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Un museo della schiavitù costruito da lavoratori schiavizzati

Gareth Harris

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Un vasto complesso museale, che incorpora un’istituzione dedicata alla storia della schiavitù, è stato inaugurato a Doha. È l’ultima scommessa dello Stato ricco di petrolio per riposizionarsi come centro nevralgico della cultura. Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato il Qatar per le pessime condizioni lavorative riservate ai lavoratori immigrati impiegati nella costruzione di musei e stadi in vista della Coppa del Mondo 2022. Quattro musei sono stati inaugurati in ottobre all’interno di un nuovo quartiere a destinazione commerciale e residenziale chiamato Msheireb. L’intervento da 5,5 miliardi di dollari è finanziato dalla sceicca Mozah bint Nasser, seconda moglie dell’ex emiro del Qatar. Gli oggetti esposti e le mostre a Bin Jelmood House ripercorrono la storia del commercio globale degli schiavi. «Il museo esplora il ruolo giocato dall’Islam nel fornire linee guida sul trattamento umano delle persone ridotte in schiavitù, sulla loro integrazione nella società e sulla conseguente abolizione della schiavitù», ha dichiarato una portavoce del progetto. L’altro focus del museo è sulle trasformazioni del Qatar a seguito della scoperta di vaste riserve petrolifere nel 1939, sull’eredità architettonica di Doha e sull’evoluzione della vita delle famiglie in Qatar nel corso del XX secolo.

Gareth Harris, 15 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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