipazione dell’atleta paralimpico Simone Salvagnin (11 agosto) e che prevedono anche un «Bagno di foresta» a cura di Anna Molinari (17 agosto).
La mostra comprende le opere di Paola Anziché, Ruben Brulat, Michael Fliri, Christian Fogarolli, Lucas Foglia, Fernando García-Dory, Nona Inescu, Zora Kreuzer, Bianca Lee Vasquez, Caterina Morigi, Andrea Nacciarriti, Vera Portatadino, George Steinmann. I contenuti scientifici che accompagnano ogni lavoro sono realizzati a cura di Federica Zabini e Francesco Meneguzzo, ricercatori presso l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche che da anni sta conducendo un’ampia campagna sperimentale sugli effetti della terapia forestale insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze. Ulteriori contributi scientifici sono di Marina Boido, Alessandro Vercelli, Ilaria De March, Felix Windegger, Christoph Kircher, Gabriela Graziani.