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Un particolare di Antonio Canova, «Napoleone come Marte Pacificatore», 1806, Possagno, Gypsotheca di Canova

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Un particolare di Antonio Canova, «Napoleone come Marte Pacificatore», 1806, Possagno, Gypsotheca di Canova

Tutta l’arte è propaganda? La risposta su Rai 5

Dall’antica Roma alla Street Art, passando per le grandi dittature: riprendendo un articolo di George Orwell, un documentario in onda mercoledì 16 aprile attraversa la storia dell’arte

Letizia Riccio

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Dalle opere antiche romane a Banksy, dai committenti rinascimentali a Damien Hirst: tutta l’arte è propaganda? Se lo domandava già George Orwell nel suo articolo giornalistico del maggio 1941, «Le frontiere dell’arte e della propaganda»; e in altri scritti che sono seguiti su temi affini, riuniti di recente nel volume Tutta l’arte è propaganda? (Gog, 2021). Partendo dal dilemma orwelliano, il documentario «Arte e propaganda», di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà affronta un’annosa questione: quanto l’artista è libero di esprimersi e quanto, invece, il suo lavoro è frutto del suo tempo? Il documentario va in onda in prima visione su Rai 5, mercoledì 16 aprile alle 21,15, nel corso di «Art Night».

«Arte e propaganda» è frutto di un lungo lavoro degli autori iniziato nel 2017. La panoramica storico-artistica parte dalla Roma di Augusto: il primo imperatore utilizza la sacralità dell’arte classica per veicolare l’avvento della nuova e più autoritaria forma di governo. I Musei Capitolini e il Museo dell’Ara Pacis sono i luoghi della narrazione romana.

Il curatore emerito del Victoria & Albert Museum di Londra, Julius Bryant, e Arthur Charles Valerian Wellesley, IX duca di Wellington, commentano la statua del «Marte Pacificatore», realizzata da Antonio Canova come alias di Napoleone Bonaparte. Il documentario mostra tutte le versioni dell’opera: l’originale conservato ad Apsley House a Londra, il gesso preparatorio custodito presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, il gesso e il bronzo conservati rispettivamente presso la Pinacoteca e il Cortile d’onore del Palazzo di Brera a Milano.

Un’immagine di propaganda durante il regime fascista

Il focus della narrazione si sposta da Napoleone a Mussolini con i commenti di Claudio Giorgione, curatore delle collezioni «Leonardo, Arte e Scienza» del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, e di Elena Canadelli, docente di Storia della Scienza presso l’Università di Padova. Per poi passare alla mostra «Arte degenerata: il processo all'arte moderna sotto il nazismo» (in corso al Musée National Picasso di Parigi fino al 25 maggio), che documenta le opere e gli artisti messi al bando da Hitler. In quello stesso periodo, John Heartfield tenta di fare contro-propaganda. Nell’Akademie der Künste di Berlino (dove è conservato l’Archivio John Heartfield), gli autori del documentario incontrano Anna Schultz, direttrice delle Collezioni d’Arte e massima esperta dell’artista tedesco.

Nel 1948, mentre a New York Peggy Guggenheim scopre Jackson Pollock e accoglie gli artisti fuggiti dall’Europa postbellica, la Cia promuove segretamente in Europa gli Espressionisti astratti americani, come simbolo della libertà culturale e politica dell’occidente. Su questi temi, gli autori hanno intervistato Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, e la curatrice Grazina Subelyte. All’epoca, nell’altro fronte geopolitico, l’Unione Sovietica ammette la sola arte figurativa, perché ritiene che sia l’unica a non ingannare il proletariato; mentre a Cuba il ritratto di Che Guevara, opera di Alberto Korda, diviene icona internazionale. Testimoni diretti della vicenda cubana sono l’artista irlandese Jim Fitzpatrick e Denis Curti, storico della fotografia e curatore.

«Arte e propaganda» è una produzione Arte.it Originals, in collaborazione con Rai Cultura. Dopo la messa in onda, il documentario sarà disponibile su Rai Play, nella sezione dedicata al programma «Art Night».

Uno still dal documentario «Arte e propaganda» con l’immagine di Che Guevara

Letizia Riccio, 11 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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