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Nella primavera del 2023, festeggiando i 30 anni della sua galleria, Monica De Cardenas aveva presentato, per la prima volta in Italia, la pittura opulenta, traboccante di colore e di materia, di Georgina Gratrix (1982), artista ben nota internazionalmente che nei suoi dipinti sembra voler esprimere tutta la sovrabbondanza di vita delle regioni tropicali. Nata a Città del Messico ma presto trasferitasi a Durban, città sudafricana anch’essa nella fascia tropicale, anche oggi, che vive e lavora a Città del Capo, porta sulle sue tele quello «stato di perpetua incandescenza» di cui si alimenta il suo immaginario.
In questa personale milanese di sole opere inedite, intitolata «Notes from the Studio» (in galleria dal 28 maggio al 31 luglio), invece della natura lussureggiante che l’artista finora ha sempre prediletto, e che qui si palesa soltanto nel grandioso «Mtunzini Landscape (Fragile Paradise)», 2025, sono le immagini di interni a dominare: quelle del suo studio appunto, in cui tuttavia la natura entra attraverso i fiori in vaso, alcuni dei quali occupano per intero delle tele di dimensioni grandiose. Fiori recisi ma sontuosi, per effetto di quell’impasto pesante di densi colori a olio, che lei stende con il pennello, con la spatola o direttamente dal tubetto, trasformandoli in lavori quasi scultorei, tridimensionali. Sono colori incandescenti, i suoi, che nel fiammeggiante «The Red Studio», 2025, sembrano voler rendere omaggio (anche nel tappeto arabescato, che evoca la tappezzeria di quello) al Matisse di «La stanza rossa», 1908 (già della collezione di Sergej Ščukin, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo), ma con un sovrappiù di materia e di carnalità. Lei dichiara del resto che «ogni dipinto è una conversazione con la storia della pittura» e alle suggestioni dell’arte europea somma quelle di artisti sudafricani come Penny Siopis, Robert Hodgins o Irma Stern (1894-1966), pittrice, scultrice e ceramista d’avanguardia nota internazionalmente e militante femminista, molto amata da Gratrix, che ha avuto una forte influenza sull’arte sudafricana contemporanea (e il museo di Città del Capo dedicato a Irma Stern ha presentato nel 2022-23, dopo una sua residenza, un’importante personale di Georgina Gratrix).
Lo studio, dunque: lo studio come luogo in cui prende forma la magia della pittura; lo studio come metafora della pittura stessa; lo studio come luogo della riflessione sui suoi principi, riletto però da Gratrix con lo sguardo ironico che intride tutti i suoi lavori e li priva di ogni saccenteria. E poi, la serie incantevole degli uccellini: grumi pastosi e vivissimi di colore racchiusi in piccole tele sul blu smaltato del cielo.

Georgina Gratrix «The red bishop», 2025