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Un podcast per entrare nelle Reti dell’Arte

Dal 29 maggio la nuova serie di racconti dedicati al rapporto tra arte e imprese, realizzata da Nicolas Ballario, Bruno e Ilenia Paneghini 

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Jenny Dogliani

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Il connubio tra arte e impresa raccontato con ritmi serrati attraverso storie dove la creatività e l’innovazione si intrecciano al mondo aziendale. Condotto da Nicolas Ballario con Bruno e Ilenia Paneghini in media partnership con Il Giornale dell’Arte, il podcast è nato all’interno del Campus Reti di Busto Arsizio, sede di Reti S.p.A., dove, negli spazi di lavoro, si può ammirare una parte delle oltre 300 opere d’arte contemporanea che stimolano benessere, dialogo e innovazione all’interno dell’impresa. In ogni episodio, quattro ospiti di diversi settori condividono esperienze e riflessioni, offrendo spunti su come la cultura può influenzare positivamente il mondo del lavoro. Nella prima puntata, il 29 maggio, Anita Todesco, direttrice artistica di Galleria Campari, Stefano Seletti, founder del celebre brand di design Seletti, Annapaola Negri Clementi, socio dello studio legale Pavesio e Associati with Negri-Clementi e Barbara Tagliaferri, Chief Brand & Communications Officer di Deloitte. Altre due puntate seguiranno il 12 e 26 giugno.

Com’è nata l’idea di dedicare un podcast al rapporto tra arte e impresa?
BRUNO PANEGHINI. Arte e impresa si incontrano sempre più spesso, e in Campus Reti abbiamo avuto modo di viverlo in prima persona. Ci siamo però chiesti: siamo gli unici a pensarla così? E soprattutto, è possibile creare un vero network capace di valorizzare e rendere visibile questa esperienza che è l’arte in azienda?

Qual è stato l’apporto del Campus Reti al progetto?
B.P. Parlare di uffici del futuro e di spazi pensati per il benessere delle persone è ormai fondamentale. Poter toccare con mano esperienze come questa può diventare uno stimolo concreto e un esempio positivo per molte altre realtà.

Come avete scelto le storie da raccontare?
NICOLAS BALLARIO. Abbiamo selezionato storie che incarnassero il binomio arte e impresa in modo autentico. Cerchiamo persone che, attraverso il loro lavoro, dimostrino come la cultura possa influenzare i processi decisionali, la comunicazione o i modelli di business.

Quali saranno gli ospiti?
N.B. Gli ospiti sono professionisti e creativi che arrivano da ambiti molto diversi: curatori, manager, imprenditori del design, manager, avvocati che operano nell’arte, esperti di sostenibilità, responsabili di musei d’impresa e professionisti della comunicazione. E continueremo con figure che stanno ridefinendo i confini tra arte e business.

Quali sono i modelli e i temi che emergono nella prima puntata?
N.B. Il primo episodio mostra che non esiste un unico modello, ma tanti modi in cui arte e impresa possono contaminarsi. L’impresa che integra l’arte nella propria identità, come Campari. Il design che usa il linguaggio dell’arte per generare valore di mercato, come Seletti. Chi accompagna legalmente le imprese nella costruzione di collezioni e progetti culturali, come lo studio Pavesio Associati with Negri Clementi. E chi, come Deloitte, inserisce l’arte in strategie di reputazione e sostenibilità. Il filo rosso è la consapevolezza che l’arte genera visione, valore e connessione.

Perché arte e impresa devono collaborare?
B.P. Le imprese, di norma, sono spazi vissuti solo durante l’orario di lavoro. Eppure è possibile — e noi ne siamo la prova — trasformarle in luoghi di incontro, scambio, bellezza e dialogo con il territorio e la società in cui operano. L’arte, con la sua forza trasversale, unisce differenti generazioni, generi, ceti sociali e visioni politiche. Lo dimostra l’interesse che riscuotono gli eventi che organizziamo, sempre sold out, e gli oltre 4.000 visitatori annui della Collezione Ilenia e Bruno Paneghini.

Perché è importante ascoltare il podcast?
B.P. e N.B. Perché «Le reti dell’arte» non è solo un racconto per addetti ai lavori: è una riflessione aperta su come cultura e impresa possano, insieme, migliorare la società. Ascoltarlo significa scoprire storie vere, esempi concreti e voci diverse che parlano di futuro, visione e bellezza in ambito lavorativo. È un invito a ripensare il ruolo che l’arte può avere nella vita di tutti noi, anche (e soprattutto) nel mondo del business.

 

 

Jenny Dogliani, 21 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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