Image

Un gruppo di argenti del III secolo a.C.

Image

Un gruppo di argenti del III secolo a.C.

Un nuovo nucleo di argenti per il Tesoro di Morgantina

I manufatti del III secolo a.C., sequestrati dai Carabinieri del Nucleo Tpc, saranno probabilmente custoditi nel Museo Archeologico Regionale di Aidone

Laura Giuliani

Leggi i suoi articoli

Per il Museo Archeologico Regionale di Aidone (Enna), che il 20 ottobre scorso ha celebrato i quarant’anni della sua nascita nell’ex convento seicentesco del piccolo Comune siciliano, il 2024 si è chiuso con i migliori auspici grazie al sequestro da parte dei Carabinieri del Nucleo Tpc di un gruppo di argenti del III secolo a.C., frammentari, in procinto di essere venduti al mercato nero. Argenti che probabilmente andranno invece a ricongiungersi nel museo con il magnifico Tesoro di Morgantina, il servizio da tavola e a uso rituale composto di 16 pezzi in argento dorato, tornato definitivamente in Italia nel 2022 grazie ai ripetuti accordi tra Ministero, Regione Sicilia e Metropolitan Museum di New York che aveva acquistato i reperti sul mercato antiquario tra il 1981 e il 1994. 

Fu l’archeologo americano Malcolm Bell, mancato un anno fa (in suo ricordo è stata da poco affissa una targa nel museo), ad accorgersi che gli argenti esposti al Met erano stati trafugati dalla Casa di Eupolemo, l’edificio in uno dei quartieri a ridosso dell’agorà di Morgantina, a pochi km da Aidone, da lui scavata per tanti anni. Ora a questo stesso contesto ellenistico sono da ricondurre i «nuovi» reperti, nelle mani degli esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro prima di fare ritorno a casa. 

Il piccolo e ben curato museo di Aidone merita una visita, per il luogo dove insiste, la sua storia e l’eccezionalità dei capolavori che custodisce. Reperti depredati dai tombaroli, venduti da mercanti d’arte senza scrupoli, finiti in collezioni pubbliche e private oltreoceano e rimpatriati dagli Stati Uniti. Chi non ricorda le raffinate statue in trono di Demetra e Kore, realizzate nel 530 a.C. con la tecnica dell’acrolito (testa, mani e piedi in marmo, corpo in legno coperto da una veste), saccheggiate dal grande santuario dedicato a Demetra nella zona di San Francesco Bisconti, finite nella collezione di Maurice Tempelsman e rientrate in Italia nel 2009? O la maestosa dea di Morgantina del V secolo a.C., identificata a lungo con Afrodite, che campeggia dall’alto dei suoi oltre due metri d’altezza, dal corpo in tufo avvolto da un morbido drappeggio quasi bagnato e le parti nude in marmo di Paro, al centro di una lunghissima vicenda giudiziaria che si è conclusa con il ritorno della scultura nel 2011? Ancora oggi la Testa di Ade, restituita anch’essa dal Paul Getty Museum di Malibu nel 2017, affascina per la voluminosa barba di colore blu e la folta chioma di capelli rossi. Sono capolavori che lasciano attoniti per la loro bellezza e rivelano ancora oggi l’importanza di Morgantina nell’antichità, dall’abitato dei Morgeti sulla Cittadella alla città magnogreca fino a divenire il granaio di Roma. 

La dea di Morgantina del V secolo a.C. Foto: Laura Giuliani

Laura Giuliani, 09 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Dopo 200 anni dieci capolavori della collezione Panitteri, acquistata nel 1824 dall’allora principe di Baviera Ludwig I, sono esposti nel Museo Archeologico «Pietro Griffo»

Al via le celebrazioni del bicentenario dell’istituzione torinese, con la riapertura in piena luce della Galleria dei Re e del Tempio di Ellesiya, accessibile gratuitamente

Nel suo ultimo libro, l’archeologo romano riporta la memoria a quell’esperienza di vita e di lavoro insieme, di passione e scavi tra difficoltà, soddisfazioni e delusioni, coronata dall’eccezionale scoperta di Ebla, l’antica città del Bronzo

L’istituzione torinese mira a uscire dalla «dimensione» egizia per confermare la sua vocazione di museo archeologico inclusivo

Un nuovo nucleo di argenti per il Tesoro di Morgantina | Laura Giuliani

Un nuovo nucleo di argenti per il Tesoro di Morgantina | Laura Giuliani