Emmanuele Bo
Leggi i suoi articoliRimaste celate per diversi secoli fino al loro ritrovamento nell’autunno del 2017, erano state riutilizzate come copertura del seicentesco armadio della sagrestia della Chiesa di San Giovanni Battista di Ripalta nel piccolo comune alle porte di Imperia. Le tre tavole inedite attribuite a Tommaso Biazacci da Busca sono state scoperte dal parroco don Carmelo Licciardello che, arrampicandosi sull’armadio, ha notato dei brani di colore sulle tavole di copertura del mobile.
Pochi giorni dopo ha contattato la Soprintendenza innescando l’iter che ha portato al loro riconoscimento e recupero. Alfonso Sista, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, ricostruisce: «Dopo la rimozione delle tavole ci si è resi conto del loro valore storico artistico. Sono mutile in quanto resecate da un originario polittico di maggiori dimensioni per essere riadattate nell’armatura dell’armadio seicentesco e raffigurano santo Stefano, un santo vescovo non identificato a cui manca la testa e san Giovanni Evangelista, riconoscibile per il calice. Il restauro condotto da Giorgio Gavaldo (a titolo gratuito) ha confermato l’attribuzione iniziale alla bottega dei Biazacci e in particolare a Tommaso, quello che è considerato il capo bottega e più dotato tra i due, in base a confronti con le opere certe o attribuite. In particolare è risultato molto stringente la comparazione con il santo Stefano del polittico della Vergine e santi che si conserva al Museo di Sant’Agostino di Genova proveniente con quasi certezza dal Ponente ligure. Le due figure sembrano essere state impresse sulla preparazione da un medesimo cartone le cui incisioni sono perfettamente visibili sulla tavola dolcedese a causa delle cadute di colore».
Attivi tra la seconda metà del ’400 e i primi del ’500 Tommaso e Matteo Biazacci da Busca lavorano in Liguria, specie nell’area ponentina compresa tra Albenga e Imperia, in un arco di tempo di quasi un ventennio verso la fine del XV secolo. A partire dal 1474 i Biazacci partono dalla loro bottega di Albenga alla conquista del territorio, realizzando dipinti su tavola e affreschi in chiese e santuari da Albenga a Diano Marina e Diano Castello, a Porto Maurizio, a Montegrazie per terminare con gli affreschi della Chiesa dell’Assunta dei Piani di Imperia datati tra 1488 e 1490.
Opere di alto livello attraverso le quali i Biazacci portano in Liguria, insieme ad altri loro conterranei, la cultura pittorica gotica piemontese. «Le fisionomie, i panneggi, le decorazioni dorate a pastiglia, la resa dei chiaroscuri e delle cromie trovano una conferma nel repertorio decorativo e tecnico biazaccesco, conclude Sista. Le tre tavole di Dolcedo sarebbero state realizzate da Tommaso Biazacci in un periodo vicino al polittico di Genova e quindi agli affreschi dei Piani di Imperia in una data prossima al 1490».
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